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RICORDANDO BILL HOLMBERG. La commozione del Pres. del Godo Baseball e amico Carlo Naldoni

15 Nov , 2020  

di Ignazio Gori

Molti siti d’informazione e quotidiani (bello il saluto di Mario Silvestri su Il Resto del Carlino) hanno riportato la recente scomparsa di Bill Holmberg (1953-2020) una perdita grave e sentita per tutto il nostro movimento. Nativo di Chicago (Illinois), William Herbert Holmberg, per molti “The Coach”, è stato coordinatore di molti staff azzurri, di diverse categorie, e “pitching coach” della Nazionale di baseball, con la quale aveva partecipato a due World Baseball Classic (quarti di finale nel 2013, storico risultato!) e vinto due ori europei. L’attuale manager azzurro, l’Hall of Famer Mike Piazza, l’aveva nominato “bench coach” e confermato il suo prezioso ruolo di “pitching coach”, ma l’aggravarsi della malattia non ha permesso all’allenatore americano di sostenere il suo ruolo. Ora senz’altro guarderà gli azzurri da lassù, restando un esempio vivo, in competenza e professionalità, per chiunque sarà chiamato a farne le veci. Holmberg era stato inoltre direttore tecnico dell’Accademia Nazionale Baseball di Tirrenia – la quale, ci preme dire con urgenza, urge una riapertura o una ricollocazione – sin dalla sua fondazione, una “missione” durata quattordici anni, tanto da esser scelto dalla MLB come Pitching Coordinator per la zona Europa/Africa.  Nel 2015, la European Baseball Coaches Association gli ha conferito un meritato “Lifetime Achievement Award”.

Il Bar del Baseball ha sentito Carlo Naldoni, Presidente del Godo Baseball, molto vicino a Holmberg, il quale si era trasferito nell’amata cittadina ravennate – una delle piccole “capitali” del baseball italiano – nel 1989, dopo averci giocato negli anni ’70. Il culmine del suo instancabile lavoro di allenatore è stato senza dubbio il titolo italiano categoria Juniores vinto con i giovani Knights.

Signor Naldoni, cosa le preme ricordare di più di Bill Holmberg?

“Difficile fare classifiche, direi tutto, ma se devo scegliere dico soprattutto il carattere, l’ironia, l’amore in particolare per i bambini, la grande competenza tecnica.”

Cosa ha rappresentato per Godo, dove era venuto a stabilirsi? Per i giovani che ha allenato? Risultati?

“Ha rappresentato un salto di qualità in generale ed il cambio di mentalità. Abbiamo capito che potevamo diventare competitivi a livello nazionale. Col suo determinante contributo abbiamo messo su una scuola di formazione baseball per giovani, mi permetto di dire quasi una micro accademia. I risultati? Basta guardare la nostra storia: una promozione in A2, vittoria del campionato nazionale juniores nel 1999 e promozione in A1 nel 2005 … e siamo ancora lì, da 30 anni! A Godo di Russi.”

 (Pres. Carlo Naldoni)

Quali erano i suoi punti fermi riguardo l’insegnamento?

“Posso dire che la sua passione massima era formare e perfezionare i lanciatori; gli brillavano gli occhi quando cominciava a formare bambini al lancio e li vedeva migliorare giorno per giorno.”

Con lui nello staff la Nazionale ha raggiunto ottimi risultati… Era un punto fermo per tutto il movimento…                

“Assolutamente: era un punto fermissimo, insostituibile per tutto il movimento. Non ci siamo ancora accorti della grande perdita che abbiamo subito all’interno del movimento del baseball italiano”

Ci sono degli episodi che le sono rimasti particolarmente nel cuore? 

“Non uno, ma mille … ricordo soprattutto la dolcezza, l’ironia a mala pena mascherata da un taglio burbero, ma simpatico, quando allenava i bambini, le sue espressioni, quel suo appellare affettuosamente tutti col termine Dumbo (dall’ inglese “dumble” o “dumb”) che vuol dire scemo, stupido, zuccone, che detto da lui suonava però come un complimento o anche l’espressione “You kill me”, tu mi uccidi, di fronte ad un errore che andava contro ai suoi insegnamenti, e poi la semplicità e la logica quasi banali, ma altamente formative. Ad un bambino che si rivolgeva a lui frignando – perché l’arbitro chiamava strike palle che gli sembravano ball – rispose “cosa ha detto l’arbitro?” e il bambino “strike” e lui di rimando “cosa aspetti allora a girare la mazza Dumbo?” cosa si vuole di più?”. Ecco, questo è un esempio per indicare quale fosse il suo spirito!

Il baseball è passione pura e anche capacità, questa più rara, di saperla trasmettere. Holmberg secondo me. aveva entrambe le cose. Secondo lei?”

“Sono assolutamente d’accordo, e aggiungerei che Bill aveva un amore per il baseball e una grande professionalità di cui non si è mai vantato e che sapeva mascherare dietro un’umanità ed una umiltà rare da trovare in questo mondo.”

Quale è l’eredità più grande di Holmberg, quella sulla quale si potrebbe ricostruire le basi di una nuova Accademia?

“Proprio quello che dicevo in ultimo, alta competenza e professionalità, unita però a passione, umiltà, concretezza e piedi per terra, consapevolezza dei limiti a tutti i livelli, economico compreso. Prima delle doti e delle possibilità, c’è la capacità di saper ascoltare e cogliere i segnali, e di sapersi correggere riconoscendo eventuali errori”. Bisognerebbe insegnare questo a tutti gli studenti del baseball!

Il Bar del Baseball ringrazia di cuore il Pres. Naldoni per la disponibilità e il bel ricordo espresso nei confronti della persona e del prezioso lavoro di Bill Holmberg  

 

(fonti photo: la copertina è tratta da Oggisport.it; la foto del pres. Naldoni da ravennanotizie.it; la foto di chiusura da castenasobaseball.it)