Racconti

BASEBALL IN MOZAMBICO, FATTA LA STORIA: UN AIUTO CONCRETO

16 Feb , 2019  

di Riccardo Mazzucato

Domenica 27 Gennaio 2019 è stata una data storica per il Baseball mondiale, una di quelle date da ricordare. Le date sono numeri e a noi appassionati di Baseball i numeri e le statistiche piacciono così tanto, ‘ci piace farle girare in bocca come un buon bicchiere di vino bordeaux’, scrisse Pat Conroy. A Maputo, capitale del Mozambico è iniziato il primo Campionato di Baseball di sempre. Un Campionato di Little League tra 8 squadre con ragazzini di età comprese tra i 12 e i 15 anni. Marco Zafferani e Edward Orrizzi hanno condiviso sul Bar del Baseball molte belle immagini e filmati. Al loro ritorno in Italia li abbiamo contattati per farci spiegare bene …

Ciao Marco, ciao Eddy, bentornati! Com’è andata? Raccontateci qualcosa!

Marco Zafferani: “E’ andata molto bene, Paco, solitamente quando parto per un viaggio guardo i ristoranti, le vie, tutto, sono puntiglioso e invece questa volta avevo deciso di non crearmi nessun tipo di aspettativa, di viverla come veniva ed è stata un’esperienza abbastanza forte, come ti dicevo quella sera che ci siam sentiti via Messenger: il girare con loro, nella loro realtà è un salto incredibile, rispetto a quello a cui siamo abituati noi, dal punto di vista del vivere quotidiano, indipendentemente dal baseball. Per quanto riguarda invece il baseball sono ancora al livello zero come organizzazione, conoscenza tecnica però c’è molta, molta dedizione, molto impegno, molto entusiasmo. Entusiasmo anche da parte dei ragazzi che gestiscono queste squadre di bambini: sono dei tecnici improvvisati, infatti c’è in programma di tornar giù a dicembre e di fare un mini-corso ai tecnici per instradarli. Per adesso sono dei badanti certificati, chiamiamoli così, però a livello di conoscenza del gioco del Baseball vero e proprio siamo al livello zero. Per quello che ho visto io, che non sono un talent-scout certificato, però 30 anni in questo mondo li ho fatti, prima come giocatore e adesso come tecnico, posso dire che il talento a livello fisico è mostruoso: bambini di 12, 13, 14, 15 anni che giocano da 2 mesi che tiran la palla forte, in maniera molto naturale e quindi molto coordinata, non gli devi spiegare niente e poi quando è ora di correre … ciao, poesia! Un ragazzino di 12 anni ha fatto una battuta verso l’esterno sinistro, abbastanza lunga, bruttissima da un punto di vista tecnico perché ha girato male la mazza, ha colpito male la palla, però l’ha girata lontanissima e ha fatto un triplo; quando è arrivato a 5–6 metri dalla terza base ha detto – provo ad andare a casa – quindi a fare un inside-the-park-homerun, un fuoricampo interno: gli ho contato i passi, ci ha messo 12 passi a fare 27 metri e quindi puoi capire bene che a livello fisico siamo oltre alla normale aspettativa di un allenatore. Ripeto, a livello tecnico è tutto al giorno zero ma ci sono 8 squadre, 8 allenatori, c’è un programma che va avanti e quindi io son rimasto molto contento, molto impressionato da tutto il movimento e soprattutto dal potenziale incredibile che potrebbe esprimere perché, comunque sia, stiamo parlando di Maputo e della provincia di Maputo, ancora non abbiamo esplorato i 2.000 e oltre kilometri di Mozambico, quindi non siamo andati a Pemba, non siamo andati in tutte le altre città ma ho fatto una bella scoperta: non si gioca solo a Maputo ma in quasi tutto il Paese da Nord a Sud. Mettendosi con un guantone e una pallina in un campo a far 2 tiri, in un quarto d’ora raduni 50 bambini che ti guardano incuriositi”.

