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FORSE IL CONTE DRACULA GIOCAVA A BASEBALL?

23 Set , 2020  

di Ignazio Gori 

Non viene nemmeno citato – clamorosamente direi – dal luminare David Block nel suo saggio Baseball before we knew it, pubblicato dalla University of Nebraska Press, la “bibbia” sulle origini del baseball.

Di cosa sto parlando?

Dello sport nazionale della Romania – e chi dice “calcio” è squalificato – ovvero la Oina (o Doina). Jocul care ne unește, ovvero “il Gioco che ci unisce”. È questa dicitura chiaramente nazionalista ad accompagnare e incorniciare il logo della federazione nazionale rumena, Federaţia Română de Oina – per molti anni assimilabile ad una associazione – fondata nel 1932, della Oina (www.froina.ro), una rivendicazione precisa su quale sia l’entità culturale, il collante popolare di una identità che non lascia molto spazio a fraintendimenti. Ho citato il libro di Block perché è incredibile quanto questo gioco rurale sia simile al baseball, anzi, ne costituisca, con diverse differenze ovviamente, quasi la base “narrativa”, forse più di alcuni giochi di origine anglosassone, da cui è poi è scaturito il baseball statunitense e di cui si è parlato e straparlato. E se invece il feeder, o il rounders inglese, considerato l’ultima versione “spuria” del baseball prima della codificazione moderna – nel 1845 e poi vari emendamenti successivi – e andando ancora più indietro, lo stull ball o le varie versioni del cat-ball (two-cat ball, three-cat ball…) non derivassero da questo antico gioco rumeno? Magari tramite oscuri, misteriosi, e quanto mai affascinanti scambi commerciali o culturali? È impossibile trovare un punto di effettivo contatto, ma è molto attrattiva anche solo l’ipotesi di una simile eventualità, ovvero individuare con la macchina del tempo che grado di parentela la Oina – e la sua versione russa della Lapta, con la quale è in eterna concorrenza ideologica – possa avere con il nostro amato baseball.

Ma come si gioca a Oina?

Le regole, come accennato, sono molto simili a quelle del baseball: l’obiettivo del gioco è quello di conquistare il maggior numero di basi possibili, non dei cuscinetti, ma dei piccoli territori. Per conquistare le basi, otto in tutto, ruotando non in senso antiorario come nel baseball, ma in senso orario, il battitore dell’attacco deve colpire una pallina lanciata non dall’avversario, ma da un compagno di squadra, con una mazza (bata), una stecca in legno, cercando di allontanarla il più possibile, entro le due linee laterali (linee di fallo) dai difensori schierati in campo. Ogni team è composto da 11 giocatori, divisi in attacco e difesa. Non c’è limite temporale, una gara può durare pochi minuti, mezz’ora o molto di più. Il campo è un rettangolo di 70×32 metri, diviso in tre “zone”: la zona di battuta, la zona di gioco e la Back zone (zona di fondo). Le fasi del gioco che coinvolgono le squadre, sono due: quella di battuta e quella di ricezione. La squadra che batterà per prima è scelta tramite il lancio in alto della mazza dell’arbitro, una specie di “contesa” di cestistica memoria. Il giocatore che riuscirà ad assicurarsi il “possesso”, ovvero almeno 4 dita su 5 sulla mazza, regalerà la prima fase d’attacco alla propria formazione.  Il battitore che ha avviato una corsa dovrà attraversare la linea di partenza (o di battuta), attraversare le varie “basi” toccando la linea di fondo, quella dalla Back zone, per poi tornare indietro e attraversare “salvo” la linea di arrivo, o di fuga, Escape zone. I difensori, posizionati all’interno di cerchi tra una zona e l’altra, chiamati “centocampisti” (mijlocaşi) o “laterali” (mărginaşi) in base alla loro stazione, dovranno impedire l’avanzata degli attaccanti, lanciandosi tra loro la pallina, “catturando” nelle varie basi il corridore e cercando di colpirlo. Sono consentiti al massimo due corridori per azione. Una volta colpito nelle prime quattro basi, il corridore si posiziona nella zona di fondo. Quando, rientrato in gioco, verrà colpito anche nelle ultime quattro basi, verrà eliminato definitivamente. Gli undici giocatori sono schierati nelle seguenti posizioni: 3 centrocampisti, 3 laterali avanzati, 3 laterali di ritorno, 1 calciatore di fondo (fundas), libero di muoversi all’interno della zona di fondo e 1 frontale (fruntaş), libero di muoversi nella zona di battuta. Le squadre si scambiano i ruoli d’attacco o difesa in seguito all’esaurimento degli undici corridori. L’azione d’attacco dunque si sviluppa in questa cronologica esecuzione:

1-attesa del turno di battuta

2-battuta

3-corsa nel corridoio di avanzata (le prime 4 basi)

4-sosta nella zona di fondo

5-corsa nel corridoio di ritorno (le ultime 4 basi)

Ogni squadra ha un capitano (baci). Un centrocampista mediano (che sta al centro campo) è di solito è usato come capitano perché può scagliare la palla contro un attaccante in qualsiasi posizione di gioco. Ogni squadra può effettuare cinque sostituzioni.

Fino a qui sembra facile, forse, ma la particolarità viene ora, nell’assegnazione del punteggio, perché nella Oina i punti li possono mettere sul tabellone sia l’attacco che la difesa, contemporaneamente. Non avendo infatti a disposizione nove riprese come nel baseball, le squadre, similmente al Cricket (altro affascinante “cugino” della grande famiglia mondiale del “batti-e-corri”), disponendo di un solo turno d’attacco, fino ad esaurimento corridori, e di difesa, possono acquisire punti in diverse maniere. La Difesa acquisisce 2 punti ad ogni “cattura”, se colpisce il corridore in ogni parte del corpo, a meno che quest’ultimo non si protegga respingendo la palla con il palmo della mano o il gomito interno. L’Attacco acquisisce 2 punti se la battuta scavalca la linea dei 65 m in aria, entro le linee laterali (di fallo) – una specie di home run –, 2 punti se cade nella zona di fondo, 2 punti se la palla viene toccata al volo dalla difesa ma esce comunque dai limiti della zona di fondo, 1 punto se la palla attraversa la linea di fondo di 60 m e viene comunque catturata al volo, 1 punto se cade nella zona dei tre quarti campo o se la scavalca in aria, deviata dalla difesa …

Vi siete persi? State sorridendo come alla prima sommaria spiegazione del Cricket o del Baseball?

No, amici, non vi avvilite, e soprattutto non sorridete compiacendovi, perché la Oina in Romania è una cosa seria, serissima, è il vero sport nazionale, talmente seria da indurre già nel 1782 il medico Istvan Natyus a scrivere un manualetto nel quale verranno citati i benefici atletici e salutari di questa arcana disciplina; talmente sentita che il referendum del 1866, sul principe reggente Carlo Ludovico di Hohenzollern-Sigmaringen, non si poté tenere nella città di Ploiești, vista che quasi l’intera popolazione cittadina era radunata intorno al campo ad assistere ad una partita.

La Oina è parte integrante della storia rumena, ma è nata e si è sviluppata inizialmente solo nella regione della Valacchia, nelle comunità dei pastori, all’inizio del 1300, durante il regno di Vlaicu Vodă. Le prime fonti concrete ne attestano la presenza fissa nel territorio, con tornei e manifestazioni rurali, nel 1364, mentre per una codificazione normativa e un regolamento ufficiale si dovrà attendere il 1899, quando il ministro dell’istruzione, Spiru Haret – uno di quei tipi oscuri e affascinanti, col cilindro che avreste potuto trovare nel sedile accanto al vostro sull’Orient Express – grande fan di questo sport, ha deciso sia di inserirlo nelle scuole sia di organizzare i primi tornei a cadenza annuale, processo che ha permesso l’espansione della Oina in tutta la Romania e anche nella vicina Moldova, tanto che attualmente abbiamo due federazioni, una con sede a Bucarest e una a Chişinău. Ma l’espansione della Oina non vuole, non vorrebbe arrestarsi. La FRO (Federaţia Română de Oina), lancia la sua sfida al mondo, nell’intento di avanzare un progetto di Federazione Internazionale; servirebbe solo un altro paese affiliato, visto che i regolamenti internazionali indicano un minimo di 3 paesi fondatori. Chi dunque, dopo la Romania e la Moldova, sarà il terzo e decisivo membro della prima Federazione Mondiale della Oina? La vicina Bulgaria? Probabile. La Serbia? Dove già negli ultimi tempi si sono tenute gare e tornei dimostrativi? La Svezia, che ha mostrato pallidi interessi chissà per quali motivi? La Turchia? Di certo non la Russia o l’Ucraina, orgogliosi della loro Lapta! E perché non l’Italia, grazie all’enorme spinta della grande comunità rumena? E i Paesi Baschi? E l’Irlanda?

