Graziella Sanna

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GRAZIELLA SANNA: LA NUORO SOFTBALL RITIRA LA SUA MAGLIA #19

17 Giu , 2021  

di Serenella Mele

Quando il legame con una maglia, una storia, una società, sono forti: se il concetto fosse indefinibile ai più, te lo spiega Graziella Sanna. Nuorese, classe 1971, moglie, madre, sempre fortemente atleta nel cuore a dispetto del tempo. Sabato 12 giugno 2021 la Nuoro Softball le ha consegnato la sua maglia #19, portata con amore ed orgoglio da quando ha iniziato a giocare a 17 anni, fino a quando ha smesso nel 2005. Prima che avesse inizio la doppia sfida col Caronno la Nuoro Softball ha voluto omaggiare l’impegno ed il legame con la squadra e la società, ritirando la sua maglia e facendogliene dono, come segno di stima, gratitudine e rispetto. L’ex atleta ha anche lanciato la prima palla della serata. L’incontro telefonico con Graziella Sanna è come rivivere un pezzo di storia della Nuoro Softball. Brividi, tanti, in chi conosce Graziella da qualche decennio, sul diamante del “Francesco Sanna” sabato scorso, anche qualche lacrima compresi i suoi dirigenti. Lei no, era nel suo elemento e si è goduta ogni istante.

Ma hai “smesso smesso” di giocare?

Si…dopo una stagione al Cagliari, ho lasciato tutto. Quando ho scoperto che le partite in casa si sarebbero giocate a Nuoro, un po’ mi sono pentita. Sono legata al lavoro di mio marito, avevo allora i bambini piccoli, non riuscivo davvero a prendere l’impegno di giocare un campionato”.

Quando hai iniziato a giocare a softball e con chi?

Ho iniziato con la Polisportiva Monte Gurtei, nel mio primo anno da juniores c’erano anche Elena Catte, Loredana Demurtas, Anna Triscritti, Giovanna Delogu. Io sono arrivata al softball tramite Tiziana Triscritti, mia compagna di scuola, avevo 17 anni. Se avessi iniziato prima, chissà dove sarei arrivata! Il mio primo allenatore è stato Michele Soro, giocavano con me anche Caterina Mameli, Maria Grazia Chironi, Giuseppina Marcialis, Graziana Lostia, Raffaella Piras, Michela Pattusi, io ero terza base e ricevitore anche se dopo ho giocato praticamente in qualsiasi parte del campo. Abbiamo giocato contro Catalana, Iglesias, Cagliari e disputato il primo Torneo Internazionale “Francesco Sanna”. Allora le più grandi giocavano in C1, ci hanno convocate tutte. Dopo un paio d’anni Totoni Sanna aveva deciso di fare uno svecchiamento di squadra: ho un ricordo indelebile della riunione dove ci ha comunicato la decisione -mi racconta Graziella Sanna – le sue dimissioni da allenatore oppure avrebbe allenato la squadra che voleva lui. È stato il nostro allenatore per tre anni. Da quel momento è iniziata la trafila della squadra che poi è arrivata fino alla serie A1: prima abbiamo subìto lezioni di fondamentali da Totoni Sanna, ci ha massacrato con i fondamentali: io penso che ancora adesso, chi gioca ed ha fatto i fondamentali del softball con lui li abbia ancora. Ricordo che durante il campionato, prima delle partite ci faceva fare dieci minuti di fondamentali, sempre. La stagione nella quale Totoni Sanna allenava la squadra, di fatto erano tre i tecnici: lui la preparazione generale più i ricevitori ed i lanciatori, Michele Soro gli interni e Luciano Mele gli esterni. Quell’anno in C1 ho giocato con Marcella Brau, Wendy Pala, Gisele Sulis, Claudia Sulis, Graziella Ticca, Gavina Piredda, Dolores Spada, Barbara Baldelli, Stefania Cannas: abbiamo preso manifeste su tutti i campi -ricorda Graziella – poi sono arrivati come tecnici Giovanni Pittalis con Ovidio Contreras Abreu (primo cubano arrivato al Nuoro, ndr). Salite in serie B, sono arrivate anche le sorelle Claudia e Marina Tore, oltre ad Antonella Casula, da Iglesias e Lilli Bettini da Genova”.

Promozione in A1 nel 2002…

I tecnici allora erano Giovanni Pittalis e Armando Aguiar. In squadra eravamo io, Gisele Sulis, Stefania Sara, Anna Mancini, Stefania Cannas, Antonella Casula, Stefania Disi, Laura Ghioldi, Annalisa Muroni, Anna Podda, Simona Fantetti, Claudia Petracchi, Loredana Spada, Margaret Edwuards, Becky Iaccino, Shanel Garofalo, Caitlin Gentile. In A1 ho giocato anche con la grande Maria Luisa Rubano (99 partite in Nazionale da atleta, manager della Nazionale juniores campione d’Europa, ndr), impossibile non apprezzare oltre le competenze tecniche anche le qualità umane. Ad insegnarmi la mia mitica battuta in corsa era stato invece Beppe Cardet. Quanti playoff e playout abbiamo giocato, mai una promozione o una salvezza tranquille! Io giocavo soprattutto in seconda base e qualche volta esterno, di fatto dove mi mandavano giocavo: forse non ho mai giocato interbase perché non ho un lancio potente. Ho fatto quattro stagioni in A1: ci siamo fatte onore, piazzandoci sempre a metà classifica: alla fine della quarta stagione, nelle statistiche ero la terza in classifica per tripli. Giocavo in qualsiasi ruolo praticamente, avevo pochissimi errori, un’ottima media battuta, ma l’ultima di campionato prima dei playoff il tecnico mi aveva messa fuori. Ho smesso nel 2004, per contrasti col tecnico di allora”.

