Riflessioni

Di arbitri ed altre storie – seconda puntata

4 Set , 2018  

di Cristina Pivirotto

 

Pensavo di poter scrivere questo articolo più in là nel tempo, ma una serie di eventi non previsti e la solita collera che mi prende quando devo assistere ad azioni ingiuste, mi porta ad anticipare i tempi.

Il tema d’avvio di questa seconda puntata sono i provvedimenti disciplinari, ma non tutti i provvedimenti, solo alcuni.

Geolocalizzazione (senza GPS, lo faccio da tastiera): stadio di baseball del Centro di Preparazione Olimpica Acqua Acetosa “Giulio Onesti” in Roma.

Avete capito quale? Quello che a brevissimo, questione di giorni, diventerà la sede della nuova Accademia del baseball, fortemente voluta dal Presidente della Federazione, Andrea Marcon.

Dall’inizio del campionato di serie B e fino alla sosta estiva di agosto, sono andata a vedere partite giocate in quell’impianto per 8 volte.

Allora, fin dalla prima occasione in cui mi sono trovata là, il tabellone segnapunti dello stadio non funzionava e, ad oggi, continua a non essere funzionante. Questo prevede una segnalazione da parte degli arbitri designati e un provvedimento disciplinare da parte del giudice incaricato,  con l’aggravio di un’ammenda per la squadra di casa.

Alla prima di campionato serie B di baseball, siamo ad inizio aprile, arbitrano due ufficiali di gara toscani. Dopo la loro segnalazione il giudice provvede ad AMMONIRE la squadra di casa perché il tabellone segnapunti non funziona.

Le partite successive, arbitrate da ufficiali di gara del Lazio, non riportano provvedimenti da parte del giudice.

Gli arbitri toscani vengono accuratamente evitati.

Si arriva a giugno, in campo un arbitro toscano e uno laziale. Il primo fa una segnalazione e ne scaturisce un provvedimento di DEPLORAZIONE per il tabellone segnapunti non funzionante.

Poi di nuovo il silenzio fino a metà luglio.

Sottolineando la stranezza per cui solo gli arbitri che arrivano da fuori zona si rendono conto che il tabellone non funziona, succede che, a un certo punto della stagione, neppure gli arbitri toscani fanno più rilievi sul caso. Ora, cosa pensare?

Se pensiamo che gli arbitri toscani siano dei … rompiscatole, dovremmo anche pensare che quelli laziali siano, quantomeno, approssimativi.

E poi cosa pensare dell’improvviso calo di attenzione generale riguardo al funzionamento del tabellone e ai provvedimenti da prendere? Sembrerebbe quasi che ci sia stato un ordine, valido per tutti, che abbia messo a tacere la pur doverosa azione degli ufficiali di gara.

Sarà così? Non sarebbe strano se pensiamo che, seppure il tabellone possa essere inteso come oggetto di marginale importanza, in realtà è solo il più evidente dei problemi.

Si è deciso, infatti, con la forza di una dispotica decisione, di trasferire la sede dell’Accademia da Tirrenia a Roma, proprio in quel centro dell’Acqua Acetosa di cui sto scrivendo. Il provvedimento è stato avversato dai più, soprattutto dai genitori degli accademisti già iscritti. Nessuna valida ragione per questo provvedimento, se un superficiale riferimento alle eccessive spese di mantenimento.

Ora io mi chiedo: costerà molto meno sostenere le accademie regionali? Perché la Federazione dovrà contribuire finanziariamente, così come ha già fatto fino ad ora per quelle regioni che già aveva costituito una loro scuola di formazione specialistica. E ancora: perché abbandonare Tirrenia, perfettamente attrezzata per lo scopo, per trasferire il tutto in un impianto che abbisogna di incisivi e urgenti provvedimenti di manutenzione? Si perché il tabellone segnapunti è solo una delle questioni da risolvere. Infatti nel corridoio sottostante le tribune, dove possono riunirsi spettatori, ad esempio portatori di handicap, dove ci sono le postazioni per i classificatori; dove spesso circolano bambini che, da quella posizione, possono ammirare più da vicino il gioco e il lavoro dei giocatori, ecco là sotto la situazione è pessima. Cavi elettrici tranciati e lasciati scoperti, tavoli e sedie rotti e abbandonati a terra (potete vederlo dalle foto che ho scattato io stessa), oppure pericolosi da usare perché traballanti. Perchè si è scelta una sede da ristrutturare così profondamente? Perchè gli Enti preposti alla sicurezza e all’igiene non sono mai intervenuti per interdire al pubblico e al personale che lavora all’interno della struttura, le parti dell’impianto così mal tenute?

A questo si aggiunga la recente notizia dello smantellamento del confinante campo da gioco del sofball. Allora perché trasferire all’Acqua Acetosa, in un posto assolutamente insufficiente ad un progetto d’élite, quella Accademia che aveva, a Tirrenia, la sua perfetta dimensione, a misura precisa per il baseball? Chi dovrà metter mano a tutti i guai strutturali dell’impianto? Il CONI, proprietario del Centro di Preparazione Olimpica o la FIBS che utilizzerà i locali?

Questa Accademia nasce sotto una grande quantità di brutti auspici: locali non adatti e anche pericolosi, genitori che rifiutano di far frequentare QUELLA Accademia ai loro ragazzi, imputando a ragione non solo la localizzazione non adeguata alle necessità dei loro figli, ma anche alla mancanza di uno staff consono al taglio esclusivo e prestigioso con cui era stata annunciata la novità.

Quindi che gli arbitri tacciano sulle magagne, che tutto venga messo a tacere, che si demolisca pure quello che si vuole, ma l’Accademia a Roma deve esserci, per forza!

Allora mi viene da pensare: CUI PRODEST?