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Antonio Filosa: “CONDIVISIONE” è la parola d’ordine

11 Gen , 2019  

di Serenella Mele

Se si ama lo sport, tutto (ma soprattutto baseball e softball), parlare con Antonio Filosa carica di entusiasmo.

Corso Certificazione da Coach Professionista presso Lenny Randle Academy Los Angeles, USA;Certificazione da Scout Professionista presso Diamond Sport Spokane (WA) USA; Coach della American Baseball Coach Association; Seminario Gestione dell’Alimentazione nella Preparazione Sportiva presso La Scuola dello Sport di Roma (CONI); Seminario sulla Specializzazione Tecnica nell’Allenamento. Metodologia. presso La Scuola dello Sport di Roma (CONI); anche nel 2016 Coach della American Baseball Coach Associationpotrei continuare davvero a lungo, v’invito a dare uno sguardo al sito della Yellow Team (http://www.yellowteambaseball.it) per conoscere meglio il personaggio e la sua competenza.

La mia storia nel baseball inizia nel 2003 col Nettuno 2 in qualità di coach specializzato nella corsa sulle basi e per l’educazione motoria dei ragazzi, considerato che provenivo dall’atletica leggera dove correvo i 100, 200 e 400 metri. Ma dove sono nato e cresciuto è stato inevitabile imbattersi nel grande Alberto Conti (“Yamanaka”, fratello del calciatore Bruno Conti), il quale mi ha chiesto di fare il preparatore atletico e lui in cambio mi avrebbe insegnato le tecniche di allenamento del baseball. Da lì è partito tutto, non mi sono più fermato, sono diventato tecnico federale, ma lo studio è una progressione continua. Appena arrivato al Nettuno 2, abbiamo vinto il titolo italiano categoria ragazzi; nel 2010 centrai i play off come manager del Latina (cat. ragazzi); 2011 e 2012 due secondi posti nell’U12; play off col Nettuno Elite. Ma più del risultato tecnico, sono orgoglioso di essere stato il preparatore atletico del Nettuno nel 2014 in IBL; per tre anni tecnico della selezione Lazio U12; lo scorso anno anche per la selezione regionale della Sardegna. Molte soddisfazioni in tutta Italia” –ricorda Antonio Filosa – “Quando mi hanno proposto di venire in Sardegna, non ci ho pensato un attimo: dovevo andare, era una sfida professionale che mi entusiasmava e sono felice della scelta che ho fatto e condivido con la mia famiglia. L’ho vissuta un pò da esploratore questa esperienza, ho trovato una realtà all’avanguardia sia nel baseball che nel softball. Ho avuto la possibilità di condividere il campo con Marina Centrone, un pò la madrina delle Pink Ladies, 34 ragazze U12 e U15 che si allenano e giocano regolarmente (la formazione di softball creata in seguito al progetto scolastico curato con la Centrone), e nel 2017 abbiamo collaborato col Nuoro. Con Marina abbiamo girato nelle scuole, è stato molto importante. Se noi riusciamo a fare buoni progetti scolastici non ci mancherà mai materiale umano per formare squadre competitive. A Sassari stiamo lavorando soprattutto su questo: insegno a 320 ragazzi al momento, tra scuole elementari, medie, e tra poco un liceo ad indirizzo sportivo. Dal mio arrivo in Sardegna, ho avuto oltre 2000 allievi”.

Tra le cose apprese nei suoi studi americani, Antonio Filosa ricorda:

”Non si può insegnare baseball e softball d’istinto, ma su base scientifica. Se fai bene, i risultati arrivano. Con tutto il rispetto per i validi tecnici stranieri, abbiamo delle potenzialità notevoli anche qui in Italia, l’errore troppo spesso diventa non credere a sufficienza nelle nostre risorse. L’ideale sarebbe applicare il concetto della franchigia, anche nel softball, come fanno a Parma: venti società che si uniscono per creare un bacino importante di atleti che possano poi confluire, con i migliori elementi, nella formazione di punta”.

Perché per essere competitivi, in Sardegna si continuano a portare atleti e tecnici da molto lontano, in particolare nel softball?

A volte sono le distanze a convincerci che non sia possibile condividere un percorso. Basterebbe metterci intorno ad un tavolo insieme, tra tecnici, e programmare. Ma pensando a costruire, non solo a vincere subito. Saltare l’ostacolo dei provincialismi, fare rete, unendo le forze, con un obiettivo comune: far crescere il softball e il baseball in Sardegna come se fossero un prospetto, un giocatore che potenzialmente può diventare forte! Nel softball qui a Sassari non avevamo niente, la collaborazione con Marina Centrone è stata fondamentale per creare una realtà che vede un discreto numero di ragazze che si allenano e giocano.”

