di Emanuele Tinari
Un’intervista su un quotidiano di Cuba ha fatto venire a galla una verità incredibile che tocca anche noi italiani. “L’inventore” di Mariano Rivera, colui che l’ha fatto diventare un pitcher è un signore che a Nettuno e in Italia conosciamo molto bene, Manuel Cortina
“Guarda è stato nel 1986 quando ho lavorato per la Federazione panamense e Mapril Montenegro mi ha portato a Panama Oeste. Lì ho trovato diversi giovani tra cui Mariano, non era un lanciatore penso fosse un interno ma era molto magro e fibroso con una grossa mano e forza nel braccio, molto serio con una convinzione tremenda, colto e un ottimo ascoltatore. Questi sono stati tutti elementi importanti per me per proporgli di imparare a lanciare”.
Anche Cortina non poteva prevedere una carriera così
“In quel momento non sapeva fare niente, ho iniziato con i suoi movimenti, con dritta e il cambio poi ha imparato la curva. Sono stato con lui solo una stagione, poi penso che sia andato nella Repubblica Dominicana. Se avessi saputo che sarebbe diventato quel fenomeno che è avrei sbancato la lotteria perché avrei saputo quale numero sarebbe uscito (ride Manuel ndr). L’ho solo motivato a cambiare posizione perché ho visto un futuro migliore come lanciatore per il suo carattere freddo, colto e la sua voglia di imparare”.
Nessuno aveva detto nulla di questo. Fino all’uscita del pezzo. Con Cortina che è stato subito contattato da diverse parti del mondo per un pezzo di gran risonanza; soprattutto nell’isola del baseball.
“Mariano parlava poco, era molto preciso, ho passato più di trent’anni senza dire una parola, il fatto che si riferisse a me a Panama è un esempio della grandezza di Mariano e dell’educazione ricevuta dai suoi genitori. Sai quanti pitching coach migliori ci sono? Ho avuto Mariano nella sua bellissima carriera ricordandomi solo i suoi valori etici, la gratitudine non è solo per me, credo che la manifesti con tutti e nel mio caso spero un giorno di poterlo ringraziare per il suo splendido gesto”.
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