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ANNALISA BELLOMO: RIPORTARE LA CAPITALE TRA LE GRANDI DEL SOFTBALL.

24 Set , 2021  

di Serenella Mele

Un entusiasmo “capitale”, quello che sia pure a distanza trasmette Annalisa Bellomo, romana ma di fiere origini sarde, il softball da sempre nella sua vita. Amareggiata dal fatto che Roma non ha più i fasti di un tempo parlando di softball, trascorre praticamente ogni attimo libero sul campo: la terra rossa l’ha accolta bambina come atleta, continua a trattenerla adesso da allenatrice. Lo sport è una passione, quasi una missione, il softball rappresenta molto più che una disciplina sportiva. Annalisa Bellomo ne è convinta. 

Presentati, coach Bellomo:

Un saluto a tutti gli amici del Bar del Baseball !! Sono Annalisa ma mi chiamano Linus da così tanti anni che mi fa strano quando qualcuno usa il mio nome di battesimo. Circa 30 anni fa mi sono avvicinata a questo sport (20 anni da giocatrice e gli ultimi 10 da allenatrice) e da quel momento è diventato parte integrante della mia vita. Credo che definirlo una passione sia riduttivo quando qualcosa impegna le tue giornate in modo così costante e duraturo.

Sono nata a Roma, laureata in Scienze Politiche, lavoro presso l’Agenzia ICE. Ho iniziato a giocare a softball a 15 anni grazie ad una compagna del liceo. Un giorno andai con lei agli allenamenti e da quel momento non ne ho più saltato uno. Quella squadra era la juniores della Lazio Softball di Piazza Mancini ’91/92. Ricordo che i primi anni c’erano così tante ragazze che non si trovava posto per fare gli esercizi. Bei tempi”.

In che ruolo giocavi?

Terza base, un ruolo che all’inizio ho fatto fatica ad accettare perché ero interbase. Mi sono dovuta ricredere e per circa 15 anni non mi sono più mossa da quel pezzo di terra. Ringrazio ancora Claudio Cesa, l’allenatore all’epoca, per quella decisione. I primi 10 anni li ho trascorsi nella Lazio Softball in diverse categorie: giovanili, A1, un passaggio di categoria dalla C alla B. Poi arrivarono gli ultimi anni di gestione turbolenta fino alla fusione con l’Axa Devils di Acilia allenate da Alessandra Cirelli, che non solo mi ha allenata, ma con la quale ho anche condiviso il campo come compagna di squadra. Una fortuna e un onore. Successivamente è arrivata l’avventura con il Marconi Fastpitch guidata da Gianni Pimpolari, allenatore cui devo molto perché mi ha permesso di fare il salto di qualità come giocatrice. Avevamo un obiettivo importante e ambizioso, quello di riportare la capitale tra le grandi. 5 anni di passione, dedizione e sacrifici. Siamo arrivate diverse volte ad un passo dall’obiettivo senza mai raggiungerlo. Gli ultimi anni li ho trascorsi all’Urbe Roma con Alessandra Cirelli manager. Ci tengo a ricordare anche la presenza nello staff di 2 mostri (bellissime) sacri come Rita Ramieri e Luisa Rubano (rigorosamente in ordine alfabetico). Donne, giocatrici e allenatrici di quelle che ce ne vorrebbero ancora! A 35 anni ho deciso di interrompere il percorso da giocatrice e iniziare quello da allenatrice”. 

Tutto un altro mondo allenare?

Ho iniziato l’avventura di allenatrice con la giovanile dell’Urbe Roma, quindi il ritorno alle origini con la rediviva Lazio Softball in serie B e poi 4 anni importanti con le Cali Girls di Acilia nel campionato di A2. Sono state 4 stagioni molto gratificanti, con un gruppo di ragazze fantastiche che nel giro di 3 anni si sono giocate i play off per la ISL. Lo stesso anno, praticamente con la stessa squadra, abbiamo ottenuto il secondo posto nella categoria Under 18. Molte di quelle ragazze oggi militano in alcune squadre di A1. Lo scorso Novembre è arrivata la proposta dei Dolphins Anzio, una società che sta investendo molto nel settore femminile tanto da realizzare un meraviglioso campo da softball. Insieme ai miei compagni di viaggio Orlando Gagliardo, Giusy Acquisto e Andrea Scagnetti, che hanno creato una splendida realtà, abbiamo partecipato al campionato di serie B. E’ stato un anno sfortunato per i tanti infortuni importanti, ma le ragazze hanno lavorato bene e hanno tutte le carte in regola per togliersi delle soddisfazioni. E’ un progetto importante, con obiettivi importanti e con le ragazze giuste per affrontarlo”.

Cosa vorresti ottenere per/con le ragazze che alleni? 

