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Leonardo Seminati: “Sogno in grande, punto alla Major League”

13 Mar , 2020  

di Emanuele Tinari

Abbiamo sentito il giovane azzurro in forza all’organizzazione dei Cincinnati Reds qualche ora prima del blocco dello spring training della Mlb e il ritado di almeno 15 giorni della regular season. Abbiamo voluto parlare solo di baseball, scordandoci di un attimo della situazione nel mondo, ma come lo stesso Leonardo ci ha confidato “negli Usa non c’è ancora grande idea del problema, forse stanno iniziando ora a capirlo”.

Ormai da oltre un anno alle prese con il sogno americano, Leonardo è tornato da oltre un mese negli States.

“Sono qui ad allenarmi e mi sto sicuramente divertendo. Finora abbiamo fatto l’Instructional League ed abbiamo appena cominciato il vero e proprio spring training. La durata dovrebbe essere di circa tre settimane di cui due sovrapposte alla MLB. Ancora non mi è stato detto dove inizierò la stagione, spero di partire dal Singolo basso con i Dragons. Finora le mie giornate tipo erano strutturate cosi: arrivavamo al campo, poi verso le 10.30 un colazione, anzi quasi un pranzo tutti insieme, poi allenamento, fondamentali della battuta, difesa dove sono stato impiegato prevalentemente in prima e terza base, poi giocate difensive di squadra, batting practice e qualche partita simulata tra di noi di una manciata di inning”.

Un’esperienza che non ti forma solo come giocatore e per il modo totalmente diverso di vedere il baseball, ma anche come uomo.

“Ti cambia assolutamente. Ti fanno vivere il baseball in maniera diversa, quella vera. Tra i ragazzi c’è tanta competitività, ma anche gioco di squadra. Adesso vedo il gioco in modo diverso, più aggressivo, come vogliono qui ai Reds. Poi tanto cambia anche dalla franchigia, ma per quanto ci riguarda l’aggressività la fa da padrone. Mi piace il modo di risaltare sempre la positività, le cose fatte bene rispetto a quelle sbagliate. Si vede il bicchiere sempre mezzo pieno, si deve lavorare forte, dare il 100% perchè questa è un’occasione davvero unica. Uscire di casa presto per fare l’Accademia a Tirrenia mi ha aiutato dal punto di vista personale. Cambia soprattutto che non sei più vicino ai tuoi, non basta una telefonata e loro sono lì, ma qui non ti fanno mancare niente, ti senti come in famiglia. Fai una vita da professionista. Ti danno la casa, te devi saperla gestire e gestirti come uomo e atleta”.

Un occhio anche alla nazionale e all’arrivo di Piazza.

“Sicuramente sono a disposizione. Come tutti sanno adoro l’Italia, è il mio paese, se mi chiamano e ho l’opportunità tramite i Reds il mio è un sì assoluto, ci sono no al 100 ma al 200%. Qui negli Usa è arrivata la notizia dell’arrivo di Piazza come manager essendo lui un nome di assoluto livello, come è girata la voce del possibile arrivo di Ramirez a Parma. Da qui non è facile seguire il baseball italiano, parlo con Vaglio e ci confrontiamo con lui su quanto succede. La mia speranza è veder crescere il movimento, sapere di campi sempre pieni di ragazzi, non è facile, sarà una battaglia continua ma abbiamo gente giusta per combatterla”.

Per finire un occhio al mondo dei grandi, quella Major dove Leonardo vorrebbe arrivare.

“I giocatori di Major li vediamo sempre, ogni tanto li incontriamo in palestra e scambiamo anche qualche battuta, cercando di rubare i loro segreti. Non ho un vero idolo o giocatore preferito, ma mi ispiro a Francisco Lindor che vive nel complex degli Indians di fianco al nostro. Poi di giocatori forti ce ne sono davvero tanti, ma se dovessi fare il nome del più forte, il vero volto della MLB, dico Mike Trout. Vorrei poter arrivare lì, aver la possibilità di sfidare questi campioni e soprattutto poterci restare per parecchio tempo. Poi se mi devo proprio allargare, sogno l’All Star Game, sono forse un po’ ambizioso, ma visto che ci sono punto in alto”