Racconti

Le cabale dei calzini e della birra

5 Gen , 2018  

di Fabio Zanarini

Le cabale sono tutti quei gesti scaramantici, a volte diventano quasi dei tic nervosi, che tutti i giocatori di tutti gli Sport fanno prima o durante una gara. I giocatori di baseball (e softball immagino) non sono da meno. Chi non pesta le righe entrando in campo, chi quando é nel box di battuta aspettando Il lancio si mette a posto Il sospensorio, chi respira a fondo, chi si mette a posto il caschetto e chi più ne ha più ne metta.

Io nelle serie inferiori avevo la cabala dei calzini. Usavo sempre gli stessi. Li lavavo e li rammendavo amorevolmente subito dopo ogni incontro e li mettevo nel cassetto pronti per la domenica successiva. Purtroppo dopo un po’ di tempo divennero inservibili e li dovetti sostituire. La prima partita con i calzini nuovi giocai contro le Calze Verdi di Casalecchio di Reno. La partita fu tiratissima. Lanciai tutti e nove gli inning, ma persi 2 a 1.

I calzini nuovi non arrivarono nemmeno a casa. Li buttai nel primo cassonetto che incontrai in strada fuori dagli spogliatoi. Seppur amareggiato di aver perso la partita, mi consolò il fatto che sul monte di lancio avversario incontrai  un certo Marco Avallone. Fu una sconfitta onorevole persa contro un grande lanciatore che avevo sempre ammirato. Quando arrivai in serie A invece le cabale non si contavano:

La prima che mi viene in mente riguarda Richi Matteucci e Betulla Martelli i quali erano molto “legati”. Non come giocatori e amici intendo ma in un gesto quasi cabalistico prima di ogni partita. All’uscita dagli spogliatoi, per andare in campo, durante alcune partite, i due si scambiavano spesso una amorevole domanda: “Hai già preso Il ghiaccio?” Il ghiaccio era trasportato in una ghiacciaia termica rigida con la parte superiore scorrevole di lato. Tipo questa:

Un giorno mi offrii di portare Il ghiaccio in campo. Mi bloccarono subito dicendo che quel giorno, non sarebbe stato necessario e che ci avrebbero pensato loro. Non ci feci molto caso all’inizio, ma ripensandoci dopo un po’ mi sembrò alquanto strano. Io rookie appena arrivato in serie A, che mi offro di aiutare i più esperti e navigati della serie e questi non lo accettano? Cominciai a domandarmi il perché di tanta preoccupazione per Il ghiaccio solo alcune volte.  Passi aiutare “Dante” Il nostro famoso massaggiatore, passi che il ghiaccio era importante averlo nel dog-out, ma qualcosa non quadrava. Perché solo alcune volte e non sempre?

Loro, in quelle volte, erano anche i “Guardiani del ghiaccio”. Se a qualcuno serviva del ghiaccio erano loro che avevano l’esclusivo accesso al ghiaccio. La cosa si faceva sempre più sospetta e sinistra. Pensai di agire in una di quelle sere dove l’attenzione di Richi e Bet per Il ghiaccio sarebbe stata meno evidente. La mia attesa duro poco e già la sera successiva misi in atto il mio piano. Decisi che durante la partita, quando Richi e Betulla si fossero distratti da attenti “guardiani del ghiaccio”, di controllare l’effettivo contenuto di quella famosa ghiacciaia.

Verso la metà della partita la difesa dei “guardiani” ebbe una caduta. Richi fuori dal dog-out parlando com Toro. Bet dall’altra parte del dog-out dietro la copertura del bagno. Momento ottimo. Mi avvicinai senza dare nell’occhio alla ghiacciaia e silenziosamente la aprii. Sul fondo, ben coperte e difficilmente visibili alla prima occhiata, erano custodite, ben ordinate, varie lattine di birra.

“Zanaro che stai facendo?” Betulla aveva finito i suoi bisogni e ritornando al posto di guardia, mi prese com le mani nel sacco, o meglio nella ghiacciaia. “Se avevi bisogno di ghiaccio bastava chiedere” continuó. “Grazie Bet, apprezzo la gentilezza, ma ho giá fatto. Anche se mi sembra abbastanza alcolico stasera il ghiaccio” risposi sorridendo. Betulla vedendosi scoperto accennò ad una difesa, ma con una faccia incredula a quello che stava per dire : “Zanaro è una nostra cabala. Ma non dirlo!”

La presi per buona, ma credo che la mia espressione non fu delle più convincenti visto ma da quel momento mi fu concesso di portare Il “ghiaccio” e a volte anche di bere un po’ della sua parte alcolica.