Edward Orrizzi: “Sono 19 anni che vado in Africa e Marco mi sta aiutando da 12 anni in questo progetto e la cosa più positiva di questo viaggio per me è stata di avere avuto Marco laggiù, entusiasta, sai, il fatto di non sentirmi più solo, sento finalmente al mio fianco una persona che aiuta veramente con la programmazione del progetto in loco”.

Ho visto tante bellissime foto di voi due assieme ai bambini ma anche assieme gli allenatori.
Come vi hanno accolti ?

Marco Zafferani: “Il loro sorriso quando ci hanno visto arrivare è stato qualcosa che mi ha fatto stare bene. Giocano per il gusto di giocare e vedono il Baseball come una speranza. Nonostante abbiano problemi un po’ più grossi dei nostri sorridono più di noi. Con il contributo economico che riesco a dare a Eddy riusciamo a dargli da mangiare e da bere a tutti gli allenamenti e alle partite. Alcuni di loro non mangiano neanche tutti i giorni. Il discorso che facevamo io e te quella sera via Messenger è che uno degli allenatori un giorno è venuto da me e mi ha detto che – oltre che aiutarci economicamente, nel senso che mandate giù i soldi, il materiale e quant’altro, Eddy, 20 anni fa, quando eravamo bambini e iniziammo a giocare con lui ci diede una prospettiva, una cosa diversa, una speranza, quando Eddy andava via i primi anni, ci raccomandava di non andare a rubare se non avessimo avuto i soldi e di chiamarlo perché l’anno successivo ci avrebbe voluto rivedere lì e non in carcere. E poi da quando è arrivato Eddy, siamo delle persone migliori: abbiamo trovato un lavoro, abbiamo cambiato le cattive abitudini e siamo molto riconoscenti per questo e quindi questi ragazzi, chi lo sa, magari potrebbero aver intrapreso una strada diversa, perché tanto laggiù son poveri e il povero è un attimo istradarlo … ”.

Edward Orrizzi: “Uno dei nostri primi allenatori in Sud Africa ha passato diversi anni in galera: all’inizio volevamo dare speranza, un futuro, qualcosa, però io da solo, senza appoggi, è un po’ difficile garantire uno stipendio a diversi allenatori. Questo è stato un limite e adesso stiamo riprendendo e vorremmo dare un aiuto economico a questi ragazzi che si spendono tutto il giorno in campo con questi bambini e questo è uno dei prossimi obiettivi che ci siamo posti, dobbiamo trovare uno sponsor”.

Marco Zafferani: “Appena avremo il riconoscimento di Federazione Mozambico Baseball da parte dell’autorità del Mozambico, Fraccari ha già speso delle promesse, verrà immediatamente annessa al WBSC e questo permetterà l’erogazione di finanziamenti ad esempio per i campi: hai visto anche tu nelle foto, Paco, i campi sono quello che sono, dove abbiamo giocato la prima giornata del campionato è un campo da calcio che abbiamo affittato con i soldi del progetto per far giocare tutte le squadre su un campo, almeno di erba e non di sabbia perché tutte le altre realtà sono rappresentate da campi di sabbia dove la palla non rimbalza: linea sull’interbase e la palla si ferma perché batte nella sabbia, l’interbase non dice niente, corre, la raccoglie e la tira in prima e prova a fare l’out in prima. È questa la cosa che mi ha esaltato di più cioè il bello di giocare a baseball per lo spirito di giocare, senza pensare al materiale, a che guantone avevano nelle mani: giocavano senza scarpe, sulla sabbia, con materiale vecchio ma con un entusiasmo incredibile”.

Qual è stato il motivo per cui non avete potuto giocare la prima giornata all’Arena di Maputo, come era programmato da mesi ?

Edward Orrizzi: “Quando sono arrivato ho visto che l’ambiente circostante, l’Arena, era cambiato molto e non era sicuro portare 160 bambini in quella zona ma l’idea dell’Arena vive ancora, infatti andiamo avanti, ho parlato con il capo del Municipio che la cura, proprio oggi, il quale mi ha assicurato che quando avremo la certezza di andare avanti con il progetto della ristrutturazione dell’Arena, il problema di tutti gli abusivi e della sporcizia lì intorno verrà risolto perché quello dev’essere un parco per i bambini che giocano, sicuro, pulito”.

