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Maestri del Baseball: Massimo Asero

13 Lug , 2022  

di Enrico Pasini

Questa è una storia con un capo, ma senza una coda. Questa è una storia con un inizio, ma senza una fine. Perché il protagonista di questa storia non ne vuole sapere di pronunciare la parola fine. Gli ostacoli incontrati sono stati saltati tutti e solo la troppa solitudine, di certo non voluta, è riuscito a fermarlo.

È una storia di forza, grande forza e di coraggio, infinito coraggio, una storia semplice, naturale, che segue il corso delle stagioni ed ha un certo punto è costretta a fermarsi in un lungo inverno. Qui diventa una storia triste, una storia che urla e denuncia un grande spreco ma qui diventa anche una storia che urla alla speranza e al non arrendersi mai, una storia che rimane in inverno ma che guarda ancora decisa alla primavera.

Questa è la storia di Massimo Asero, siciliano di Catania adottato dalla Calabria per lavoro, finanziere al servizio dello Stato e che in questa terra prova a costruire qualcosa da tramandare nel futuro con la sua grande passione, il Baseball.

Massimo ha giocato a Baseball ad alti livelli per 16 anni, dal 1982 al 1998, prima interbase poi terza base, ha girato il Sud e parte del centro con la sua mazza e il suo guantone, viaggiando da Catania a Gravina, fino a Roma e toccando anche il nord più vicino alla Francia con un’esperienza a Cuneo.

Nel 1998 si ferma come giocatore e comincia la sua crescita come Tecnico e nel 2003 comincia la sua grande storia, e la storia del Baseball giovanile in Calabria.

Massimo, insieme ad un ex compagno di squadra prende in mano un progetto, Pitch, hit and run, Lancia, batti e corri, e decide di cominciare a girare le scuole a promuovere il Baseball, cominciando veramente a lanciare il baseball in Calabria, a battere sulla grande voglia di muoversi e imparare dei ragazzi e a correre in più scuole possibile per divulgare il baseball e la sua filosofia.

Rimane presto da solo ma non si arrende di certo, arrendersi è un verbo che non è presente nel vocabolario di Massimo Asero.

Prende di riferimento quattro scuole in quattro comuni diversi, allenando più di 350 ragazzi e Tesserandone subito più di settanta.

Da questi quattro Comuni, con la sola sua forza di volontà e con la forza giovane di questi ragazzi, Massimo arriva a formare nel 2007 fino a 8 squadre. Sono tutte sue e sono le uniche che giocano a Baseball in Calabria. Li allena in palestra, nella palestra della loro scuola e in Estate non si ferma, portandoli ai tornei estivi del centro sud.

Massimo da solo, completamente da solo, porta il baseball giovanile in Calabria, con le sue squadre crea il campionato giovanile della Calabria, le fa scontrare tra di loro, viaggiando anche fuori regione con lunghe trasferte che organizza insieme ai genitori. Si crea un clima fantastico, in cui i ragazzi crescono come giocatori ma soprattutto come uomini.

Il suo primo intento è quello di far conoscere a ragazzi e genitori il complicato gioco del Baseball, farglielo entrare nelle vene e farglielo circolare nel corpo, tirando via così i ragazzi dalle strade sempre più irrequiete e tentatrici della Calabria.

Massimo ci riesce ma si accorge che è veramente troppo solo, chiede così aiuto alla Federazione, che gli manda un allenatore cubano, un ragazzo preparato, non proprio quello che lui cercava ma con cui instaura un bellissimo rapporto e che riesce in breve a portare sulla sua lunghezza d’onda.

Dal 2003 al 2013 Massimo Asero da zero iscritti porta il baseball Calabro alle fasi interregionali e anche nazionali a Nettuno. Porta grandi numeri che però non vengono presi in grande considerazione dalla Federazione. Avrebbe bisogno di più aiuto, di più uomini come lui, e di meno gadget, ma dalla Federazione non riescono ad aiutarlo.

Massimo si scontra con un problema che non è solo suo, ma di tutta l’Italia del Baseball, è forse non solo del baseball, non ci sono tecnici, non ci sono allenatori preparati per insegnare ai ragazzi i movimenti articolati e precisi del Baseball. Vede genitori, dalla grande volontà e passione, allenare le squadre dei loro figli senza aver mai giocato a baseball o preso parte ad un corso per allenatori. Per questo decide di diventare anche allenatore formatore, allenatore che allena ad allenare. Uno sguardo al futuro che si scontra ancora con il poco pochissimo aiuto che gli arriva dalla politica dello sport.

Asero fa giocare i suoi ragazzi allo sfinimento, appena può organizza partite o li iscrive a dei tornei, ma si accorge che comunque si gioca troppo poco. Altro problema del Baseball italiano. Questi ragazzi hanno bisogno di giocare, di lanciare, battere, correre, tuffarsi, sporcarsi di più della terra rossa che li richiama ogni giorno ad uscire di casa ed allenarsi.

Nonostante tutte le difficoltà, e la solitudine nel gestire il mondo del Baseball Calabro, Massimo non si sente mai solo, spronato e aiutato dai genitori che ad ogni trasferta preparano una festa con tavoli imbanditi e grande tifo per i loro ragazzi.

Nel 2011, con i suoi ragazzi ormai cresciuti, prova a lanciarsi nell’avventura della serie C ma alla fine si accorge che lo sforzo è troppo grande e finito l’anno decide di non ripetere l’esperienza.

Arriva fino al 2013 con l’ultimo anno di attività dedicato esclusivamente ai ragazzi poi con grande dispiacere è costretto a fermarsi.

Cambiano i vertici nella Federazione Ragionale e cambiano anche in quella nazionale, Massimo rimane ancor più solo, prova di recente a intavolare un discorso con gli attuali dirigenti nazionali senza trovare però riscontri che possano far nuovamente muovere il baseball in Calabria.

Massimo rimane fermo ma assolutamente non domo.

Quello che Massimo ha costruito negli anni continua a maturare e crescere nella terra calabra. Molti di quei ragazzi volutamente strappati alla strada hanno continuato a giocare a Baseball facendo campionati a Taranto, Foggia, Matino, Paternò, Catania.

Quei ragazzi ormai sono uomini, superano i trent’anni, ma quando lo incontrano ritornano adolescenti, ricordando con lui quanti momenti stupendi hanno passato insieme, valorizzando alla massima potenza il lavoro fatto. Un lavoro fatto con passione e senza tornaconti personali, senza lucro, nelle sue squadre Massimo gli unici euri che chiedeva erano quelli per pagare il tesseramento in federazione, venti euro poco più. Un lavoro fatto a servizio della comunità dove Massimo viveva, dove lavorava, per davvero e ancora, anche nella sua professione, sempre a servizio degli altri.

Rimane fermo Massimo, ma rimane in piedi, la riva del fiume dove in molti si siedono, lui non la considera neanche.

Rimane in piedi, dentro al Diamante, girando di base in base, chiedendo aiuto e aspettando che qualcuno insieme a lui possa ricominciare a far lanciare, battere e correre i tanti ragazzi che la Calabria custodisce e che lui vuole continuare a valorizzare.

Come un maestro del Baseball sa fare, come un vero maestro di vita, come Massimo Asero.