Mi piacerebbe molto riuscire a trasmettere la passione per questo sport e lo considero un obiettivo molto ambizioso, di conseguenza molto complicato. Le nuove generazioni sembra facciano fatica ad appassionarsi a qualcosa, tutto è più veloce e gli stimoli devono essere sempre costanti e con standard sempre più alti. Già renderli consapevoli delle proprie capacità lo reputo un grande successo”.

Il tuo ricordo più bello, in campo, da atleta? 

Forse è la domanda più difficile di tutta l’intervista perché i ricordi sono troppi. Li sintetizzo parlando di quelle sensazioni di adrenalina, di appartenenza, di condivisione, ma anche di delusione che provo quando ripenso agli anni da giocatrice. Sto per dire delle banalità, ma questo sport mi ha dato tanto e ogni piccolo episodio è un ricordo bello: dall’assistenza in prima per l’ultimo out prima del passaggio di categoria, al line fermato alla Fantetti in allenamento; alle infinite trasferte in Sicilia; al discorso motivazionale del coach prima della finale dei play off. Tutti bei ricordi”.

Sul territorio dove vivi e alleni, avete strutture adeguate e molti praticanti?

Vivo a Roma e da questo punto di vista la situazione è drammatica. Quando ho iniziato a giocare c’erano almeno 6 squadre di softball della capitale che militavano in diverse categorie: penso alla Lazio, al Rebibbia, al San Saba, Capannelle. ad oggi neanche una. I problemi credo siano comuni. Parliamo di mancanza di strutture adeguate (il campo di softball del Centro CONI smantellato, è un esempio eclatante), distanze che scoraggiano i genitori, ragazzi impegnati oltre l’umana sopportazione in mille attività extra-scolastiche. Devo dire, però, che negli ultimi anni sono nate diverse squadre amatoriali che danno un pò di ossigeno al settore perché fungono da traino per il reclutamento di nuovi appassionati, anche giovanissimi”.

Hai la vasta platea del Bar del Baseball a disposizione, ci leggono in tanti anche sul tuo territorio: appelli da fare, critiche, richieste? 

A livello regionale purtroppo la situazione del softball non è semplice, nonostante gli enormi sforzi fatti da tutte le società per mantenere i numeri ed iscriversi ad un campionato, ma soprattutto far avvicinare nuove leve. Credo che l’obiettivo primario per tutti debba essere quello di far scendere in campo le ragazze, di farle giocare, perché questo sport è la partita. Se durante gli allenamenti cercano di migliorare i loro gesti tecnici, in partita le ragazze affinano le loro abilità mentali, di ragionamento, di concentrazione. Senza la partita lasciamo il nostro lavoro a metà. Il mio appello è quello di unire le forze e dare alle ragazze l’opportunità di giocare, di scendere in campo in tutte le categorie. A livello nazionale, invece, voglio solo fare i miei complimenti alle ragazze della Nazionale: Siete nella storia e vi si ricorderà per questo”.

Il softball perché, rispetto ad altri sport? Vediamo come riesci a convincere qualche famiglia con bambini indecisa su quale sport praticare

Ripeto quello che ho accennato prima, non si tratta solo del gesto tecnico. Le ragazze si trovano di fronte a sfide costanti e imprevedibili e devono sviluppare le abilità per destreggiarsi nelle varie situazioni che si presentano. Troppo mistico??? Ok ragazze, venite a giocare a softball!!! E’ uno sport divertentissimo!”

Mi si dice…che hai voluto imprimere sulla tua pelle il segno delle tue origini e del tuo amore per la Sardegna

Ti hanno detto bene! Ho il tatuaggio della Sardegna sul braccio. Un omaggio alle mie origini. Mia mamma infatti è di Dorgali, in provincia di Nuoro, e lì vivono zii, cugini, nipoti a cui sono molto legata. Sono molto fortunata”.

Il pianeta del batti e corri, è pieno di gente come Annalisa Bellomo. Spesso lavorano nell’ombra, ma sono spinte da un’energia che trasmessa alle nuove generazioni può solo portare risultati degni di nota. Lo sport aiuta: crea, attraverso i valori che trasmette, persone migliori e la sua funzione sociale andrebbe riconosciuta. Alcune atlete, anche a Roma, hanno scritto la storia del softball, altre nella storia hanno ruoli forse minori. Tutte, meritano rispetto e attenzione per il loro impegno e per quanto attraverso discipline come softball e baseball riescono a portare avanti. In qualsiasi categoria. Roma capitale, col softball -ed il baseball- ad alti livelli, è un traguardo che la città eterna merita di raggiungere. Le stelle ci sono, i campi sarebbe opportuno ripristinarli.


(Fonte immagine: archivio privato di Annalisa Bellomo)

(Foto di copertina:  Annalisa Bellomo durante una partita, in fase di difesa.)

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