Entusiasmo, competenza, dedizione, buone pratiche, onestà morale e sportiva, questo è Antonio Filosa, tutto traspare dalle sue parole, dalla sua esperienza e dalla dedizione totale al baseball ed al softball che impegnano le sue giornate.

Avete già individuato qualche atleta che potrebbe misurarsi nelle categorie superiori?

A Nuoro nel 2017 ha potuto giocare Clara Cherubini. Attualmente abbiamo qualche buon prospetto che sta crescendo veramente bene, come Vanessa Capula. Abbiamo uno staff di tecnici di ottimo valore che ci da una mano: Claudia Scotto, Elena Sini, Fabrizio Cordeddu, Roberto Manconi.”

Come riuscite, rispetto ad altre realtà, a svolgere un lavoro importante con tanti atleti e soli tecnici locali?

Parte tutto da un concetto mio, la CONDIVISIONE. Quando si ha un progetto non lo si può tenere per sé. Un tecnico, per quanto sia bravo, non può fare tutto. Si cercano le risorse che sono in giro, ho constatato che la tradizione di baseball e softball a Sassari esiste da tanto, verificando che si poteva fare un lavoro importante che ci avrebbe dato grandi soddisfazioni col tempo. Ho sempre cercato di coinvolgere le persone che volessero costruire e portare avanti questo sogno, portarle in campo per vedere come potevano essere utili alla causa. Un campo vuoto non serve a niente, da qui il progetto scolastico che è il nostro impegno più importante. L’ho promosso dieci anni fa a Latina, l’ho voluto ricreare anche a Sassari e devo dire mi sta dando ragione: le squadre ci sono, i praticanti sono sempre più numerosi ed entusiasti. Abbiamo la fortuna di avere un campo bellissimo, molto grande (98-122-98), ben attrezzato, con una buona capacità ricettiva, una palestra interna, abbiamo una struttura per poter far lavorare questi ragazzi. Non rientrando nei parametri dell’illuminazione notturna, per ora ci permette solo di poterci allenare nelle ore serali. Il campo è occupato 6 giorni su 7 fino a tarda sera.”

La SSD Yellow Team nasce nel 1983, il presidente è Emilio Sonnu, nel baseball da 40 anni, consulente nella Commissione Internazionale Infrastrutture della World Baseball Softball Confederation (WBSC), la Federazione Mondiale di Baseball e Softball. In quanto Ingegnere è stato nominato nella Commissione Impianti della FIBS e l’ha gestita per 12 anni, molto bene.
Da libero professionista si occupa spesso e volentieri di sicurezza: una parte del suo mandato, l’ha impiegata per migliorare la sicurezza di tutti gli impianti d’Italia: “I ragazzi non devono farsi male per incuria, negligenza, trascuratezza o per mancata manutenzione”, queste le parole del presidente Sonnu. La Yellow Team conta al momento poco meno di cento tesserati tra le varie categorie: U12, U15, più le Pink Ladies, e i senior.

Stiamo collaborando col Cagliari Baseball, per la crescita dei settori giovanili –dichiara Antonio Filosa – lo scorso anno hanno giocato in A2 col Cagliari Riccardo Marras e Matteo Puggioni. Quest’anno abbiamo allargato il progetto a tutti gli U18, gli U15, e i senior per poter prendere parte ai campionati nazionali. Abbiamo deciso di unire le forze, grazie alla collaborazione con Walter Angioi e Kleyvert Rodriguez Cueto (tecnici del Cagliari, ndr) riusciamo a monitorare e seguire meglio i progressi dei ragazzi, quindi valorizzarli al momento giusto”.

Antonio Filosa è anche un tecnico della franchigia del Parma, la quale non fa campionati agonistici nazionali ma organizza dei tornei per i prospetti:

“Sono uno dei 4 tecnici che propone i giocatori da far giocare ogni anno nei tornei che si organizzano a Parma: quegli elementi di spicco che possono misurarsi con altri giocatori di ottimo livello in una piazza importante per il baseball come il torneo “Due Torri”, tra i più importanti a livello europeo per la categoria U15, oppure il “Sala Baganza” per l’U18. In Sardegna uno dei problemi maggiori è quello di giocare poco ad alti livelli, per problemi logistici. Ecco da dove nasce la collaborazione con il Cagliari: unire le due realtà, per fare in modo di attirare sul nostro territorio e sulle nostre realtà sportive l’attenzione del “continente”, dobbiamo renderci più appetibili, far capire a chi sta lontano da noi che possiamo giocare a discreti livelli, possiamo anche organizzare eventi sportivi sul nostro territorio.”

