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PAOLO BARBERO: L’AGONISMO E IL FAIRPLAY

7 Mag , 2021  

di Serenella Mele

A vederlo arrivare nel box di battuta, incute un certo timore, considerata l’altezza notevole (1.92). Quando poi trova “l’attimo e l’occasione”, l’esterno destro dei Grizzlies Torino 48, scarica dalla mazza tutta la sua passione per il baseball. Uno di quei giocatori che ama talmente il suo sport da rinunciare al meritato relax dopo il lavoro, per correre al campo ad allenarsi e giocare. Al cuore non si comanda, alla terra rossa ancora meno, sempre mantenendo il buonsenso e la prudenza a guidare ogni passo.

Il tuo sarà un ritorno nella massima serie…

Esatto. Anni fa col Novara Piemonte 2000, ho esordito in IBL 1 disputando qualche partita, era il 2013. Sono entrato nel progetto del Novara dall’IBL 2, dove’ero titolare. Poi ho avuto la possibilità di fare il salto di categoria, poche ma buone partite, finchè mi ha fermato un infortunio muscolare. Diciamo che ho avuto l’opportunità di verificare la differenza con le categorie inferiori. Davanti a me avevo atleti professionisti, atleti più giovani, come Alberto Varin, Raffaele Medoro, ho comunque avuto la possibilità di dimostrare  il mio valore, soprattutto in battuta. Quell’anno a Novara giocavano anche Angel Calero, Rolexis Molina, Franklin Torres”. 

Lo scorso anno avete rinunciato alla massima serie, posso chiederti perché?

Un gruppo di giocatori si era spostato a Novara, dopo che si era concluso il progetto con la Juve98: c’era la formazione di A2, la serie A federale, andavamo regolarmente a giocarci le posizioni di alta classifica. Le possibilità economiche della squadra ad un certo punto non hanno più permesso di proseguire l’attività, quindi i dirigenti ci hanno lasciati liberi di trovare altre squadre dove giocare. Siamo arrivati a far parte del progetto Piemonte 2000 Novara. Terminata quell’esperienza, abbiamo deciso di sposare il progetto che nasceva a Torino con i Grizzlies, in serie C (2015): ci siamo guadagnati le promozioni sul campo subito al primo anno dalla C alla B, poi dalla B all’A2. Sempre con lo stesso gruppo, voglio sottolinearlo. Naturalmente c’era il desiderio di mettersi alla prova, giocare in A1. Lo scorso anno dovevamo esordire, ma considerata la situazione di emergenza sanitaria, ci siamo riuniti ed abbiamo deciso in tanti di non dare la disponibilità. La società ci ha dato comunque la libertà di allenarci e nel frattempo chi voleva giocare ha cercato o è stato contattato per giocare in A2. Io sono stato nel Cagliari, insieme ai miei compagni Maurizio De Maria, Marco Pascoli, Michele Meschini. Abbiamo vissuto da vicino il bellissimo ambiente che Gianluca Marcoccio da ex giocatore conosce bene. Il Cagliari si stava organizzando per giocare sempre su Milano, andare da Torino a Milano per noi era fattibilissimo. Piuttosto che prendere l’aereo e affrontare trasferte faticose oltre che rischiose e costose, abbiamo chiesto al Cagliari la possibilità di giocare con loro. Inutile dire che ci hanno accolto più che bene. Conoscevo già Walter Angioi (manager del Cagliari Baseball, ndr) per averci giocato contro in passato, ho conosciuto anche il presidente Aldo Pisano, trovando davvero splendide persone. Ci hanno accolto praticamente in casa, come in famiglia, siamo sempre in contatto. Ci hanno coccolato sempre! Ti fanno sentire parte della loro esistenza, diventa inevitabile vivere l’ansia di un risultato, l’appartenenza a quella maglia ed alla città. Ricordo le sfide col Senago, cresciuto in finale di campionato, che poi ha meritato la promozione. Avessimo avuto nel Cagliari 2-3 giocatori di esperienza in campo, potevamo giocarcela anche noi”. 

Walter Angioi, manager del Cagliari: “Grande Paolo, in tutti i sensi! Un ragazzo molto appassionato, disciplinato e sempre allegro, un fisico importante. Buon battitore, un giocatore che secondo me ha reso non quanto meritasse”.

