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LA MAGICA MALINCONIA DEL BASEBALL. Intervista Sherwood Kiraly

25 Feb , 2020  

Giornalista, scrittore e sceneggiatore, Sherwood Kiraly insegna letteratura inglese al Knox College di Galesburg, Illinois. Grande appassionato di baseball ha pubblicato due romanzi: California Rush Diminished Capacity, quest’ultimo pubblicato in Italia dall’editore 66th&2nd con il titolo di Pesci poeti e cari ricordi, libro che consiglio a tutti i fan del baseball. Nel 2008 è stato tratto un film dal romanzo, diretto da Terry Kinney con protagonista Matthew Broderick. Con questa splendida intervista, divisa in nove inning, come il gioco da tutti noi amato, Sherwood Kiraly illustra ai lettori de Il Bar del Baseball la sua estrema poetica, i suoi sogni, le considerazioni sul baseball e sulla sua vita.

 

Primo inning. Il tuo libro – Pesci poeti e cari ricordi (titolo originale Diminished Capacity) pubblicato in Italia da 66th&2nd – è ispirato da fatti autobiografici o si tratta di una sorta di tributo alla tua passione per il baseball?

SK. Il lavoro di Cooper Zerbs a Chicago è simile a quello che ho svolto io per alcuni anni in un consorzio di giornali della stessa città, inoltre le condizioni mentali di Rollie Zerbs sono simili a quelle di mio padre verso la fine della sua vita, sebbene le loro personalità siano piuttosto diverse. L’impulso iniziale per il romanzo è stato l’idea che sia lo zio che il nipote soffrissero di sintomi simili. Per quanto riguarda il baseball: beh, sono stato portato a Wrigley Field per vedere i Cubs quando avevo otto anni, e ricordo ancora il mio primo sguardo sull’erba; quel verde è stato una “rivelazione”. Poi sono andato a scuola nei sobborghi occidentali di Chicago, ma trascorrevo le estati della mia infanzia in una piccola città lungo il fiume Missouri chiamata LaGrange, dove giocavo a baseball tutto il giorno e ascoltavo le partite dei St. Louis Cardinals alla radio. Il mio primo romanzo, California Rush (1990, Macmillan – inedito in Italia) una sorta di versione comica di Moby Dick (molto più breve, ci tengo a precisare) parla di tre giocatori di baseball che si trovano coinvolti in una bizzarra serie di 26 valide consecutive culminata in rissa.

Secondo inning. Hai veramente posseduto o visto la rarissima figurina di Frank “Wildfire” Shulte del 1909 di cui parli nel libro? È per caso questa che ho allegato qui sotto nella foto?

SK. La figurina che mostri proviene da una prima serie americana allegata alle sigarette (circolavano due o tre figurine di Schulte) che mi ha dato l’idea per la figurina immaginaria del libro. Ho inventato il nome di una marca di sigari di quell’epoca (intorno al 1909) che aveva messo in circolazione una serie di figurine dei Chicago Cubs, una delle quali appunto di Frank “Wildfire” Schulte. Avevo bisogno di inventare un set di figurine particolarmente raro per giustificare il valore che volevo dare a questa figurina. È anche vero che al momento dell’uscita del libro e del film[1], quella del 1908 di cui faceva parte Shulte era l’ultima squadra dei Cubs ad aver vinto una World Series, quindi ho immaginato alcuni fan ossessivi e agguerriti collezionisti di figurine per i quali sarebbe stata una figurina da avere a tutti i costi. Quasi una reliquia.

Terzo inning. Insieme a L’arte di vivere in difesa (The Art of Fielding) di Chad Harbach, il tuo è uno dei migliori libri a tematica baseball (e non solo, perchè è letteratura vera) che mi sia capitato di leggere negli ultimi dieci anni. Ma, se dovessi stilare una classifica, quali sono i tuoi libri sul baseball preferiti, che hai amato?