La FRO è come detto nata nel 1932, e nonostante l’amore popolare che lega i rumeni a questo sport, ma non sono stati certo pochi i periodi bui e di difficoltà.  Durante il lungo periodo comunista, fino al mandato di Nicolae Ceaușescu, dal 1967 al 1989, questo sport continuò a essere praticato, con i club sotto il controllo dello Stato, dell’esercito, degli altri corpi nazionali o delle fabbriche corporative, ma per il popolo era ormai diventato quasi un passatempo, un qualcosa legato al passato, non uno sport attivo, meritevole di professionalità o di una vera organizzazione federativa, restando vivo solo nelle feste campagnole, nelle sagre nazionaliste, negli annuari scolastici, dove foto in bianco e nero di squadre mitologiche evocavano miti di leggendaria imbattibilità. Sembra incredibile, ma solo nel 2014, la Oina è tornata alla ribalta nazionale, con tutta la visibilità che gli spetta. Il merito va al progetto fotografico di Bogdan Boghițoi e di Sorin Vidis, due giovani appassionati e talentuosi, decisi a rispolverare questo “fenomeno” popolare, assopito nel tempo, quasi sconosciuto ai giovanissimi, attirati quasi completamente dalle sirene scintillanti del calcio straniero. C’è infatti un grosso buco nero tra le foto d’epoca, quelle di fine ‘800 fino agli anni ’30 di questo sport e quelle di Boghitoi-Vidis che hanno riportato una testimonianza viva nel paese. La Oina è viva e respira. Un respiro che dalle vecchie cascine e campi sterrati si espande ai nostri giorni, capace ancora di coinvolgere le nuove generazioni. Tutta passione quella dei due fotografi e di tutti quelli che giocano a Oina, visto che non esiste un indotto finanziario di alcun genere. È come il “Bowling su strada” irlandese: pura tradizione, passione … la stessa passione che ti fa amare di più il tuo paese. Che te lo fa riscoprire. Dandoti la sensazione di non esserci mai vissuto realmente. Il prezioso documentario di Boghitoi-Vidis ha permesso inoltre una riscoperta dell’Oina nelle scuole, parte integrante dei corsi di educazione fisica ed è soprattutto un invito aperto, uno stimolo, in seguito alla decisione del governo di ufficializzare questa disciplina a unico sport nazionale, a chiunque voglia sponsorizzare e finanziare il movimento, perché c’è, come nel baseball purtroppo, penuria di sponsor e di solito chi lo pratica questo sport è lo stesso soggetto che lo finanzia a promuove; davvero troppo poco per portare avanti una tradizione con 700 anni di storia.

Attualmente si disputano regolari campionati nazionali in Romania e Moldova, più innumerevoli tornei inferiori, giovanili e dilettanteschi. Le squadre più rappresentative sono la Frontiera Constanta, la Straja Bucuresti, il Luceafarul Ramnicelu, la Dinamic Coruia, il Cronos Barlad, la Victoria Surdila Greci e la Juventus Olteni. Trovate la squadra che vi sta più simpatica e andate a spulciare i siti su internet, le classifiche, i punteggi … Scoprirete un piccolo mondo antico!

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Lasciatemi dire che è incredibile quanto i giovani rumeni, nonostante la somiglianza della Oina con il baseball, siano restii ad appassionarsi a quest’ultimo. È quasi una antitesi insanabile, stranissima, e non sono pochi quelli – come il lanciatore Eduard Pirvu di Botoșani, conoscenza del baseball italiano – vorrebbero smuovere le acque della esile federazione rumena. Ma ancora lunga è la strada del baseball verso la terra di Dracula. A proposito, Vlad III di Valacchia (Sighișoara, 2 novembre 1431– Bucarest, dicembre 1476/10 gennaio 1477), il mitologico conte sanguinario, guarda caso originario proprio della regione natale della Oina, potrebbe lui stesso aver impugnato la mazza e colpito un lungo fuoricampo … Chi può dirci che il conte Dracula non sia stato il primo personaggio illustre ad aver giocato alla genitrice più arcaica del baseball?

Tutto è possibile. Ma non ditelo a quelli di Cooperstown!

 

(le immagini sono tratte da: immagine 1 da ziare.com, immagine 2 da: anticariatnou.wordpress.com, immagine 3 da: johnjeansonne.com