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L’Italia di Slow-pitch chiude quinta il primo europeo della storia

18 Giu , 2018  

di Emanuele Tinari

Un’esperienza forte, sicueramente da ripetere, chiusa in crescendo dopo un avvio problematico contro chi ha da anni esperienza internazionale.

“Siamo partiti inconsapevoli del livello delle avversarie e di cosa ci aspettava in quel di Chochen. Per noi è stato tutto nuovo e questo ovviamente lo abbiamo pagato nelle prime sfide. – afferma Federico Mariola –  All’esordio con l’Olanda c’è stato equilibrio, poi loro hanno tenuto il campo ed allungato, mostrando come poi abbiamo notato anche in tutte le altre partite, quanto l’attacco fosse fondamentale, mostrando una capacità imbarazzante nel fare big-inning. Sono tutti abituati a giocare uomo dopo uomo, piazzare la palla nel posto giusto e colpire valide in serie. Una volta capito il meccanismo ci siamo tolte le nostre soddisfazioni sconfiggendo due volte Belgio, una squadra davvero valida, ed Irlanda, la cenerentola del gruppo, ma una squadra comunque affiatata ed esperta. Posso dire che noi a livello tecnico, parlando di baseball, eravamo tra i più preparati, ma la Gran Bretagna campione, che ha chiuso da imbattuta, avevo un solo giocatore che da piccolo aveva iniziato con il baseball. Nelle altre nazioni partono sin da piccoli con fast-pitch, slow-pitch, hanno un’altra concezione del gioco, una cultura diversa, l’importanza del lanciatore è maggiore rispetto a noi. Abbiamo visto effetti e tipi di lanci a noi sconosciuti, sarà un’esperienza fondamentale per il futuro, ci dobbiamo adattare a loro, il quinto posto può sembrare poco ma è una buona base di partenza”.

Al di là del risultato un’emozione impossibile da dimenticare.

“Sicuramente aver indossato la casacca della nazionale, aver sentito risuonare l’inno prima della partita saranno cose che mi porterò per sempre dietro. A livello umano si è formato un gran gruppo, su cui sarà doveroso ripartire nei prossimi anni. Sono sicuro che con i giusti innesti sapremo toglierci grandi soddisfazioni. Peccato aver capito dopo due giorni come ottimizzare le nostre prestazioni ed aver dovuto affrontare la competizione con delle defezioni pesanti dell’ultimo minuto in ruolo chiave come quello d’interbase e di seconda base non ci è stato d’aiuto. Poi rispetto ai campi a cui siamo abituati questo era lunghissimo, ben 91 metri. Per questo spesso, anche con una volata, c’era il doppio avanzamento, ma in ogni aziona si ragionava in maniera diversa allo slow-pitch più difensivo a cui siamo abituati. Qui andare oltre i 20 punti era la norma, ma come ripeto sono tutti insegnamenti validi per le prossime competizioni. Sembra ci sarà un nuovo europeo già nel 2019 e noi potremo solo che migliorare”.