Riflessioni

I ricordi, quelli belli

25 Ott , 2018  

di Cristina Pivirotto

Si chiamava Richard Spica, “Rick” per gli amici e i tifosi. Uno di quei nomi che non sono nella mostra memoria, ma che riemergono quando li sentiamo e subito vengono collocati in una linea temporale, diversa per ciascuno di noi. Quel nome ha preso a girare, di nuovo, tra i “vecchi” tifosi pochi giorni fa, quando qualcuno ha scoperto che Rick ci aveva lasciato, sconfitto da un male incurabile. La sua capacità di vincere non è stata sufficiente contro quel nemico spietato. Era un amante dello sport, in genere e si era dedicato al golf, una volta conclusa la sua carriera nel mondo del baseball. Quello che mi ha colpito è il fatto che tutti i giocatori, con cui ha giocato in Italia, lo ricordino come una persona di grande umorismo, un ottimo compagno di squadra. “Mi ricordo di lui come un ragazzo che era un leader.”, ricorda Vic Luciani, “Era uno tranquillo, ma quando entrava in campo trasformava la sua calma in grinta e potenza.”.

Un ricordo che, alla fine, è consolatorio. Un dispiacere sincero, come capita ogni volta che si hanno di queste notizie. La forma della mente di chi ama il baseball si adatta a quel gioco, che non è regolato dal tempo. Talvolta ci dimentichiamo che, invece, i giorni e gli anni passano, mentre per noi i ricordi rimangono sospesi: nessuno invecchia, nessuno perde vigore. La notizia di una persona che ci lascia per non tornare più ci sbatte in faccia la realtà, ci picchia in testa con la tristezza del tempo passato. Ma se c’è una cosa bella, per gli amanti del baseball, è che si è abituati a perdere come insegnamento di gioco. Allora la consapevolezza di una vita che finisce riesce a lasciarci un sapore meno amaro, come di una sconfitta che non riesce, però, a cancellare i ricordi. Quelli belli.