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INTERVISTA A RICCARDO SCHIROLI: SERVE LA VISIONE DEL FUTURO

26 Gen , 2020  

di Ignazio Gori

 

Nato a Parma nel 1963, giornalista professionista dal 2000, è cresciuto professionalmente nelle radio e televisioni private di Parma e Piacenza, arrivando a ricoprire il ruolo di Direttore di Teleducato a Piacenza dal dicembre 1999 al giugno 2001.  Ha partecipato alla crescita di Baseball.it come responsabile del baseball MLB prima e responsabile editoriale dopo. E’ stato direttore editoriale di Sportal.it nel 2002 e 2003, e nello stesso periodo è entrato all’Ufficio Stampa FIBS, del quale è responsabile dal 2004 al 2016. Ho ricoperto il ruolo di Presidente della Commissione Media della Confederazione Europea Baseball (CEB) dal 2009 al 2013. Ho collaborato con la Federazione Mondiale Baseball (IBAF) dal 2010 al 2013. Per IBAF ho scritto “The Game We Love” sulla storia della Federazione. Dal giugno 2017 è entrato nel Media Department della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per la WBSC ho scritto la seconda edizione di “The Game We Love”, che contiene la storia del baseball e del softball internazionali.

 

Come definirebbe, tratteggiando un bilancio annuale, il 2019 dalla prospettiva della WBSC?

Dal mio punto di vista di membro dell’Ufficio Comunicazione WBSC è stato un anno molto faticoso. Ho dormito fuori di caso per 90 notti. Dal punto di vista della Confederazione, premesso che sarebbe meglio rivolgere la domanda al Presidente Fraccari o al Direttore Esecutivo Schmidt, penso di poter dire che sia stata una stagione di grande successo. La WBSC ha organizzato 11 eventi sul campo e il Congresso di Osaka.

 

Visto dal vivo, l’ultima edizione del “Premier12” cosa ha fatto maggiormente emergere?

Il livello di questa edizione era nettamente superiore a quello del primo Premier12. Forse il Giappone non aveva così tante star, ma alla fine ha giocato da squadra e vinto. Gli stadi pieni di Seoul, Taichung e Tokyo hanno mostrato il livello di interesse che c’è per il baseball internazionale in Asia. Il torneo a Guadalajara ha confermato che il Messico, che non a caso si è qualificato per le Olimpiadi, è il Paese emergente. Non a caso, il Messico è l’unico posto al mondo dove si gioca a baseball 12 mesi l’anno con la Liga Mexicana in primavera ed estate e la Liga del Pacifico in autunno e inverno.

 

Il “marchio olimpico” del Baseball5 è sicuramente una bella conquista per la WBSC. Cosa ne pensa? Vantaggi? Svantaggi di questa nuova frizzante disciplina?

Il Presidente Fraccari me lo rimprovera appena può: “neanche tu ci credevi!”. E lo ammetto: al fatto che il Baseball5 si imponesse così rapidamente non credevo. Ho però sempre pensato che questa versione del baseball e del softball abbia un potenziale enorme. Può avvicinare ai nostri sport persone che altrimenti continuerebbero in eterno a fare la classica affermazione “non capisco le regole”. Può portare il nostro mondo ad avere un ruolo diverso a livello di sport a scuola. Mi ha francamente stupito la freddezza con cui la FIBS ha accolto il Baseball5.

 

Come vede, anche in vista del prossimo “Classic”, l’immediato futuro della nazionale azzurra di Mike Piazza, ormai metabolizzata la delusione del preolimpico?