SK. Jim Brosnan, lanciatore della Major League tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60, ha scritto due meravigliosi libri di saggistica del tipo “diario di baseball”: The long season (sul campionato del 1959) e Pennant Race (sui Cincinnati Reds del 1961, campioni della National League, per i quali lui stesso fu rilievo). Ring Lardner, che ha iniziato come giornalista sportivo di Chicago coprendo Cubs e White Sox nei primi anni del 1900, ha scritto un famoso racconto chiamato “Alibi Ike” e una serie di lettere immaginarie da un lanciatore egoista semi-letterato sotto il titolo di You Know Me Al. Lawrence Ritter inoltre ha scritto il primo grande libro sulla storia del Baseball, The Glory of Their Times. Bill James ha scritto molti libri superbi sul baseball contemporaneo e storico. E poi, lasciamelo dire, sono orgoglioso del mio California Rush; un libro molto ben accolto dalla critica che ancora oggi regge il passo dei tempi. I fan del baseball tendono ad apprezzarlo molto.

Quarto inning. Nel romanzo citi anche un’altra figurina, quella di Bobby Gibson da rookie del 1959. Ce ne parli?

SK. Da bambino ho avuto la fortuna di acquistare un pacchetto fortunato di figurine Topps che conteneva appunto quella rookie di Bob Gibson del 1959. Allora non si poteva immaginare che sarebbe diventato un grande giocatore, e tanto meno un Hall of Famer. Più tardi la mia squadra della Little League riuscì a vederlo lanciare a St. Louis e lo vidi lanciare molte volte anche in TV. Non c’era un competitore più acerrimo di lui. Era affascinante da guardare, un grande atleta senza dubbio, oltre ad essere ovviamente un abile lanciatore. Ed era molto veloce anche. I duelli tra lui e Ferguson Jenkins dei Cubs terminavano spesso in meno di due ore.

Quinto inning. Nel romanzo hai dato molto spazio alla poesia, alla sua magia, come una “speranza sociale”. Ma chi è davvero Rollie Zerbs? Un poeta? Un sognatore? Un emarginato? Cosa rappresenta la sua figura nell’odierna America?

SK. Parte dell’enfasi sulla poesia era dovuta alla natura della premessa del libro. LaGrange è una città del Mississippi e l’idea mi è venuta in mente quando ero al college, usando la macchina da scrivere portatile Royal di mia madre. Pensai che si potevano teoricamente collegare dei fili ai tasti e gettarli in uno specchio d’acqua – come il Mississippi. Difficilmente ci si può aspettare che i pesci, tirando i fili, possano comporre delle poesie attivando i tasti, ma nella mente di zio Rollie quei pesci sono dei poeti, basta interpretarli. Quando ero un bambino a LaGrange, c’era un proprietario di una taverna chiamato, incredibilmente, Sam Fish. Ed era un ragazzo espansivo, senz’altro interessante, con una buona parola per tutti. I miei genitori mi facevano sedere nel suo bar quando avevo circa quattro anni in modo da poter guardare la televisione che aveva installato di recente. Lui mi chiamava “TV”. E questo è davvero tutto ciò che ricordo di lui. Rollie Zerbs, come Sam Fish, è proprietario di una taverna e sa tutto di tutti. Ogni piccola città ha almeno un grande conversatore e Rollie è un uomo di questo tipo – anche se a differenza di Sam è più sognatore. Rollie vende il suo locale, scelta di cui poi si pente. Infatti si sente solo senza la compagnia dei suoi amici e dei “barflies”, i bevitori assidui. Così gli viene la stessa idea sui pesci e la macchina da scrivere che avevo avuto io ciò diventa quasi la sua ragione di vita. Gli dà una connessione semi-mistica con il fiume che passa vicino a casa sua. Inoltre gli ha fornito un motivo per irritare Belle. Rollie è un artista senza sapere di esserlo, e una volta capito come modificare, correggere le “poesie” dei pesci, riesce a farsi scivolare addosso la realtà, isolandosi. A Chicago sarebbe trattato come un mentecatto, ma a casa sua invece è una persona da rispettare.

