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GABRIELE EBAU: CAPITANO, GIOCATORE E CONDOTTIERO

3 Lug , 2021  

di Serenella Mele

Giovane, saggio, capitano. Gabriele Ebau, 29 anni, capitano del Cagliari Baseball. Si racconta, con l’attenzione di dire e non dire, ma facendo emergere l’orgoglio di appartenere all’isola dove è nato ed a quella maglia che ormai è diventata una seconda pelle. Da uomo di sport, quando serve tira fuori l’orgoglio di appartenere alla sua terra e rappresentarla. Col dovuto rispetto, forte dei valori che gli sono stati trasmessi. Ancora di più dopo aver raggiunto col suo Cagliari un risultato storico: essere tra le otto squadre più forti d’Italia. Recentemente si è sentito in dovere di rispondere sui social alla domanda:

Ma il Cagliari…rappresenta Cagliari?

Ho risposto, in modo garbato ma fermo. Si, indosso fiero la maglia del Cagliari, ma sono nato a Pirri (centro abitato di 29 638 abitanti appartenente alla città metropolitana di Cagliari con lo status di municipalità, a circa 5 chilometri dal suo centro storico). Ho passato la mia infanzia su quel campo di patate -racconta tra il fiero e l’orgoglioso capitan Ebau – in realtà sono spine, cardi e vari tipi di infestanti del campo CEP di Cagliari, che fino all’ultimo sta continuando ad ospitarci per gli allenamenti ma non è omologato per le partite di A2 e A1. Però effettivamente aveva ragione il signore al quale ho risposto pubblicamente. Forse non rappresentiamo proprio Cagliari: ci sono ragazzi di Quartu, Sestu, negli anni hanno contribuito a far crescere questa società tanti ragazzi di Iglesias, Alghero, Sassari. Quindi in realtà mi piace pensare che il Cagliari Baseball rappresenti un po’ tutta la Sardegna”.

Ti sei sentito chiamato in causa da sardo e da giocatore del Cagliari?

“Diciamo che non mi piace stare molto sui social, però mi sono sentito chiamato in causa, perché tanto il signore in questione voleva solamente parlare del fatto che abbiamo 5 stranieri nel roster. Sembra che si cerchi in tutti i modi di screditare il Cagliari. Non sanno che ci sono ragazzi, come nel mio caso, che quella maglia l’hanno praticamente cucita addosso e la indossano da più di 20 anni. Io sono entrato a far parte del Cagliari baseball che stavo per compiere 6 anni. Sempre e solo Cagliari, non mi è mai interessato altro”.

Raccontaci Gabriele Ebau ed i suoi inizi sportivi

“Sono diplomato in elettronica e telecomunicazioni, a 19 anni ho iniziato a lavorare  a tempo pieno ed è stata dura far coincidere con il lavoro anche il baseball. Ora con un lavoro che spesso mi porta a stare fuori per mesi ed una bambina piccola, è difficile più che mai. Ma la voglia di entrare in campo è più forte di quella vocina che dice sarebbe il caso di smettere, e non posso non ringraziare mia moglie per come mi supporta e sopporta.

A 9 anni sono entrato nel progetto verde azzurro che è sfociato poi con la convocazione in Canada per il mondiale juniores nel 2010, credo di essere stato il primo sardo a partecipare ad un mondiale juniores. Un’esperienza indimenticabile”.

I tecnici che ti hanno formato, a cui sei più grato?

Roberto Greaves (adesso allenatore del  CubaSard) é stato il mio primo allenatore. Lo ricordo con grande affetto, mi ha fatto innamorare di questo sport. Poi è arrivato Noel Guerra che mi ha fatto crescere tantissimo,  un tecnico eccezionale.

Dopo Noel Guerra, ha preso le redini del Cagliari Walter Angioi, che prima di essere il Manager è stato anche un compagno di squadra. Adesso é bellissimo poter vedere il numero 7 un tempo di Walter nelle spalle di Gabriele, suo figlio e straordinario giocatore”.

Francesco “Checco #8” De Mauri, ex interbase del Cagliari, scrive dal Giappone: “Tornavamo a casa stremati, sporchi, e zoppicanti…A Milano contro l’Ares, prima palla di gara due ero primo in battuta, bunt, scontro con Faso in prima…legamento crociato sfilacciato…ma ci giocai una partita sopra, per mia scelta, perché si partiva sempre contati da Cagliari. Che bello potervi vedere oggi lì, nella top8!”.

Capitan Ebau che contro il Brescia domenica scorsa ha eseguito una presa “leggendaria” a sentire i racconti di chi ha potuto vedere la partita. Una presa da MLB.

Il tuo ruolo di capitano, prevede anche prese da MLB?

“Diciamo che un tempo era roba di ordinaria amministrazione -racconta fiero Gabriele Ebau – a pensarci adesso posso dire solo che contro il Brescia è uscita fuori una bella presa. Speravo di arrivarci, sarebbe stato un peccato non prenderla. Livan Delgado stava dando tutto se stesso nei sui ultimi lanci e bisognava provarci”.

I tuoi valori: cosa ti scatena dentro la Top 8?

“Ho iniziato a pensarci in aereo, mentre tornavamo dalla trasferta. È incredibile… Poco fa ho riletto un intervista che mi fecero nel quotidiano sardo anni fa, si parlava di sognare l’IBL con il Cagliari a Cagliari, si può dire che per qualche settimana questo sogno in parte si stia realizzando. E adesso siamo qui, sappiamo benissimo che andremo incontro ad un livello ed una qualità di gioco molto elevati. Bisogna conoscere anche le proprie capacità e sarebbe da fessi dire che andiamo a combattere per la finale scudetto, ma sicuramente scenderemo in campo dando il massimo. E poi si può sempre sognare giusto?”.

Oltre al talento sportivo hai orgoglio e saggezza: ma una sana giustificata cattiveria? Mi riferisco all’inaccettabile situazione di una squadra #top8 ma senza un campo.

“In questi anni abbiamo ottenuto tanti ottimi risultati, sia come società con le varie promozioni partendo dalla C2, ma anche con le giovanili. Senza parlare poi dei risultati individuali e delle capacità che ha la società di far crescere e maturare dei ragazzi in condizioni più che difficili. Sappiamo che la società fa di tutto per trovare una soluzione, il presidente Aldo Pisano in primis. Ma nessuno a Cagliari sembra riconoscere il baseball come una realtà, nemmeno se si sta facendo onore in serie A1”.

In fondo è solo un gioco, il baseball. In fondo sono Giochi, quelli Olimpici. In fondo, i sogni finiscono all’alba: quelli del Cagliari Baseball incontreranno il grande Parma nel caldissimo pomeriggio emiliano, per dare vita alla prima sfida dell’elite nazionale italiana in vista del titolo tricolore. Sarà scritta un’altra pagina di “sarditudine”, al sapore di coraggio ed orgoglio, talvolta trasformati in prese da MLB.

 

 

 

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