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Andrea Cavallaro, un po’ studente e un po’ giocatore

22 Lug , 2019  

di Serenella Mele

Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per gli dèi tutti e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento e questo impegno scritto…Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa…Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte… E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell’arte, onorato dagli uomini tutti per sempre “.

Non si poteva che iniziare citando qualche frase dal testo antico del “Giuramento di Ippocrate”, dopo aver parlato per qualche minuto con Andrea Cavallaro, 24 anni, determinato e appassionato studente al quarto anno di medicina, presso l’Università di Cagliari. Un giuramento composto da regole fondamentali che il giovane medico deve rispettare per intraprendere la professione. 

Andrea Cavallaro, nato a Catania, da quattro anni vive a Cagliari dove divide la sua vita tra lo studio ed il baseball, altra grande passione fin da quando era bambino. È diventato campione d’Italia nel 2016 con i Red Sox Paternò nella serie A federale. Gioca esterno centro, abile in battuta, veloce in corsa.

Come sei arrivato al Cagliari baseball?

Ho partecipato al concorso nazionale per poter studiare medicina –racconta Andrea Cavallaro – tra le varie sedi mi è stata data la possibilità di studiare a Cagliari nel 2015. Inizialmente e per due stagioni ho continuato a giocare per la mia società (i Red Sox Paternò, ndr) allenandomi qui a Cagliari. Dallo scorso anno ho accettato l’invito del manager Walter Angioi, così faccio parte di questa squadra da due stagioni”.

Da un’isola all’altra, cosa ti manca della tua Sicilia, cosa hai apprezzato al tuo arrivo in Sardegna?

Della mia Sicilia forse il cibo, i dolci, e quella routine preziosissima. Mi sono accorto che quando stai fuori, apprezzi molto di più certe cose che davi per scontate. Quando devi preparare qualcosa tu, qui, ricordi i sapori ed i colori di casa. Così quando torno a casa è sempre vacanza. Con i sardi siamo simili, sempre isolani siamo. Anche come ospitalità, mentalità, una volta che entri nel cuore di un sardo sei trattato con i guanti”.

Come arrivi al baseball? Parlaci del tuo percorso agonistico

Avevo appena cinque anni, quando ho chiesto a mio padre di poter giocare a baseball. Ricordo che papà mi ha accompagnato a parlare con Nunzio Botta, presidente dei Paternò Red Sox, quindi ho iniziato a giocare in una palestra, nel convento delle suore. Ho percorso tutta la trafila delle categorie: ragazzi, allievi, cadetti, fino ad arrivare alla serie A federale, abbiamo vinto lo scudetto nel 2016”.

Si può fare un confronto tra la pratica del baseball nella tua città di origine, e la realtà che stai vivendo a Cagliari?

Le difficoltà più grandi sono sempre di ordine economico – dice Andrea Cavallaro – questo causa rinunce, e peggio, retrocessioni. Non avendo sponsor importanti a sostenere l’attività agonistica, ricordo che a Paternò era normale per tutti noi giocatori andare in giro per le varie aziende a chiedere sponsor. Piccole cifre, magari per pagare la trasferta. Tutti noi eravamo “la società sportiva”, non erano solo i dirigenti a preoccuparsi di trovare le risorse economiche necessarie per poter giocare il campionato. Come una famiglia, tutti facevamo qualcosa, l’unica differenza era che alla fine noi giocatori scendevamo in campo a giocare. Un’altra differenza tra la società in Sicilia la noto nei giocatori: nei Paternò Red Sox i più piccoli erano studenti universitari, poi c’erano i professionisti, i tre giocatori cubani. Mentre qui a Cagliari la maggior parte sono ragazzi che studiano al liceo o lo hanno appena finito, una mentalità ed un’età diverse. Mi trovo benissimo però qui, anche per la qualità degli studi. Mi sono ambientato subito, è una storia bizzarra, se penso che sono finito a Cagliari per sbaglio: quando è stato il momento di compilare la domanda per il test di ammissione a medicina, mio padre ha scritto le potenziali sedi di studio in ordine alfabetico e non in ordine di preferenza..quindi dopo Catania, la seconda scelta era Cagliari. Confesso ero scettico un po’ in tutto, non è stata una mia scelta, alla fine si è rivelata la migliore che potessi fare”.

Riesci a conciliare i tuoi studi con l’attività agonistica?

