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BAGIALEMANI, LA STELLA DI NETTUNO RISPLENDE SUL FIRMAMENTO DEL BASEBALL

8 Nov , 2018  

di Riccardo Mazzucato

Udite, udite ! Ho avuto l’onore di intervistare Ruggero BAGIALEMANI, il giocatore che ha vestito più volte la casacca della Nazionale Italiana di Baseball. Alcuni numeri: 14 volte Guanto d’oro. Impressionante media battuta in carriera: .339. Nel massimo Campionato Italiano ha collezionato 1338 valide in 1003 partite, tutte con la maglia del Nettuno. Nel suo palmarès ci sono 4 Scudetti e 2 Coppe dei Campioni. Nel 2014 è stato onorato con il ritiro della sua maglia, la numero 20. Con la Nazionale è stato 4 volte Campione d’Europa. Ha giocato in azzurro per 18 anni consecutivi, di cui 9 da capitano. Ha partecipato a 3 Olimpiadi (Los Angeles 1984, Barcellona 1992 e Atlanta 1996), 5 Coppe Intercontinentali e ben 7 Mondiali, altro suo primato personale. È stato eletto miglior giocatore d’Europa nel 1989. Detiene il primato di presenze con la Nazionale Italiana con 195 partite disputate. Nelle vesti di Direttore Tecnico ha contribuito nel 2001 alla conquista del diciassettesimo Scudetto del Nettuno. Come Allenatore del Nettuno ha vinto la Coppa dei Campioni nel 2008 e la Coppa Italia nel 2011. E’ appena tornato da Barranquilla, Colombia dove è stato come Technical Commissioner per conto della WBSC per i Campionati Mondiali di Baseball UNDER 23, vinti poi dal Messico.

Com’è andata questa esperienza 

“E’ stata un’altra esperienza bellissima. Non ho mai avuto problemi in qualsiasi tipo di adattamento, sia quando giocavo, sia poi da tecnico e adesso che sono Commissario, anzi sono stato trattato troppo bene, autista, macchina a disposizione, una super stanza, voglio dire che sono stato molto bene”.

Com’erano gli impianti?

“Gli impianti erano fantastici: penso che lo stadio di Barranquilla, 12.000 posti, in America Latina sia secondo soltanto al Latino Americano ma come struttura è molto più moderno. Il Latino Americano de L’Avana è uno stadio rotondo da 65.000 posti quindi difficilmente verrà battuto. Lo stadio di Barranquilla è stato inaugurato quest’anno ed è stato dedicato all’idolo locale, il giocatore Édgar Rentería, soprannominato The Barranquilla Baby che ha giocato 16 anni in MLB e ha vinto 2 World Series, nel 1997 con i Florida Marlins e nel 2010 con i San Francisco Giants. E’ stato MVP della World Series 2010. Ha vinto 2 Guanti d’oro, 3 Silver Slugger Award ed è stato 5 volte All-Star. E gli hanno dedicato pure un monumento, devo dire uno stadio molto, molto bello. Lo stesso dicasi per Montería, Stadio 18 Giugno, un bell’impianto, terreno molto bello, la capienza era leggermente minore, 11.000 posti, ma un bello stadio, completamente ricostruito nel 2012”.

    

Come sono state le condizioni atmosferiche?

“Siamo stati aiutati anche dal clima perché c’erano normalmente da 30 a 35 gradi con dei picchi di 37: perfetto per il Baseball, forse anche troppo, ma sempre meglio il caldo che il freddo”.

La gente ha partecipato?

“La gente ho visto che ha partecipato, logicamente quando c’era la Colombia lo stadio era sempre pieno. Sono rimasti un po’ delusi perché nella partita più importante che valeva la qualificazione per restare a Barranquilla e giocarsi la vittoria finale hanno perso agli extra inning contro il Messico che poi si è laureato Campione del Mondo. Però, secondo me non l’hanno persa lì la qualificazione ma prima, nelle altre partite”.

Com’è stato il livello di gioco? Hai visto dei talenti?

“Il livello era abbastanza buono, non eccezionale: c’erano dei buoni giocatori, dei lanciatori Giapponesi e Messicani, alcuni Venezuelani, qualcuno della Repubblica Dominicana e Porto Rico. Sono rimasto particolarmente colpito dal fatto che quando giocavo io gli Asiatici avevano molti, molti lanciatori ‘sottomarini’ e ho chiesto del perché di questo cambiamento, del perché adesso la scuola è cambiata: ricordo che ci mettevano molto in difficoltà lanciando da sotto. Mi hanno detto che hanno cambiato perché negli Stati Uniti cercano poco i ‘sottomarini’. A me è sembrata una giustificazione un po’ banale: so che gli Stati Uniti condizionano il mondo intero in questo sport ma se uno è forte, è forte. Praticamente hanno quasi smesso di insegnare a tirare da sotto per dare più opportunità ai ragazzi che tra l’altro sono tutti intorno alle 90 miglia (circa 145 Km/h), quindi di ottimo livello. è stata una bellissima esperienza e bisogna fare un plauso all’organizzazione locale che in soli 2 mesi ha organizzato un Campionato del Mondo: il paese designato era il Nicaragua ma per problemi politici non ha più potuto fare il Mondiale. Quindi in 2 mesi hanno organizzato e hanno organizzato anche molto bene”.

Come ti vedi in questo secondo appuntamento da Technical Commissioner dopo IWAKI 2016 in Giappone?

“Mi è piaciuto. Sono un uomo di campo e in campo ci sono delle regole non scritte alle quali non si fa caso. Il Commissario deve far rispettare i tempi, deve far rispettare le regole e molte volte deve essere molto severo. Per fare il Commissario devi cambiare un po’ mentalità: quando sei in campo devi rispettare le regole, quando sei Commissario le devi far rispettare. E molte volte devi far rispettare cose che per me erano normali. Ti faccio un esempio: prima di andare a battere ci deve stare soltanto un giocatore nell’on-deck circle e magari quando sei in campo esci dal dugout e ti scaldi prima per arrivare pronto mentre lì è vietato ed essendo il capo devi far comunicare alle persone addette di far rientrare nel dugout il giocatore altrimenti devi richiamare gli arbitri, devi giudicare gli arbitri. Sono cose un po’ più severe, un po’ più importanti anche per la sicurezza dei giocatori in campo alle quali poi ti ci abitui per forza di cose. è un tipo di lavoro diverso ma è molto bello anche questo perché se non ci fossero le regole non sarebbe così perfetto. Altro esempio: per rendere più veloce la partita ora ci sono 30 secondi da far rispettare tra una ripresa e l’altra, il lanciatore deve sbrigarsi se vuole scaldarsi altrimenti anche se non ha fatto lanci, ne fa uno e basta”.

Le vere STELLE non si spengono mai. Accese, diventano immortali.

Fonte foto: caracol.com, Google, Wbsc, lalenguacaribe.co