Racconti

Loredana Spada: impariamo la vita

22 Mag , 2018  

di Cristina Pivirotto

Loredana Spada è una bandiera del Softball di Nuoro. A 17 anni era già titolare e protagonista nella squadra della sua città. Poi sono arrivate la convocazione in Nazionale, le Universiadi a Bangkok, il Guanto d’Oro come migliore esterno destro del campionato.

Ovvio che mi sento un po’ in soggezione quando avvio la telefonata. Poi, però, sono bastate pochissime parole per stabilire la giusta sintonia. Alla sua vita da atleta, dedica poche parole, in effetti, quelle che servono a farmi capire che quel periodo le ha regalato l’appagamento necessario a non sentirne la mancanza. L’intervista verte sulle sue considerazioni riguardo ad un’esperienza diversa dal solito.

Qualche giorno fa lo zio di Loredana, Ercole Spada, ha inaugurato la sua palestra: un posto “speciale”, si chiama “Team Equa”. Un luogo senza barriere architettoniche, a misura di qualsiasi disabilità. 

Ovviamente Loredana era invitata all’evento e quello che ha riportato non è stata solo la soddisfazione di vedere realizzata l’opera che suo zio ha tanto voluto, ma molto di più.

Gli ospiti d’onore erano Alex Zanardi e Nicole Orlando.

Per Zanardi non serve certo la presentazione. Tutti abbiamo imparato a conoscerlo: lui è volontà pura.

Nicole Orlando è atleta paralimpica, vincitrice, ai Mondiali 2015 in Sudafrica, di quattro medaglie d’oro e un argento, il record del mondo nel triathlon, dopo aver conquistato anche quello di salto in lungo. 

Loredana mi parla con un tono molto tranquillo della giornata passata con questi atleti, della loro disponibilità verso gli altri e l’unica cosa che sottolinea con stupore è la capacità oratoria di Zanardi. Quella qualità lì, sì, l’ha stupita: la ricchezza del vocabolario e il modo disinvolto di parlare in pubblico. Non ha visto la disabilità, ma la grande capacità. Io l’ascolto e penso: “Grande Loredana! Ha assimilato perfettamente la dimensione della diversità come valore e come peculiarità, lontana dalla visione della perdita assoluta”. Questo è importante, perché Loredana è una madre e, di sicuro, insegnerà a suo figlio questi principi. Adesso lei dice che non le manca il softball, che ha praticato per tanti anni e lasciato solo un anno fa, ma se, un giorno, volesse tornare sulla terra rossa, certi principi di vita li adotterebbe, senza dubbio, con i bambini che vogliono giocare a baseball o a softball.

La filosofia del baseball che non pone limiti alla fisicità e ad eventuali difficoltà (basti ricordare un nome, per tutti: Jim Abbott), va d’accordo con il principio espresso da Zanardi “Imparate a seguire il vostro cuore, perché, a volte, la disabilità ce la creiamo da soli”. Loredana mi riporta queste parole che, sicuramente, ha trovato tanto vere da farle rimanere nella sua memoria.

Così come il titolo del libro scritto da Nicole Orlando: “Vietato dire non ce la faccio”.

Grazie a lei per lo spunto di riflessione che mi ha regalato. Siamo sempre così affannati a risolvere le nostre giornate, i nostri guai e ci angustiano le difficoltà, talmente tanto che non sappiamo più goderci le gioie.

Mi vengono in mente i gesti e le parole di sconforto di tanti nostri ragazzi dopo una prestazione scadente. Quanto potrebbero imparare da una persona come Nicole! E quanta ironia metterebbe in campo uno come Zanardi, vedendo caschetti tirati via con rabbia o imprecazioni contro la sfortuna. Non esiste la sfortuna, anche se la chiamiamo spesso in causa. Esistono eventi negativi che non siamo più in grado di usare per renderci conto di quanto, in verità, la nostra realtà sia quella positiva. Un turno di battuta in cui sei rimasto al piatto non è sfortuna, sei tu che sbagli qualche cosa. La battuta che non hai fermato, perché realmente imprendibile, non è sfortuna è la spinta che deve portarti ad essere nel posto giusto al momento giusto, alla prossima occasione. Le gambe che non ci sono più, per Zanardi, non sono un danno, sono state, a suo dire, il modo per diventare un campione, come forse non sarebbe mai diventato continuando a praticare l’automobilismo.

Una grande lezione che spesso, troppo spesso, ci dimentichiamo: la vita che nasce o che cambia togliendoti qualche cosa, la devi modellare giorno per giorno sulle tue necessità.

Sei tu il padrone e tu devi comandare.

Non puoi sentirti sfortunato se hai la vita.

Foto di: Claudio Atzori e Loredana Spada