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Addio a Gino Santercole, un amico del baseball

10 Giu , 2018  

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Ci ha improvvisamente lasciato, l’8 giugno scorso, il cantante, musicista e attore Gino Santercole. Un amico del baseball, persona gentile, di grande simpatia e comunicativa. Era nato nel 1940 in via Gluck a Milano, in una casa vicino a quella di suo zio Adriano Celentano. Nel 2016, un incontro in un bar di Milano con alcuni pionieri novaresi, aveva svelato i retroscena delle sue esperienze con il baseball: “uno sport che mi ha salvato la vita – disse – nel senso che m’ha trasmesso importanti valori”. Nei primi anni ‘50, quando i “Leprotti” di Beppe Guilizzoni scorrazzavano non lontano, nel milanese rione Canonica, Gino e gli amici della via Gluck si innamorarono del baseball vedendo il film “Quando Torna Primavera” nel vecchio cinema Tonale. E così, alla domenica, andavano sino al Giuriati o al Forza e Coraggio per vedere le partite delle squadre milanesi. Loro invece si divertivano in uno spiazzo all’inizio della via Gluck, con la lippa e con il baseball. Il padre di Gino faceva il falegname e preparò una rudimentale mazza; anche il resto, dalle basi alle palline, era improvvisato. Ma li notò Carmelo Cantoni, un “nazionale” che giocava in serie A con l’Inter (abitava in fondo alla stessa via) e portò a quei ragazzi del materiale autentico, compreso il guanto da mancino che serviva a Gino. Il lucido racconto di Santercole proseguì: “Un giorno passò in bicicletta un certo Antonelli, segretario del gruppo sportivo Pirelli, che esclamò: volete giocare sul serio a baseball? La società Pirelli sta cercando dei giovani per allestire una seconda squadra. Fu un colpo di fortuna”. Così i “ragazzi della via Gluck”, 7-8 giovani sui 15-16 anni, vennero proiettati, dal 1955 al 1957, nel campionato di serie C. In seguito le strade della vita li portarono altrove. E per Gino, dopo quella “squadra” (una volta persino campione regionale) dov’era interbase, ecco i “Ribelli” e il “Clan” da chitarrista e cantante; poi via via, da solo, a comporre canzoni (anche per lo zio, come “Una carezza in un pugno”) e interpretare film. E con la moglie Melù ad allestire spettacoli musicali. Senza dimenticare mai il baseball però. Come quando Gino andò a vedere una partita a Nettuno nei giorni della conquista della Luna, nel 1969 “rimasi conquistato io, non tanto dal baseball che conoscevo quanto dallo spettacolo di un pubblico straordinario” . In un altro momento fu invitato, come cantante e artista, in federazione a Roma: “Bruno Beneck in persona, che era un regista, doveva parlarmi di un certo spettacolo. Gli dissi: anch’io ho giocato a baseball. Notai qualche perplessità. Un addetto si assentò dall’ufficio e poi tornò trionfante: è vero, Gino Santercole è stato tesserato per tre anni! Uscii dal palazzo del Coni carico di magliette della nazionale, cappellini, gagliardetti. Conservo tutto, come il mio ultimo guanto da mancino acquistato da Brigatti e un paio di palline”. In quel bar di corso Magenta a Milano, Gino ci confidò nel 2016: “Vorrei tanto tornare a vedere una bella partita, magari proprio a Novara, se mi avvertite”. Così è stato nel 2017, il 7 luglio, quando si diede il via alle celebrazioni del 50° del Baseball Novara, con il ritiro di maglie storiche e una partita di cartello. Si pensò a Santercole quale ospite d’onore, anche per i suoi trascorsi pirelliani come Beppe Guilizzoni e per le tante conoscenze in comune. Perfettamente a suo agio in mezzo a grandi personaggi dello sport, a politici e ai campioni della IBL, fu chiamato a lanciare la prima pallina dell’incontro Novara-Fortitudo Bologna (poi vinto dai novaresi). “Ho bisogno di accorciare un po’ la distanza – confessò con un gran risata – sono appena 60 anni che non faccio un tiro serio e mi sento un po’ giù di allenamento”. Quella prima pallina nel guanto del catcher bolognese resta l’ultimo atto di Santercole su un campo di baseball, sport che lui ha sempre amato. Addio, Gino. Citando uno dei tuoi successi, nel cielo brilla una “Stella d’argento”.

Foto di Paolo Migliavacca