Non penso che il World Baseball Classic possa segnalare il livello di salute della nostra Nazionale. Voglio dire: le regole del Classic permettono di utilizzare giocatori che per altre competizioni non sarebbero eleggibili. Voglio spiegarmi bene: la FIBS fa bene a cercare di mettere in campo la miglior Nazionale possibile. Rimanere tra le 16 elette del Classic è fondamentale per il movimento. Ma i progetti di sviluppo giocatori sono altro. E senza sviluppo giocatori, l’Italia continuerà a scendere nel ranking mondiale. Al momento, stando al ranking WBSC, non siamo nemmeno più la seconda potenza europea, visto che ci ha superati la Repubblica Ceca. Io penso che la FIBS debba seguire 2 strade parallele: una è quella del World Baseball Classic, l’altra è quella dello sviluppo giocatori. Che passa attraverso scelte coraggiose e l’impegno di risorse. Se non siamo in grado di creare in Italia campionati competitivi, è necessario individuare i migliori giocatori e farli lavorare in contesti competitivi. Partecipare a un Mondiale, anche giovanile, non può ridursi a fare passerella, individuare a tavolino quali squadre possiamo battere e poi dedicarci a shopping, visite alla Diplomazia italiana e foto ricordo. Il baseball e il softball italiano devono puntare su tecnici e giocatori che vogliono andare in campo per vincere.

 

Riguardo le altre nazionali: sorprese e delusioni? O meglio, quali sono seconde lei i movimenti che godono di migliore salute?

In Europa ai primi 4 posti sono arrivati le Nazionali che i giocatori non li producono, ovvero Olanda, Italia, Spagna e Israele. Trovo comico il fatto che Italia, Olanda e Spagna si siano lamentati del modo in cui Israele ha costruito la squadra. Ha fatto quello che hanno fatto loro, solo lo ha fatto meglio. E ha messo in campo una squadra, non un insieme di giocatori, anche di talento, che esprimevano modesto senso di appartenenza. La rissa che ha seguito Italia-Spagna a Parma è uno dei momenti più brutti che ho vissuto su un campo da baseball. E frequento campi da baseball dalla Pasqua del 1975.
In Europa la Nazione che produce più giocatori è la Germania. Quella che investe di più, in rapporto alla popolazione, nella crescita dei giocatori è la Repubblica Ceca. Entrambe però sono lontane dall’eccellenza. Chiediamoci comunque come andrebbero a finire gli Europei senza i giocatori di doppio passaporto italiani, i caraibici dei Paesi Bassi o i naturalizzati della Spagna.

 

Cosa ne pensa concretamente dello scandalo del “signs stealing” degli Astros e dei suoi infidi strascichi, che hanno purtroppo travolto anche Alex Cora e Carlos Beltran?

Provo grande tristezza. Personalmente, non ho mai apprezzato più di tanto l’azione di rubare i segnali. Ma farlo con l’uso delle telecamere è proprio vergognoso. Astros, Red Sox e Mets hanno fatto benissimo a chiudere i rapporti con chi era coinvolto in questa storia penosa. Devo dire che sono un fermo sostenitore del fatto che la tecnologia va limitata a un ruolo di supporto. Se si pensa di arrivare alla perfezione grazie alla tecnologia, si è fuori strada

Da attento seguitore anche della MLB, con un occhio di riferimento per i Boston Red Sox, ci saprebbe regalare un pronostico azzardato per le World Series 2020? Sorprese plausibili?

Mi sembra prematuro. Le squadre non sono ancora complete. Certo, i Dodgers nella National League e gli Yankees nell’American League sono corazzate. Ma lo erano anche l’anno scorso e l’anno prima. E non hanno vinto.

 

Tre “in” e tre “out”, ironia compresa, che riguardano la prossima Serie A1 …

Posso dire che giudico la gestione del massimo campionato di baseball un vero fallimento di questa Amministrazione FIBS. Non è né carne né pesce. Da anni, forse decenni, sento dire che “bisogna aumentare le squadre e giocare di più”. Con il risultato che si gioca di meno. E quando le squadre aumentano, vengono dalla provincia di Parma o da Nettuno.

 

Fra meno di un anno si andrà al voto. Come dovrebbe essere per lei il futuro Presidente Federale FIBS, alla luce di una agognata risalita?

