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Giovanelli: “Negli Usa macchina organizzativa clamorosa, noi al livello dei grandissimi”

13 Ago , 2018  

di Emanuele Tinari

Un’avventura partita da lontano, iniziata con il Torneo delle Regioni e culminata con lo straordinario terzo posto per la rappresentativa dell’Emilia Romagna nelle Senior League World Series di Easley negli States. Di questa incredibile cavalcata parliamo con il coach Cristian Giovanelli.

“Il lavoro dello staff formato dal manager Ettore Finetti, il pitching coach Giacomo Bertoni e da me che sono hitting coach, parte da marzo da quando si effettuano le prime selezioni per scegliere i ragazzi che parteciperanno al Torneo delle Regioni di giugno. Il “Torneo” in Friuli è stato vinto abbastanza agevolmente senza sconfitte, anche il trofeo Emea per scegliere la rappresentante è andato via agevolmente fino alla bellissima finale con l’Olanda vinta 1-0 in una partita molto stretta in cui anche le decisioni manageriali sulla gestione del match hanno avuto il loro peso specifico. La difficoltà di questi tornei sta proprio in questo, gestire lanciatori e il loro numero di lanci”.

Finalmente si arriva negli Stati Uniti, seconda esperienza consecutiva per l’Emilia Romagna dopo il 2017, con ben altri risultati.

“L’anno scorso abbiamo vinto una partita contro il Canada. quest’anno vista l’esperienza passata tutto lo staff era più preparato. Avevamo una rosa forte, molto competitiva, abbiamo gestito tutte le difficoltà che un torneo può rappresentare raggiungendo un gran risultato come il terzo posto. Purtroppo con la selezione dei Caraibi, che poi si è laureata campione del mondo contro gli Stati Uniti, arrivavamo dopo cinque partite, mentre loro che erano teste di serie e ci avevano sconfitto 11-10 nella partita della prima fase in cui vincevamo 10-8 all’ultima ripresa, con sole due. Funziona così e lo sapevamo però siamo arrivati un po’ affaticati a livello fisico, mentale e con i lanciatori. Comunque abbiamo battuto Canada, Australia e soprattutto Venezuela e loro non ci sono rimasti tanto bene. In quella gara va segnalata la prestazione di Francesco Ridolfi che ha concesso un solo punto in 4.2 inning. Molto bene anche Tommaso Muccini partito influenzato e nonostante la febbre a 38 all’arrivo in America è salito sul monte facendo un’ottima prova, da sottolineare Tomas Canuti vero utility che si è disimpegnato bene da terza base, interbase, esterno salendo anche sul monte per 4 inning contro il Canada, oltre a Juan Carlos Infante jr scoutato durante il torneo e rimasto negli States dove resterà fino a settembre in un’accademia di Milwaukee”.

Oltre il livello tecnico ed il baseball sul campo quello che impressiona è la straordinaria organizzazione e l’importanza data a tutti i minimi dettagli.

“Negli Stati Uniti viene data rilevanza a tutto non solo quello che accade nel diamante. Pensano perfettamente al contorno anche dal punto di vista estetico. Le World Series giovanili vengono viste come un momento di aggregazione, anche dopo la vittoria era più importante la foto di gruppo che i festeggiamenti per i campioni. Poi a livello organizzativo sono delle macchine. Per due giorni c’è stato temporale e c’erano almeno 20-30 addetti a coprire e scoprire il campo, senza dimenticare le splendide strutture. Intorno al campo principale c’era il bullpen, gabbie per i battitori, senza dimenticare il quadrifoglio intorno. Poi anche dal punto di vista tecnico ovviamente nulla va lasciato al caso.  C’è un’opera di scout importante, tutte le partite vengono visionate ed ai giocatori più rappresentativi di ogni formazione viene assicurato un trattamento speciale”.

Un’esperienza magica, di quelle che si vivono sulla propria pelle anche a settimane di distanza. Magica l’atmosfera, super il cammino, speriamo che questa avventura oltreoceano per molti di questi ragazzi sia solamente la prima di una lunga serie.

Foto presa dal profilo Facebook di Cristian Giovannelli