Racconti

Pier Andrea Piancastelli: un amico del Bar tra il racconto delle World Series e l’innovazione tecnologica

14 Gen , 2019  

di Emanuele Tinari

Tutto nasce dal caso da due semplice chiacchiere come si fa in un vero bar.

“La mia esperienza con il Bar nasce dal fatto che durante le dirette con Sal nel periodo dei playoff Mlb io ero solito commentare i fatti del giorno. Dopo uno scambio di messaggi in diretta fui contattato da Gianluca Marcoccio e parlando del fatto che avrei seguito dal vivo gara 5 delle World Series mi propose di fare una diretta per “Il Bar del Baseball”. Non so come siano andata la diretta di per sè ma è stata una bella esperienza in una Los Angeles tiepidina forse scottata dal fatto che Boston fosse avanti 3-1, infatti la partita in cui c’ero è stata quella del titolo dei Red Sox, quindi ho assistito a qualcosa di storico, con me c’erano m0lti colleghi di Boston davvero felici, io ero meno emozionato visto il mio tifo per gli Yankees”.

La vita di Piancastelli è sempre stata nel baseball (o softball) sia come giocatore, una delle bandiere del Modena tra gli anni ’80 e ’90, che per affetti familiari. Per fortuna non si è fermato solo  al baseball giocato, ma la ditta per cui lavora ha progettato un sensore da attaccare al pomello della mazza che negli States sta avendo un successo incredibile.

“Io lavoro ad una startup alla sua fase finale, siamo una ditta ancora in fase di espansione. In verità tutto è partito dal golf, perchè questo sensore misura i movimenti nello spazio, poi come azienda abbiamo sviluppato i nostri algoritmi da applicare anche al baseball che è la disciplina che sta andando di più. I primi a crederci tra i professionisti sono stati gli Astros, loro hanno uno staff molto tecnologico e ci hanno subito contattato. Dopo di loro sono arrivate altre 18 società di MLB. Tra queste, oltre agli Houston, possiamo nominare i San Diego Padres e Minnesota Twins, ma oltre a queste che ancora non lo hanno ufficializzato, ne abbiamo altre sette in prova. Il successo tra i pro per noi è uno specchietto per le allodole, oltre 300 college per il baseball usano i nostri dispositivi, anche nel golf 200 professionisti lo usano, noi più che sui singoli puntiamo sulle Accademie per divulgare il mezzo tra gli atleti. Inoltre per i professionisti abbiamo studiato un software che funge come raccolta dati e tutti, a parte gli Astros, si appoggiano a noi anche per scelte importanti di scouting, un sistema che ci sta dando grandi soddisfazioni, esploso negli ultimi 2 anni”.

Come detto il sofball fa parte della sua vita privata. Piancastelli ha sposato Loredana Auletta, ricevitrice della Nazionale italiana a Sidney 2000 con il quale ha concepito sua figlia Erika, vera stella del nostro softball. Impossibile non fare domande su di lei.

“Sì, è figlia d’arte ma sia a lei che a sua sorella gemella abbiamo dato la più grande libertà di scelta sulla scelta dello sport. Hanno provato sia softball che basket, Erika è rimasta nel softball mentre la sorella ha scelto l’altra disciplina. Ovviamente la viviamo da gran tifosi, da piccola siamo stati suoi coach ma nella crescita l’abbiamo lasciata con i suoi allenatori, poteva essere controproducente in un’età delicata come quella dell’adolescenza mettersi in mezzo poi è stata lei a venir a chiedere a noi e soprattutto alla mamma dei consigli, cosa che fa tuttora”.

L’ultima domanda è sulle condizioni del nostro baseball.

“Sto iniziando ora a tornare nell’ottica del baseball italiano, prima lo seguivo da lontano negli Usa dai siti e blog. Sento le solite diatribe tra oriundi e comunitari, prima c’era un gran livello ma per un periodo, tipo quello di Farina a Parma, anche qui c’era diversi naturalizzati. Bisogna dare il tempo di crescita ai ragazzi o emergi in mezzo a tanta gente forte ed il livello si alza oppure opti per una minor crescita del livello ma con più italiani in campo. Bisogna lavorare duro non giocare per regole a mio parere e creare un farm system al livello delle Minor per far emergere i più meritevoli”.