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Di Raffaele: “San Marino punta sempre a vincere. Formula molto deludente”

20 Apr , 2021  

di Emanuele Tinari

Al suo secondo anno al San Marino Luca Di Raffaele vuole vincere con un San Marino cambiato dall’arrivo dello storico manager delle vittorie, Doriano Bindi.

“Noi inteso come gruppo di italiani ci stiamo allenando da un po’, la squadra è buona con la conferma di diversi elementi dell’anno scorso e l’aggiunta di quelli del 2019 non arrivati per problemi con la pandemia. Prima esperienza per me con Doriano Bindi, l’ho conosciuto bene in questo periodo e devo dire che l’impatto è stato molto buoni, mi trovo bene a lavorare con lui. Arriviamo dalla finale persa a gara 7 lo scorso anno, dove sì, siamo stati sfortunati per qualche assenza di giocatori fondamentali, ma penso che si poteva portare a casa ugualmente. L’obiettivo iniziale come sempre è vincere, ogni anno qui la squadra è competitiva, sarà una stagione diversa, ma la voglia è quella di arrivare fino in fondo. Dal punto di vista personale l’obiettivo sarà lanciare il più possibile. Penso che partirò come rilievo, ma se servirà sono sempre pronto ad essere utilizzato anche come partente. Da ragazzo è sempre stato questo il mio ruolo, mentre in A1 ho giocato principalmente da rilievo. Se due o tre anni fa mi avessi fatto la domanda sul ruolo preferito avrei risposto senza dubbio lo starter, ora mi piace anche questa nuova veste anche se è molto diversa da gestire soprattutto dal punto di vista del riscaldamento dove sto migliorando per accelerare i tempi”.

Una formula che ha lasciato tutti (o quasi) perplessi e Di Raffaele non si discosta assolutamente dall’opinione generale.

“Noi tra giocatori ci parliamo, sento tutte le campane e c’è molta perplessità. Personalmente sono molto deluso. La prima fase non mi piace, fare un campionato di 33 squadre con solo 24 partite è assurdo, giocheremo sempre in double-header, alcune volte anche la mattina in campi non omologabili fino a qualche anno fa. Tra A1 e A2 ci sono delle differenze sostanziali, vero che ci sono squadre che possono tranquillamente battere formazioni di massima serie, ma altre come quelle venute su direttamente dalla B che pagheranno inevitabilmente il doppio salto. Per questo preferivo sicuramente la formula iniziale. Ho letto che qualcuno chiama la seconda fase addirittura “playoff” ma non bisogna scherzare, è una presa in giro. Ci sarà la certezza di non giocare almeno con una delle “teste di serie” durante la stagione visto la divisione in due gironi e per me il vero campionato saranno quelle 12 partite finali. Un numero davvero striminzito per giocarsi una stagione, bastano un paio di infortuni di troppo nel weekend decisivo e non c’è neanche la possibilità di recuperare. Capisco che tra Covid ed Europeo i tempi siano stretti, ma perchè buttare le prime sei settimane? Ultimi anni si è parlato tanto di far salire il livello, ma per far questo io vorrei giocare più volte possibile con le altre big del campionato, mentre così non le affronteremo neanche tutte. Per il futuro bisognerà decidere bene cosa fare, se partire dal basso o puntare ad un campionato d’elite e in quel caso l’ultima cosa da fare è allargare”.

In chiusura la classica domanda che facciamo a tutti gli azzurri nell’anno dell’Europeo casalingo, la possibilità di vestire l’ambita maglia della nazionale.

“Non sarà facile, negli ultimi due anni ho fatto solamente qualche raduno. Io cerco di non pensarci, ovviamente ci punto ma devo solo fare al meglio il mio lavoro, meritarmela sul campo, poi le decisioni finali toccano ad altri”.

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