Massimo De Luca

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Massimo De Luca, uno di noi

24 Set , 2020  

di Enzo Di Gesu’

Massimo De Luca si candida alla presidenza della FIBS:  la notizia è di quelle col botto, tale da far risvegliare anche l’attenzione dei media – ormai sopita da anni – per il mondo del Baseball/Softball.

Il suo curriculum professionale parla da solo: giornalista prima alla Gazzetta dello Sport, poi al GR1 RAI con Sergio Zavoli, autore e conduttore di numerose trasmissioni sportive, sia in radio che in TV, sia alla Fininvest che in RAI, non ha mai nascosto la sua passione per il Baseball.

Una passione vera, prova che ne sia che durante i miei molti anni di militanza nella Comunicazione federale, Massimo si è sempre dimostrato un amico, aperto alla collaborazione disinteressata, a differenza di altri, più attenti ai benefici che potevano ricavare parlando di Baseball e Softball.

E’ stato un vero e proprio colpo di fulmine – racconta – ero un ragazzo e finita la scuola mia sorella col mio futuro cognato (in seguito allenatore di Softball) mi condussero a vedere una partita dei Senators Roma, dove giocavano Romano Palombi e Gianni Sbarra. Fu una folgorazione, mi piacque tutto: il campo, le divise, i materiali, le dinamiche, insomma tutto.

Così per la promozione a scuola mi feci regalare il mio primo guanto, uno Spalding, acquistato dal papà di Nicola Pietrangeli che era l’importatore per l’Italia.

Iniziai a giocare con la Lazio di Giulio Glorioso, ma arrivato ai vent’anni, cominciando a scrivere per la Gazzetta dello Sport, dovetti scegliere tra la passione e la professione, così seppur a malincuore appesi il guanto al chiodo.”

Immagino che in questi anni i nostri sport ti abbiano regalato molte altre emozioni.

Un altro ricordo particolare è l’inaugurazione dell’Europeo di Parma, nel 1971, con lo stadio strapieno, l’entusiasmo alle stelle e io che facevo da suggeritore a Nando Martellini, incaricato della telecronaca.

Devo dire che ho fatto anche il bat-boy in un memorabile partita  Italia – Olanda con gli azzurri che schieravano campioni del calibro di Glorioso, Rinaldi e Castelli.

Ho anche toccato con mano le meraviglie della Major League, insieme alla considerazione che il Baseball di quel livello aveva per Notari.  Aldo, saputo che mi recavo a Los Angeles, aveva telefonato a Peter O’ Malley e il proprietario dei Dodgers venne personalmente ad accogliere me e tutta la mia famiglia, ci fece visitare tutto lo stadio e, durante la partita ci ospitò nel suo lussuoso box, dove si mangiava con posate d’argento.

Poi ci fece accompagnare dal suo assistente personale nel negozio della squadra dove ci venne spiegato che non avrebbero accettato il nostro denaro. Noi ci sentivamo un po’ in imbarazzo, mentre l’assistente ci sollecitava a prendere sempre più gadgets.”

Veniamo ai giorni nostri, con che spirito ti accingi ad affrontare questa nuova avventura?

Non voglio sembrare retorico, ma con molta discrezione ed estrema umiltà, direi con spirito di servizio.

Francamente avrei avuto mille motivi per dire di no, ma la spinta decisiva l’ho avuta quando ho visto che esponenti di schieramenti contrapposti si erano uniti per propormi la candidatura. Vorrei che il mio modesto contributo servisse soprattutto ad unire le forze.

Capisco che sotto le elezioni ci siano schieramenti contrapposti, ma dopo queste opposizioni servono solo a far perdere il buono che c’è dall’altra parte.

«Se il Baseball e il Softball decideranno di darmi fiducia, non sarò un uomo solo al comando.”  

 Tu hai una grande esperienza nel mondo della Comunicazione, come pensi di metterla a frutto per il Bas/Soft?

Sicuramente, essendo il mio campo, conosco bene i modi e le persone che possono agevolare questo settore. In ogni caso non si deve credere che io abbia la bacchetta magica, ogni miglioramento deve essere studiato e comporta lavoro e partecipazione.

Il problema della Comunicazione va di pari passo con quello delle grandi città, se non hai squadre di vertice a Milano e Roma, fai fatica ad interessare i grandi media.”

Ci sono anche da recuperare piazze storiche.

Certo! Nettuno ha fatto la storia del Baseball. Anche Rimini e Grosseto hanno scritto pagine indimenticabili. Erano, e sono, bacini potenziali di pubblico e d’interesse, oltre che vivai importanti”.

Ma è proprio così difficile far appassionare gli italiani ai nostri due sport?

Personalmente ho verificato che ogni volta che ho portato della gente, magari abbastanza scettica, a vedere una partita, spiegando il gioco dal vivo, illustrando tutte le sue peculiarità, i meccanismi, le tattiche, le strategie, si vanno a colmare i cosiddetti tempi morti e si appassiona il neofita.

Ma per far questo bisogna illustrare con chiarezza, su larga scala, queste prerogative e anche questa mentalità.

I nostri sono sport esatti, le cifre non mentono, mentre noi italiani generalmente siamo più portati a valutazioni personali e magari alla polemica. 

Del resto siamo abituati al calcio, dove una squadra può dominare tutta la partita, per poi perdere per un contropiede.

Io sono tifoso dei Dodgers e tutte le mattine, appena alzato, guardo sull’iPad cosa hanno fatto;  uno come Clayton Kershaw, con quelle statistiche, non puoi certo metterlo in discussione.”

Per quanto riguarda la gestione dal punto di vista tecnico?

Nello specifico non ho esperienza diretta, ma ho accettato solo dopo aver incontrato tutta una serie di persone estremamente competenti e con lunga esperienza. Come ho detto il segreto sta nell’unire tutte le forze per utilizzare al meglio ogni potenziale.

In questo caso vedo il mio ruolo come quello di chi deve sollecitare  le proposte, coordinarle, valutarle, operando una sintesi che si basi su dati concreti. Oltre, naturalmente, a mettere la mia professionalità al servizio di tutto il movimento”.

Che messaggio vorresti dare ora alla nostra gente?

Non faccio certo proclami, mi rendo conto che la situazione è difficile, che il processo di crisi dura da parecchi anni. Non voglio dare colpe, ma cercare di ricompattare l’ambiente, prerogativa indispensabile per il rilancio.

Con molta umiltà farei mia l’asserzione di Kennedy dicendo: ‘Non chiedetemi cosa il Bas/soft può fare per voi, ma cosa voi, in questo caso tutti noi, potremo fare per il Bas/Soft’”.

EDG