Nella tua esperienza di tecnico, quali sono stati i migliori elementi che hai visto giocare in Sardegna?

Di sicuro Gabriele Angioi, è un giocatore sopra la media. Ho avuto l’opportunità di vederlo giocare e posso garantire che ha maturato una certa esperienza dal punto di vista tecnico, capace anche di riportarla agli altri. Sempre a Cagliari ho visto Nicola Zidda, che adesso giocherà in Germania; William Laird, lanciatore, è un “soldato” sportivamente parlando: si allena in maniera costante, molto serio, determinato. Ad Alghero c’è George Green, disciplinato, un gran lavoratore sul campo, giovanissimo ma già professionalmente molto preparato (nel roster della Nazionale U12 campione d’Europa), un altro giocatore che si è guadagnato sul campo a suon di talento il posto in Nazionale. “Materiale umano” di valore tecnico importante nel baseball ce n’è in Sardegna, eccome!

Un tecnico in “modalità di apprendimento continua” – si definisce così Antonio Filosa:

“Accetto le sfide perché voglio crescere. Sono convinto che un tecnico al pari della squadra deve migliorarsi. Quando si è trattato di partecipare al torneo di Avigliana, ho insistito per avere con noi Alessandra Cirelli: non mi sentivo pronto a sufficienza per andare a sfidare squadre guidate da tecnici super blasonati, devi essere umile. Quando ho invitato la Cirelli, l’ho fatto anche perché era una grande occasione per me di poter arricchire la mia esperienza, c’è sempre la possibilità d’imparare: devi farlo, per te stesso e per il bene dei ragazzi soprattutto. Il giocatore cresce se ha un tecnico che ha voglia di crescere, altrimenti si diventa presuntuosi. Il mio obiettivo quando entro nello staff di una squadra, è mettere in pratica qualcosa che mi è stata insegnata negli USA: prima si creano gli atleti, poi si creano i giocatori, mentalmente e fisicamente, altrimenti non riuscirai a raggiungere alcun obiettivo. Inoltre cercare di condividere lo stesso percorso con gli altri tecnici presenti sul territorio sardo, per avere uno scambio di opinioni tecniche di programmazione. Gli aspetti tattici puoi anche tenerli per te, ma quelli tecnici vanno condivisi. Dobbiamo fare l’interesse dell’atleta, che non può rimanere chiuso nell’ambiente dove nasce, deve potersi confrontare con altre realtà. Guglielmo Trinci, Alberto D’Auria, Ruggero Bagialemani, Massimo Sellaroli, Alberto Conti, Roberto De Franceschi, Alessandra Cirelli, Marina Centrone, dei grandi tecnici e dei maestri dai quali ho imparato tanto: ho sempre cercato di attingere dall’esperienza di chi ne sa più di me. Adesso mi trovo molto bene a collaborare con Walter Angioi, aiuta a crescere professionalmente il confronto con altri tecnici: tutto è finalizzato al bene dell’atleta, a farlo crescere tecnicamente nel modo migliore. Se ha un sogno da realizzare, deve anche avere vicino persone capaci che hanno voglia e capacità di dare al suo obiettivo il massimo delle possibilità di realizzazione.”

Un lavoro straordinario quello che stai facendo a Sassari, ma in Sardegna in generale. Gli obiettivi per il futuro?

Vogliamo attirare l’attenzione dei media, delle istituzioni, di realtà aziendali che intuiscano quanta potenzialità esiste nel baseball e nel softball anche per far crescere il territorio. Sogno un grande serbatoio di giocatori e giocatrici che abbiano voglia di confrontarsi tra di loro e crescere insieme, fare un percorso insieme, crescere come atleti prima che come giocatori. Come esseri umani prima ancora che come atleti in generale. Bisognerebbe unire le forze, convincendosi che è la soluzione migliore per tutti. Va valorizzato anche il sacrificio di dirigenti, atleti, famiglie, il campo dà solo il risultato finale: le famiglie dei ragazzi sono il nostro decimo giocatore in campo! Un appello alle società di baseball e softball in Sardegna, può essere espresso con poche parole: incontriamoci e facciamo rete. Costruiamo un progetto comune”.