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Michele Ebau: la mia vita fra Como e Cagliari

11 Lug , 2019  

di Serenella Mele

Quel 3-1 6-2 sul Senago Milano ha riacceso l’entusiasmo tra i ragazzi del Cagliari Baseball, che stanno vivendo una stagione difficile, con i sacrifici economici affrontati ma non abbastanza ripagati dai risultati nel campionato di A2. Ad Iglesias, 50 km da Cagliari, per la formazione guidata da Walter Angioi, è giocare in casa..ancora, in attesa di tempi migliori che non la costringano a spostarsi avanti e indietro per la città mineraria verso la quale ovviamente hanno una profonda gratitudine.

La doppia vittoria col Senago, ha portato molto vicino alla salvezza la formazione cagliaritana, grazie alla buona prestazione dei lanciatori, ma anche di una difesa sempre pronta ad agire nel modo giusto.

Uno dei protagonisti, Michele Ebau, 29 anni, cagliaritano ma da qualche anno trasferito a Como, dove vive con la moglie e la loro bambina di due anni. Michele nella vita di tutti i giorni lavora come Agente della Polizia di Stato, dividendo il tempo libero tra la famiglia e la grande passione per il baseball: “Faccio parte del Cagliari baseball dal 1998, ma da quando vivo fuori dalla Sardegna, diventa difficilissimo conciliare l’attività agonistica col lavoro e la famiglia –ci racconta Michele Ebau – ma ho preso l’impegno, amo moltissimo il baseball, quindi cerco di onorare quanto promesso al Cagliari. Naturalmente quando la famiglia, che è al primo posto, ed il lavoro me lo consentono. Devo riconoscere che la Polizia di Stato mi viene incontro da sempre, perché io possa partecipare al campionato di A2 col Cagliari. Quindi anche dallo spazio che mi dedica in questa occasione il Bar del Baseball, ringrazio la Polizia di Stato che mi permette di disputare il campionato nazionale”.

Michele Ebau inizia a giocare a baseball a 8 anni, prima come esterno destro, poi passa ai ruoli interni, quindi diventa lanciatore. Al momento gioca esterno e terza base. Dovunque viene chiamato in causa, l’impegno è apprezzabile tanto da rappresentare uno dei punti di forza del Cagliari. Walter Angioi (manager del Cagliari, ndr) è stato prima compagno di squadra, adesso manager: “Gli riconosco un grande impegno, totale, una grande dedizione. Si butta nella mischia, se serve, pur di salvare una situazione di emergenza. Com’è successo qualche settimana fa, quando è dovuto entrare in campo. I miei ricordi di ragazzino, mi portano a quando avevo appena 16 anni, in serie B, a dover andare in battuta in un momento decisivo. Inutile dire che ero agitato, ma il nostro Noel Guerra riuscì a dirmi le parole giuste, a motivarmi. Giocavamo contro il Novara 2000, all’extra inning toccava a me andare nel box di battuta: ho fatto una valida e abbiamo vinto. Poi in A2 contro il Redipuglia nel 2012… ricordo che in quella stagione avevamo vinto solo quella partita, che è stata molto significativa anche per me. Avevo lanciato tutta la partita, contro una formazione fortissima, abbiamo vinto all’extra inning, un ricordo che mi entusiasma a distanza di tempo”.

Le difficoltà di trattenere i talenti, vedono la necessità di lasciarli andare laddove il lavoro dà uno stipendio mentre il baseball ripaga con la sola passione sportiva: “In Sardegna è difficilissimo trovare un lavoro stabile, quindi ad un certo punto ho dovuto fare le valige –ricorda Michele Ebau – ma faccio il possibile per giocare il campionato, ogni volta che riesco raggiungo il Cagliari e cerco di dare il massimo per essere utile. Grazie al Bar del Baseball che da un enorme contributo a far conoscere il nostro sport sempre di più, in modo che aumentino anche i praticanti e gli appassionati”.

Contro il Senago, hai realizzato ben due tripli, una grande ricompensa ai sacrifici che affronti per giocare

Michele sorride, si imbarazza quasi a doverne parlare, ma un risultato come due tripli va sbandierato ai quattro venti: “Non mi sto allenando quanto vorrei, ma mi sono avvicinato al box di battuta con la determinazione ad evitare il K. Volevo girare la mazza e toccare la pallina, sempre con quell’obiettivo in testa. Senza pensare ad altro, senza farsi film troppo complicati sulle possibili conseguenze di un eventuale errore, senza fare calcoli tattici. È andata benissimo, ho colpito e bene, sono molto felice. In una giornata decisiva, come tutte quelle che stiamo affrontando nell’attuale classifica, sono felicissimo del mio risultato e di quanto abbiamo fatto con tutta la squadra per portare a casa le due partite col Senago. Una bella boccata di ossigeno per noi, che ci sarà utile per il resto della stagione. Mai fidarsi delle posizioni in classifica, abbiamo dimostrato che possiamo essere competitivi”.

Hai desiderio di trasferirti in Sardegna, immagino

Non subito, sono giovane e qui con la mia famiglia sto bene. Ma in futuro, certo che si. Se non fosse per la difficoltà di trovare lavoro stabile, la Sardegna è perfetta per viverci”.

Walter Angioi, il suo manager, lo definisce così: “Michele Ebau è il classico leader silenzioso, classico giocatore che fa accadere le cose senza essere mai troppo appariscente. Il Cagliari in questa stagione è molto a credito con la fortuna, molte partite perse di un punto. Dobbiamo dare fondo alle energie, fisiche e mentali, so di poter contare sull’impegno di tutti e confido che così come contro il Senago emergano tanti leader come Michele Ebau: incisivo, di talento, spinto da sacrifici enormi pur di giocare. E portare a casa il miglior risultato possibile e necessario”.

Uno di quelli che butta il cuore oltre l’ostacolo, responsabile fuori e dentro il campo, consapevole di dover rendere conto alla sua passione, dover difendere una maglia ed un’isola intera insieme a tutto il gruppo. Il baseball è sport di disciplina e intelligenza, servono cuore e testa, partire per evitare il K –come ha ben deciso Michele Ebau – poi trascinare la squadra verso zone di classifica tranquille. Il mare non resta agitato per sempre, la bonaccia del Cagliari è arrivata: comandante e marinai sono pronti a navigare per raggiungere il porto sicuro. A vele spiegate, perché far uscire il talento è un attimo: come quando Michele a 16 anni ha risolto la partita. Nervi saldi, batti e corri !