Marco Zafferani :“Il progetto si espande oltre all’Arena: prevede un parco dove le famiglie possano andare durante le giornate di festa o delle partite a fare un pic-nic o altro”.

Edward Orrizzi: “Prima fase: dobbiamo scavare un po’ il terreno all’interno dell’Arena perché terminate le corride e prevedendo di fare concerti qualcuno aveva messo un tipo di cemento con una sostanza sopra che fa risultare il terreno molto, molto duro. Quindi questo sarà il primo lavoro che faremo ovvero togliere tutta questa superficie e mettere terra buona. Provvederemo alla sistemazione delle tribune intorno dove il cemento è un po’ degradato in seguito a 30 anni di sole e intemperie e infine verniceremo. Questo è quello che faremo sicuramente. Il parco fuori e le fognature verranno fatte in un secondo momento. Comunque sono convinto del fatto che andremo avanti perché non è una spesa fuori dal normale. E poi sto seguendo una fonte con l’Ambasciata Giapponese che prevede un finanziamento per cose di questo genere. Il Giappone l’anno scorso ha costruito in Tanzania un campo e noi siamo i prossimi, sono fiducioso”.

Nelle foto c’erano anche un paio di squadre femminili ?

Marco Zafferani: “Sì, è vero, siamo rimasti piacevolmente sorpresi nel trovare un paio di squadre composte da ragazze che hanno iniziato a giocare 6 mesi fa. Erano agguerrite, sono convinto che se le mettiamo a giocare contro qualche squadra di maschi le possano anche battere. Tutto questo per includere nel progetto anche delle ragazze e quindi migliorare le prospettive di vita delle donne in questo Paese che vivono in situazioni piuttosto difficili”.

Un’ultima battuta per Marco: per te era la prima volta e mi pare di capire che questa esperienza ti abbia segnato nel profondo del cuore.

Marco Zafferani: “Intanto non mi aspettavo di fare così tanto Baseball in vacanza. Abbiamo visitato 4 realtà: in una siamo stati persino convocati dagli anziani del villaggio, ci han voluto conoscere per sapere chi erano i fautori di questo progetto. La cosa che più mi ha colpito è il potenziale livello tecnico che ho visto, la naturalezza del movimento, la coordinazione che hanno questi ragazzi. Ho ricevuto un ragazzino di 15 anni che lancia da 2 mesi e mi ha spaccato la mano. E poi, sapere che dal punto di vista umano tutti i soldi che vengono investiti vanno al 100% nel progetto è una cosa che mi ha reso molto, molto felice. E poi tutto il resto delle emozioni, conoscere i ragazzi, vederli giocare col sorriso, l’entusiasmo contagioso. Abbiamo giocato il Memorial Silvano Fabbri che fu la persona che accese la scintilla a tutto questo movimento 20 anni fa; avevo portato un mio vecchio guantone e alla fine della partita ho chiesto a uno dei 2 tecnici di indicarmi il miglior giocatore in campo che gli volevo regalare il guanto. Allorché mi ha indicato Lirio, il primo lanciatore. Sono andato da Lirio, gli ho detto che avevo un regalo per lui, gli ho dato il guantone nelle mani e Lirio si è messo a piangere e di corsa è andato a prendere una penna – ti prego fammi l’autografo sul guanto, facciamo la foto insieme –. A un altro ho regalato una divisa vecchia che avevo con il San Marino e se l’è tolta penso dopo una settimana che ci vedevamo, se l’è portata tutta la settimana (risata) fiero come … e quindi, sì, è stato un bello shaker di emozioni, sono molto contento. Torneremo, sicuramente a Dicembre, stavolta porterò anche mia moglie e mio figlio. Mio figlio mi potrebbe dare una grossa mano dal punto di vista dell’organizzazione degli allenamenti e dei movimenti tecnici. Mia moglie l’ho corrotta con una settimana in un resort sull’Oceano Indiano (risata)”.

Passione, impegno e costanza saranno vincenti.