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CLAUDIO ATZORI: io e la fotografia sportiva non ci lasceremo mai

18 Mar , 2021  

di Serenella Mele

Talentuoso fotografo di Sassari, mi permette di riportare in Sardegna questa serie d’interviste ai grandi fotografi del Bar del Baseball.  Finalmente ottengo una lunga conversazione telefonica con Claudio Atzori, sempre molto impegnato tra lavoro, famiglia e fotografia.

La prima macchina fotografica che ho usato, è stata un regalo di Claudia, allora fidanzata oggi mia moglie – mi racconta – parliamo del 2005. Posso confessare che prima di allora, della fotografia non me ne poteva fregare di meno. Il mio impegno di fotografo nella sua fase iniziale era riservato alle gite con la mia fidanzata, per conservare le immagini di quelle giornate. Col passare degli anni ho voluto approfondire le competenze tecniche ed ampliare il panorama fotografico: i primi scatti davvero erano le nostre passeggiate nella natura, sempre con la piccola compatta. Fiori, tramonti e panorami”.

Passione per la natura che Claudio e sua moglie Claudia, con i loro bambini, condividono grazie alla fortuna di vivere non distanti dal mare. Spazi dove far sfogare i bambini, respirando aria che non sia quella di casa. Claudio è talento e generosità, competenza che riconosce di aver ricevuto spesso da quelli più bravi di lui. Ambizioso quanto basta per diventare ancora più bravo, non esita a fare centinaia di chilometri, sempre con famiglia al seguito, per seguire una partita: da qualche anno l’obiettivo delle sue reflex è puntato sullo sport.

Quando e perché hai fatto il salto di qualità, con la macchina fotografica?

C’è stato un periodo in cui assistevo agli allenamenti o alle partite di softball, disinteressandomi quasi completamente del gioco. Ero molto più interessato a quello che succedeva fuori dal campo. Io e la fotografia sportiva vera e propria, ci siamo incontrati più avanti. Ho deciso di studiare la tecnica fotografica, quindi iniziato a fare i primi corsi. La passione cresceva, ne ho voluto sapere di più. Con una tecnica accettabile in mano, mi sono comprato la prima reflex, una Nikon D5000 che conservo ancora. A quel punto ho scoperto di divertirmi anche dentro i campi sportivi, volendo fotografare le azioni di gioco. Senza strafare, ancora non volevo catturare l’attimo, ma cercavo di fermare l’istante che mi avrebbe dato la possibilità a distanza di anni di rivivere il ricordo di quella gara, magari tra amici”.

A Sassari, avendo sport di alto livello, era difficile da fotografo non farsi coinvolgere

In quegli anni seguivo il calcio, più che altro. Il softball giusto perché giocava mia moglie. Di basket e pallamano, non mi sono interessato subito nonostante sapessi del loro importante livello tecnico a Sassari. La prima grande opportunità per la pallamano me l’ha offerta Sergio Masìa, giornalista de La Nuova Sardegna (il più importante quotidiano in Sardegna, ndr). Occasionalmente andavo con lui ad assistere alle partite della serie A femminile, e facevo le foto da bordo campo. Successivamente con mio cugino Luigi Canu, fotografo professionista, ho avuto la possibilità di fare le foto alla Dinamo Basket Banco di Sardegna. Era il 2013-2014, già in pieno delirio col Pala Serradimigni pieno di tifosi e il basket che faceva impazzire la città e non solo. Da allora collaboro con basketinside.it, che dava la possibilità ad un appassionato di basket e fotografia di pubblicare i suoi scatti. Ho avuto una breve collaborazione con la OldmanAgency di Corrado Benedetti, per una stagione, pubblicando le foto sul sito della Fibs. 

Guardo molto i fotografi più esperti per carpire i segreti tecnici, e migliorarmi. Nella lunga gavetta, tra softball, pallamano e basket, ho sempre guardato i fotografi di maggiore esperienza. In questo periodo mio cugino Luigi Canu è stato quello che mi ha dato la possibilità di acquisire tutto quello che so fare oggi nell’ambito fotografico. Mi ha letteralmente formato dal punto di vista tecnico ma anche da quello professionale, dall’esecuzione dello scatto a come muoversi in un certo contesto per catturare l’immagine migliore. Collaboro da qualche anno con l’agenzia di basket Ciamillo-Castoria, seguendo la Dinamo anche in trasferta quando possibile. Ho avuto la possibilità di partecipare alle finali di Coppa Italia e super Coppa Europea, al seguito della Dinamo basket, oltre a tutte le gare in casa”.

Adesso cosa ti piace fotografare?