So che molta gente vuole sapere se ho intenzione di impegnarmi in prima persona nella prossima campagna elettorale. Approfitto di questo spazio per dire che non mi impegnerò politicamente. Ho accarezzato l’idea di candidarmi a una carica elettiva, ma ho abbandonato l’idea. Almeno per ora.
Non è tanto importante chi sarà il Presidente FIBS. Quello che servirebbe è una visione per il futuro. Si possono amare o non amare Riccardo Fraccari e Bruno Beneck, ma loro avevano una visione. Faccio fatica a pensarlo dell’attuale FIBS. E da quel che vedo e sento, non si profila nulla di promettente nemmeno dall’opposizione. Ritroveremo i soliti Sforza e Antolini, che sono “contro” da 20 anni. Mi piacerebbe sapere se sono mai stati “a favore” di qualcosa.
A me interesserebbe far parte di un progetto che ha in mente una struttura diversa per la FIBS, anche sul territorio. E che ha un progetto tecnico. Non sono interessato a fare guerre su giocatori di “scuola italiana” o “formazione italiana” o sull’utilizzo dei “comunitari”. Sono interessato a mettere al centro del progetto gli atleti. Ma per farlo serve un progetto tecnico. Serve, lo so che è inaudito, non mettere come priorità la conferma sulle poltrone.

 

Lei è sicuramente il migliore tra i giornalisti di baseball; oltre al grande Giancarlo Mangini, ha una sua piccola “Hall of Fame” personale che l’ha in qualche modo, ispirata, influenzata …?

Non esistono “giornalisti di baseball”. Esistono giornalisti. Giancarlo Mangini non era un giornalista di professione, ma da lui ho imparato tantissimo. Da ragazzino mi divertiva molto il suo gergo particolare, il modo in cui faceva colore, creava a suo modo personaggi. Anche se oggi ho pessimi rapporti personali con lui, ho imparato parecchio anche da Giorgio Gandolfi. Il suo primo TuttoBaseball, specie la versione settimanale degli anni ’80, resta un modello. Non posso dimenticare nemmeno Stefano Germano e il leggendario Gianfranco Civolani. Civ non è che fosse un esperto di baseball e softball, era più che altro un tifoso, un appassionato. Ma per chi vuole fare il cronista, i suoi articoli sono libri di testo.
C’è poi lo scrittore Premio Pulitzer americano Roger Kahn. Non tanto per il suo premiatissimo ‘The Boys of Summer’. Scrisse un libro sulla sua esperienza di proprietario di una squadra di Lega Indipendente: ‘Good Enough to Dream’. Ho sempre accarezzato l’idea di tradurlo in Italiano.

 

Usando un pizzico di poesia, il momento TOP e il momento DOWN della sua carriera nel mondo del baseball … e come il baseball ha modellato la sua vita?

Professionalmente, la più grossa soddisfazione che ho avuto è recente. Alla conclusione del girone del Premier12 giocato a Seoul l’Ufficio Stampa della KBO, la lega pro della Corea, mi ha ringraziato per il lavoro che avevo fatto. Ma i momenti da ricordare sono tantissimi…da appassionato, Frank Menechino, Mike Piazza e Tony Giarratano che mi sono venuti a battere “high-five” dopo la prima vittoria dell’Italia al Classic 2006 non me li scorderò. Non volevo lavarmi la mano…
La più grossa delusione è stata certamente la telefonata che ho ricevuto la mattina del 21 dicembre a Forth Worth in Texas. Qualcuno mi ha comunicato l’esito del Consiglio Federale FIBS: “Ti hanno tagliato”.

(Fonte immagine: Archivio de “Il Bar del Baseball”, scattata durante una trasmissione in diretta della partita del campionato 2018, tra Rimini e Parma, trasmissione alla quale il dott. Schiroli partecipò in qualità di ospite)