È difficile, perché in periodo di esami sono costretto a ridurre i giorni di allenamento, a volte rinunciare. Mentre se ho soprattutto lezioni, riesco a gestire meglio tutto. Devo anche organizzarmi con turni di lezione, tirocinio, ma se si ama questo sport si riesce anche ad organizzare tutto. Io sono determinato a giocare a baseball, nei limiti umani di voler fare tutto bene. Ho sognato di fare il medico, da sempre. Sono riuscito ad entrare a medicina al terzo tentativo, non volevo fare altro. Ho già deciso di prendere la stessa specializzazione di mio padre, gastroenterologo. Ma il baseball cerco di non lasciarlo, farò in modo di giocare, compatibilmente col lavoro”.

Oltre agli studi ed al baseball, ti rimane tempo per coltivare qualche hobby?

Quando ho tempo, mi piace andare al mare. Da Catania arrivo in circa quindici minuti. Qui a Cagliari, è molto più vicino, vado ogni volta che posso”.

Il futuro sportivo, un tuo sogno…

Sinceramente sto pensando solo a laurearmi, poi a lavorare. Non ho sogni o altre ambizioni particolari nell’ambito sportivo. Per ora gli studi prima di tutto. Qui sono uno studente mantenuto dal padre, che assolutamente non me lo fa pesare mai. Sento come mio dovere studiare, avere buoni risultati all’università. Mi sento fortunato per il fatto che da casa non mi fanno pressioni, forse perché conoscono il mio impegno, ma giustamente non devo approfittarne. Il baseball mi aiuta a stare bene, in generale. È giusto anche svagarsi, se poi c’è l’impegno agonistico a motivarmi, tanto meglio. Cagliari è decisamente un buon posto dove vivere e giocare”.

Il compagno di squadra che ti ha maggiormente impressionato? E che manager è Walter Angioi?

Gabriele Angioi, lo conosciamo tutti…come giocatore, grande mazza, grande difesa. Il carattere ci rende competitivi, a volte esageriamo. Ma il talento c’è ed è notevole. È giovane, in crescita continua. Walter Angioi, disponibilissimo con i ragazzi. La maggior parte siamo studenti, altri lavorano, quindi non sempre si dà la piena disponibilità ad allenamenti e partite. In questa stagione per ragioni varie non siamo stati mai al completo, tra impegni di studio, lavoro. Essere manager di una squadra così non è facile, ma Walter sa sempre cosa fare, come gestire una situazione, ci viene incontro continuamente in base ai vari impegni pur di riuscire a farci allenare e giocare al meglio. Lo ammiro molto, sempre disponibile con i ragazzi, per recuperare un allenamento. È quello che dovrebbe essere un manager, severo il giusto. Grande umanità, competenza”.

Il Cagliari in questa stagione ha sofferto un po’, come vedi il finale di stagione?

Di sicuro positivo! Abbiamo avuto una stagione con poca fortuna, con partite che avevamo in pugno, perse sul finale. Insisto a dire che non siamo stati mai al completo, questo ci ha fatti soffrire sul campo, qualche volta è stato difficile avere i giocatori per portare a termine la partita. Ultimamente ci siamo dati una “svegliata”, lotteremo per portare a casa il miglior risultato utile, dovunque. Le dirette concorrenti sono vicine in classifica, ci giocheremo la salvezza nelle prossime gare”.

Mamma, papà, sto bene”, confermi?

Assolutamente si, sto benissimo. Sto studiando, tutto a posto, tutto procede bene”.

Il manager Walter Angioi, dice di Andrea Cavallaro: “Cosa posso dire se non più che bene? Ieri è stato tra i migliori! Sta battendo quasi .300 in questa stagione, è cresciuto molto da quando è con noi perché ha la possibilità di giocare di più. Un grande ragazzo, allenato fin da giovanissimo da tecnici cubani, quindi ha un livello tecnico decisamente buono con ampio margine di miglioramento. È un ragazzo di spogliatoio, fa gruppo, i compagni lo hanno nominato capitano (in assenza di Alessandro Tore). È uno che si fa voler bene, dà sempre il suo contributo in campo, quello che m’impressiona di lui è che è sempre positivo, non perde mai la fiducia: sempre sorridente”.

Sorride, un grande senso di responsabilità che si avverte dalle sue parole, così come la determinazione di raggiungere gli obiettivi chiari fin da molto giovane. L’attività sportiva di alto livello si può conciliare anche con lo studio, questo è il messaggio che deve passare. Andrea Cavallaro ha la testa giusta per il baseball, sport dove abilità ed intelligenza viaggiano in parallelo, l’una necessita dell’altra, insieme fanno un grande atleta. Ed in futuro, un grande medico.