Sesto inning. Sei soddisfatto della versione cinematografica, che tu stesso hai scritto, girata nel 2008 da Terry Kinney? Quali sono le maggiori differenze rispetto al libro?

SK. Mi piace quasi tutto il film. I suoi difetti, a mio avviso, sono dovuti principalmente alla mancanza di fondi adeguati e altri dovuti a piccole defaillance, alcuni dei quali miei. È comunque un ottimo prodotto, frutto di tutti gli attori coinvolti, che offrono anche delle sequenze inaspettatamente deliziose. Sarò sempre grato a quelli che mi hanno permesso di partecipare e di essere fisicamente sul set e le location durante le riprese e di aver lavorato a stretto contatto con Alan Alda, Matthew Broderick, Lois Smith, Jim True-Frost e tutti gli altri. E ho incontrato anche il grande Ernie Banks! L’eroe di tutti i giovani fan di Cubs alla fine degli anni ’50. Tutti imitavamo il modo in cui Ernie teneva la mazza dritta verso l’alto, con le dita che tremavano sul pomello mentre aspettava il lancio.

Settimo inning. Tu insegni al Knox College, a Galesburg, Illinois. Che ruolo ha il baseball nella tua vita quotidiana?

SK. Ogni giorno, quando il tempo lo permette, esco nel mio cortile, dove ho una rete di rimbalzo, e lancio una palla da baseball da una distanza di circa 60 piedi (circa 18,2 metri). Se il controllo del lancio è buono, la palla rimbalza e arriva a metà strada, quindi corro in avanti e riprendo la palla. Detesto l’esercizio continuativo ma sono come un cane; devo inseguire una palla. Negli ultimi anni, quando ho sono andato a visitare la mia famiglia vicino a Reno, in Nevada, ho anche fatto scommesse pre-stagionali sulle squadre della Major League, quando le quotazioni sulla vittoria delle World Series sono, credo, più alte di quanto dovrebbero essere. Questo investimento, relativamente piccolo, mi fa ogni volta sperare in una stagione positiva e fortunata; a volte mi va bene altre meno. L’anno scorso i Washington Nationals hanno sorpreso tutti arrivando meravigliosamente fino in fondo.

Ottavo inning. Usando un po’ di poesia, qual è il tuo ricordo sul baseball più prezioso?

SK. Beh, con questa domanda mi hai messo proprio all’angolo! Scrivo fiction, opere teatrali e sceneggiature, a volte anche testi di canzoni, ma l’unica poesia adulta che ho scritto veramente è la poesia dei pesci – una forma molto particolare, che richiede molta attenzione in modo da non includere troppe lettere simili o doppie parole – dopotutto, un pesce non morde un amo a cui è già stata tolta l’esca, quindi parole come, ad esempio, “Mississippi” o persino “hammer” (martello) non sono plausibili con la scrittura creativa di pesci. Come pesce-poeta suppongo di essere nella media, ma non abbastanza bravo da rendere giustizia all’argomento del baseball. Sono riuscito a esprimere credo al massimo la mia passione per il gioco nei due libri di prosa che ho scritto: California Rush e Diminished Capacity.

Nono inning. Quali iconici aggettivi useresti per descrivere l’America di Donald Trump?

SK. Non saprei dire se sia “iconico”, ma mi viene in mente l’aggettivo “fratturata”. Ovviamente non posso parlare per tutta l’America, ma spero di parlare per più della metà di noi quando aggiungo l’aggettivo “imbarazzata” – e soprattutto “determinata”; determinata a cambiare le cose a Novembre, in modo che il paese possa diventare più reattivo ai problemi di tutto il resto del mondo.

Play ball!

Ignazio Gori

 

[1] Il libro è uscito in America nel 1995, il film è del 2008.  Dopo il titolo del 1908, con Frank Wildfire Shulte, i Chicago Cubs avrebbero rivinto le World Series solo nel 2016; 108 anni che hanno alimentato una grottesca superstizione.

(La foto del sig. Kiraly è tratta da knoxenglishdepartment.com)