Al termine dello scorso campionato, anche Torino ha fatto le sue valutazioni, richiamando i giocatori che erano andati a giocare altrove. Col nuovo direttivo è nato un progetto di sviluppo, che vedrà la società torinese impegnata in prima persona nell’organizzazione dei prossimi Europei di baseball proprio sul campo dei Grizzlies: 

Speriamo sia utile anche per dare visibilità al baseball nella città di Torino, che ancora in questo senso appare penalizzata -prosegue Paolo Barbero –  la società punta anche a creare una squadra di softball, sta investendo per creare una squadra di baseball che possa fare un campionato dignitoso e non la Cenerentola. Il Parma è forte da sempre, in più si è potenziato. Sono tutti professionisti, molto bravi, vengono da una grande scuola di baseball consolidata negli anni. Quando ero nei cadetti, incontrare il Parma era prenderle di sicuro. Negli anni qualche rivincita ce la siamo presa, col Parma di A1 sono sempre delle belle occasioni per vedere ottimo baseball. Come movimento di baseball, in generale, abbiamo tutti bisogno di visibilità soprattutto per far crescere il numero di praticanti. Ne approfitto per ringraziare il Bar del Baseball per questa intervista, mi fa davvero piacere poter raccontare di uno sport che fa parte della mia vita ormai da 26 anni. Personalmente prima di tutto voglio guadagnarmi il posto sul campo, perché una società che investe ingaggia tanti giocatori e non vuol dire che io debba giocare per forza. Voglio farmi trovare pronto quando mi verrà chiesto di giocare. Soprattutto mi auguro possa essere un anno positivo nel senso migliore del termine, di essere costante nel rendimento tecnico, insieme a tutti i compagni dare un contributo alla società ed al movimento del baseball locale (inclusi Avigliana e Settimo, che si stanno organizzando molto bene anche in vista degli Europei). È tutto un movimento che ha bisogno anche di visibilità per crescere, mi auguro che Torino riesca a dare la giusta risonanza anche all’evento che ci sarà a fine estate con gli Europei”.

Quali sono stati i tuoi risultati più importanti?

Quando ero piccolo il focus per i convocati in Nazionale era soprattutto sui giocatori del centro-nord Italia. I piemontesi della mia generazione in pochi hanno sfiorato la convocazione in azzurro. Adesso è diverso, sarà anche dovuto al fatto che c’è molta più visibilità. Ho compagni di squadra che attualmente sono al raduno della Nazionale U23. La speranza è che i giovanissimi crescano, riescano a migliorarsi tecnicamente, facendosi notare e contribuendo a migliorare anche il movimento del baseball in Piemonte. Il mio risultato più importante è stato a Novara: nel 2014 abbiamo vinto la Coppa Italia in serie A federale. Una performance davvero indimenticabile per me è stata l’aver realizzato nella stessa serata ben tre HR: due in gara 1 e uno in gara 2, contro una delle squadre di Milano. Ho battuto i fuori campo contro Stefano Grassi, che adesso lancia a Senago, militerà anche lui come primo anno in A1, sono molto contento  e lo stimo tantissimo. Nella partita serale ho fatto il fuoricampo su Alex Hernandez, lo straniero del Senago. Una giornata indimenticabile. Poi nascono comunque dei rapporti di amicizia, che restano nel tempo. Al di là della maglia che indossi: il baseball è uno sport che ci permette di pensare, ragionare, non viene richiesto l’eccesso agonistico fino alla ferocia come in altre discipline. È uno sport che ti permette di azzerare brutte giornate, brutte battute, come mi è successo anni fa a Parma. Ho fatto un errore in esterno, il turno successivo ho fatto una valida che ha contribuito a farci vincere. Io lo chiamo il gioco della redenzione, nel senso sportivo del termine. Puoi fare una serie di errori, poi capita la battuta buona che rimette a posto la tua partita”. 

La nuova versione della serie A1, potrebbe penalizzare chi si trova a giocare proveniente dall’A2, oppure no?

Io penso che sarà una stagione particolare, sperimentale. Per me sarà una grande opportunità, da ex A2. Ho la fortuna di giocare contro professionisti, gente che è in nazionale, ha girato il mondo. Sarà molto stimolante dal punto di vista tecnico, se poi dovessi perdere pesante, pace. Io lotterò per non perdere, altrimenti non scenderei nemmeno in campo. Per me è stimolante giocare contro un lanciatore che tira a 90 miglia, è così che cresco. Il discorso vale anche per chi è molto più giovane. Vorrei poter giocare sempre contro squadre come il Parma, per intenderci. Io ci proverò sempre, prima o poi riesco a fare la valida. Sarà una stagione molto corta e può succedere di tutto in campo,  spero vadano bene le cose a livello di salute perché anche il giocare un campionato può rappresentare un rischio più che altro negli spostamenti. Che sul campo ci sia il rispetto, altra cosa importante. Mi auguro che Torino faccia una bella stagione, l’importante è arrivare alla fine che siamo tutti contenti: al di là dei risultati deve rimanere questo”.


(Fonte immagine: archivio di Paolo Barbero)

(Immagine di copertina: Primo piano di Paolo Barbero in battuta.)

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