Un’atleta che da quando ha messo piede sul diamante, è stata mossa da pura passione per il softball, ha dimostrato numeri alla mano di essere brava, non può che soffrirne. La delusione è stata pari alla sofferenza di aver deciso che era il momento di smettere.

Ancora adesso -confessa l’atleta- il sabato pomeriggio prendo posto in una stanza di casa davanti al mio computer e guardo le partite della mia squadra. Non riesco a concepire una decisione che nasce dall’astio, dal coinvolgimento che si può avere contro una società. Personalmente mantengo i legami con le persone che negli anni mi hanno dimostrato vicinanza -prosegue la Sanna- dal punto di vista umano. Sabato scorso io sono entrata nel mio campo e felice di esserci, sono di altra pasta, sento quella squadra ancora la mia squadra quindi non concepisco certi atteggiamenti anche se umanamente voglio bene a chiunque abbia giocato con me e mi ha dimostrato nel tempo amicizia fraterna. Vivo a più di 200 km da Nuoro, nessuno tocchi la mia squadra perché io la difenderò!”.

Ritirata la tua maglia #19, doveroso atto di gratitudine e stima nei tuoi confronti

Mi dicono che ho fatto tanto, ma non hanno idea di tutto quello che da quando ho iniziato a giocare la società ha fatto per me. Mi hanno formata nel carattere, con valori che io adesso trasmetto ai miei figli. Attaccamento alla maglia, giocare per la squadra, sono valori fondamentali. Convivere in un gruppo squadra, la mentalità vincente, a livello personale lo staff Nuoro Softball mi è sempre stato vicino anche in momenti difficili a livello umano: certe cose non le dimentichi, restano dentro di te. Ho avuto anche la possibilità di viaggiare, grazie al softball e alla Nuoro Softball. Come mai ho potuto fare dopo: giocare in un torneo a Cuba, in Repubblica Ceca, girare tutta l’Italia, ci hanno coccolate facendoci fare anche le visite alle città dove si giocava. Ho vinto una Coppa Italia nel 2002 in A2 col Nuoro, ma a me sembra di aver vinto molto di più”.

Quanto ti manca il softball giocato?

Ho lasciato gli allenamenti, non il softball. Anche da lontano, continuo a seguire. Allenare no, non ho molta pazienza. Ma anche considerato che mia figlia frequenta una scuola ad indirizzo sportivo, vorrei proporre il baseball 5 per il prossimo anno”.

La domanda inevitabile: come hai visto la Nuoro Softball contro il Caronno?

In gara uno mi è piaciuta. Penso che Paola Cavallo sia una grande lanciatrice, sa come e dove lanciare, è difficile da controllare. L’unico errore forse è stato non dare la base intenzionale prima del fuori campo che ha portato Caronno sul 4-3, non è certo colpa di Paola Cavallo. Più che di responsabilità della manager ho notato una mancanza della mentalità giusta nella squadra di Nuoro: ci sono molte ragazzine, come è facile entusiasmarsi lo è altrettanto crollare. È la maturità sportiva che manca, non è facile insegnarla. Caronno in gara due lanciava missili terra aria, hanno bombardato la Lopez: la differenza è che Cavallo lancia la palla dove vuole, ci riesce, diventa più difficile da battere. Come l’ultimo lanciatore del Caronno, che ha giocato anche contro di me. Non ha una palla veloce, inoltre diventa insidiosa perché sembra avere due velocità, un cambio che sembra di vedere la palla fermarsi: quella palla avrai difficoltà a prenderla, punto. La Lopez è veloce ma lancia dritta, quindi la batti facile. Opinione mia. Spero che la sosta estiva serva a farla lavorare duramente, in modo che alla ripresa del campionato si trovi completamente trasformata. Lo spero per lei e soprattutto per la Nuoro Softball: ho sempre giocato con tanta passione, sono orgogliosa di quello che fatto. Di incontrarsi e risolvere se c’erano problemi”.

A chi vorresti dire grazie e perché?

I dirigenti mi hanno voluto regalare la mia maglia, come segno di gratitudine. Sono io che ringrazio loro perché mi hanno messa nelle condizioni di fare quello che ho fatto così come con altre giocatrici. Nelle scelte di vita, fino a quando sono rimasta a Nuoro, ho sempre agìto dando la priorità allo sport. Lo volevo e lo sentivo questo comportamento. Il dono della maglia è forse il riconoscimento alla persona oltre che all’atleta. Questo legame resterà per sempre”.


(Fonte immagine: archivio Totoni Sanna)

(Immagine di copertina: il momento della consegna a Graziella Sanna della sua maglia)

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