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Oh, Miss Ueno

20 Set , 2018  

di Cristina Pivirotto

12 agosto 2018

Si è appena conclusa la finale dei Campionati Mondiali in Giappone. Rimango a guardare le immagini dei festeggiamenti della ragazze americane, appena laureate campionesse. Le immagini scorrono, ma ho solo un’idea in testa: voglio arrivare alla Ueno. Vincitrice morale, stupefacente atleta, senza dubbio l’eroina della giornata. Voglio intervistare quella che ha vinto senza vincere.

Il tempo di realizzare che non potrò mai farlo e la solita vocina, che mi perseguita da una vita, si fa sentire nella mia testa: “E chi lo dice che non lo puoi fare?”.

Maledetta vocina!

Chiamo Gianluca Marcoccio al telefono e gli racconto della mia idea: se c’è uno che può aiutarmi quello è lui. Difatti lui non dice “Non si può fare”. Se andiamo d’accordo un motivo c’è: siamo due spavaldi incoscienti.

Gianluca mi risponde con l’unica frase che volevo sentire: “Perchè no? Dammi tempo. Non ti prometto niente, ma provare non costa nulla”.

Gli invio le domande. Sono 5, solo 5 e riguardano la partita e la capacità di Ueno di resistere e far funzionare i suoi pensieri per sopportare stress come quelli di quella giornata.

18 settembre 2018

Una telefonata da Gianluca, poche parole: “Siediti e vai a leggere la posta!”.

Che altro è successo adesso? Penso alle lettere che ogni giorno leggiamo o a qualche nuova trovata per ostacolare “Il Bar del Baseball”. Mi preparo ad arrabbiarmi.

Apro la mail che mi ha inviato Gianluca e … non ci posso credere! Dopo una serie di indirizzi che partendo dall’Italia, hanno trasferito le mie domande in America e poi a Tokio, eccola lì, la lista delle mie domande con le risposte.

Controllo meglio l’indirizzo: c’è il suo indirizzo e-mail, c’è la provenienza, Tokio; c’è il numero di telefono, c’è l’indirizzo privato. Non è possibile!

Sposto lo sguardo sulle risposte: tre delle cinque domande portano una risposta uguale “Sorry, this is team strategy”.

Sorry? Miss Ueno non chiedermi scusa! Ho sbagliato io. Non ho pensato che non ero in Italia, che i giapponesi sono riservatissimi e minimalisti. Veramente è colpa mia.

Delle 5 domande ne rimangono solo due che non riguardano la strategia:

1)Quanto è difficile rimanere lucidi dopo che un’avversaria, con una battuta valida, annulla il vantaggio che aveva la tua squadra?

Si deve riuscire a mantenere la calma, durante tutta la partita, non solo in quel momento, Questo è stato il prodotto di un grande sforzo, pesante, ma costante.

2) “The day after “, come hai ammortizzato una giornata così ricca di emozioni e fatica?

Giocando ancora. Pochi giorni dopo aver terminato il campionato del mondo, abbiamo partecipato ai “Giochi Asiatici” a Giacarta ,e dopo aver sostenuto i Giochi Asiatici abbiamo ripreso la Japan Softball League, quindi il segreto per rimanere ancora forte è non fermarsi.

Due domande, poche parole, ma sono emozionata come fossi una tifosa juventina a cui Cristiano Ronaldo abbia rivolto la parola, tipo “Ciao! Come ti chiami?” e tu hai la salivazione azzerata, la lingua felpata, nel più puro Fantozzi style e non riesci a dire nemmeno il tuo nome, ma lui ti stringe la mano lo stesso, per un momento.

Non so se rendo l’idea.

Grazie Miss Ueno.

P.S. – Ho ringraziato anche Gianluca Marcoccio, per circa una settimana. L’uomo che conosce personalmente la popolazione di mezzo mondo e dell’altra metà  ha sentito parlare, ha realizzato un mio grande desiderio. Grazie, ancora grazie!