Ho cambiato completamente il panorama fotografico, io e la fotografia sportiva non ci lasceremo mai. Sono alla costante ricerca del salto di qualità. Oltre la Dinamo Basket seguo – come fotografo ufficiale – la Raimond Sassari di pallamano maschile (serie A1), e la Lions Sassari (A2 femminile di pallamano). Quando arriva il bel tempo, salto in macchina per andare a fotografare il softball, che definisco la passione di famiglia (sua moglie Claudia Scotto ha giocato a softball fino alla serie A1, ndr). Parlando di fotografia sportiva, quando assisti ad una partita sei davanti ad una sequenza di gesti tecnici. Avendo la fortuna di poter fotografare squadre di alto livello, ti trovi di fronte a delle eccellenze: ogni partita le dinamiche cambiano, ma a me piace fotografare le espressioni, l’esultanza e la delusione. Con gli anni impari a conoscere tutti i giocatori e le giocatrici. Il fotografo sportivo secondo me deve prepararsi una partita, capire chi andrà a fotografare. Chi sono i giocatori di punta, quali sono le loro peculiarità. C’è un lavoro a monte”.

Ma il cuore, fra tre discipline sportive, cosa dice?

Per mia fortuna non giocano lo stesso giorno -sorride- diciamo che voglio essere diplomatico: d’estate mi dedico a baseball e softball, la domenica al basket, il sabato pomeriggio alla pallamano. La mia carriera da atleta non riempie nemmeno un foglio A4 con l’interlinea doppia. Ho iniziato col basket, un po’ di nuoto, il calcio forse è stata l’esperienza più consistente. E ping pong… (ride di gusto). Me la cavo meglio da fotografo, diciamo così”.

Le tre foto più significative che scegli tra le discipline che segui?

Per quanto riguarda il softball, posso dire mia moglie che lancia? (sorride). Senza dubbio una delle foto più belle che ho fatto resta la presa in spaccata di Ambra Collina, in prima base, durante una partita di A1 della Nuoro Softball contro il Bollate.

Per il basket è una foto durante gara 6 della Dinamo Sassari contro Venezia ai playoff, la schiacciata ripresa dall’alto di Tyrus McGee: un gesto tecnico di livello assoluto. Tra le foto che vorrei fare, in ogni disciplina, ci sarebbe di mezzo una Coppa o uno Scudetto. Essendo un fotografo appassionato di sport, arrivi a fine stagione e vuoi poter immortalare un grande risultato. Ero presente quando la Dinamo ha vinto una Coppa Italia, la super Coppa, la Europe Cup, momenti indimenticabili”.

Claudio Atzori non conta fino a tre quando si tratta di mettere la famiglia in macchina per andare a Nuoro o Orgosolo, ad assistere alle partite di softball, con attrezzatura fotografica al seguito: “Abbiamo la fortuna di avere a 120 e 150 km da Sassari, due squadre che giocano la serie A1 e A2, come fai a non andare? 

Alla voce “professione ufficiale”, Claudio è un tecnico informatico, ma sogna di fare il fotografo professionista: “C’è il desiderio, davvero grande, di proseguire con l’attività di fotografo. Sto lavorando sodo in quella direzione”.

Da Sassari, che in Sardegna ha forse patito più di altre zone dell’isola la pandemia, Claudio Atzori non si esime dal voler fare un appello a stare molto attenti, perché l’essere in zona bianca non è tana liberi tutti:Anche il mondo dello sport ha risentito e risente del dramma che stiamo vivendo -racconta- in Sardegna, facendo i debiti scongiuri, e comportandoci in modo responsabile, sembra le cose stiano migliorando. Se abbiamo raggiunto questo risultato significa che la gente ha seguito tutte le indicazioni, con tanti sacrifici e stringendo i denti: ma tornare all’inferno purtroppo è molto facile. Dallo scorso anno alle partite manca il pubblico, fare una foto con gli spalti vuoti sta diventando la normalità. Questo è molto brutto”.

Qualche giorno fa ho ricevuto da Claudio una foto scattata durante una partita della Dinamo, intorno al campo ovviamente spalti vuoti. Solo delle fredde sagome, al posto del pubblico. Brividi: “Sarà bellissimo, vedere le tribune piene di gente – mi confessa Claudio Atzori – torniamo a prenderci gli spazi che lo sport ci offre. Ma in sicurezza”.

Non mi basta vedere uno scatto perfetto, voglio che in quell’istante il fotografo rappresenti una maglia fondersi con la pelle. Non basta la reflex sofisticata, serve il cuore a far battere e crescere il talento. Per fermare immagini che scrivano la storia di uno sport.


(Fonte immagini: archivio di Claudio Atzori)

(Nell’immagine di copertina: Claudio Atzori con la sua macchina fotografica durante un evento sportivo; nella foto del testo uno scatto che ritrae l’azione di gioco in cui Ambra Collina, in prima base, esegue una ‘presa in spaccata’, durante una partita di A1 della Nuoro Softball contro il Bollate.)

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