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Saccardi: “Primo anno di A1 finito in crescendo. Mi incontrerò con i dirigenti per decidere il futuro”

29 Set , 2020  

di Emanuele Tinari

Come l’laltra neopromossa Macerta e Godo ha chiuso la stagione con sette vittorie. Un anno di apprendistato l’ha definito il manager Marcello Saccardi che ha riscontrato passi in avanti ma ancora diverse cose su cui lavorare.

“Abbiamo finito sicuramente in progressione, c’è stata parte della squadra che si è calata nella realtà della A1, altri meno. I numeri sono condizionati anche da questo, finiamo ultimi sia come media battuta che punti guadagnati, ma mentre nel box sapevamo le difficoltà comunque migliorate grazie ad un migliore approccio ed alcuni aggiustamenti in corso, sul monte di lancio non siamo andati affatto male al di là dei numeri. Sicuramente andavamo in difficoltà quando dovevo utilizzare il bullpen. Durante l’anno c’è stata la possibilità di aggiungere un paio di pedine comunitarie ma abbiamo deciso di rimanere come avevamo deciso inizialmente. Solo Scalera si è aggregato in corsa, ma è un ragazzo di Parma e poi ci serviva sia per esperienza e per il fatto di essere un po’ corti. Siamo migliorati quando abbiamo capito che bisognava alzare il livello e dare consistenza al gioco, senza sbagliare le cose semplici. Qualcuno si è spaventato del livello decisamente più alto, altri si sono dati da fare migliorando molto come Battioni, Pasotto, Catalano oltre ai due partenti Fabiani e Santana che sono stati autori di una stagione eccezionale visto anche il poco supporto ricevuto dall’attacco. C’è anche da migliorare, soprattutto sul fatto di giocare un lancio alla volta, senza farsi condizionare dall’errore o dallo strike-out precedente. Lasciare andare il passato e concentrarsi su ciò che verrà”.

Il manager del Collecchio fa anche un’analisi del campionato 2020, con il massimo della schiettezza.

“Sono rimasto della mia idea, 7 inning non è baseball. Sei già condizionato in partenza, se ti trovi sotto al quarto c’è l’ansia di recuperare, prima giocavi due terzi di gara libero, e di gestione negli ultimi tre, ora trovarsi subito sotto ti condiziona il resto della partita. Ovviamente erano improponibili tre gare da 9 inning, ma anche la gara del mercoledì è stata accusata dai nostri. Il livello è come me l’aspettavo, c’erano pochi stranieri, ma le top 3 erano di un altro livello, forse servivano più a noi che a loro gli stranieri per giocarsi la partita secca alla pari. Perchè quando affronti gente come Maestri e Bocchi si sente la differenza. Ho visto tanto talento, ma poco gioco, troppi errori, giocatori poco concentrati più preoccupati di battere un HR e tirare forte piuttosto che risultare utili al gioco. Esterni che non lanciano al taglio, troppe palle scappate ai ricevitori e le finali sono lo specchio del campionato. Mi aspettavo una serie equilibrata, San Marino ha qualcosa in più come singoli, Bologna più omogenea. San Marino ha avuto la sfortuna di perdere il miglior lanciatore del campionato, più l’altro partente straniero.Inoltre sta pesando tantissimo l’assenza di Albanese. Anche qui molto talento, ma poco gioco. Penso il giocatore italiano si debba focalizzare di più su un baseball di stampo universitario con corsa forte, turni competitivi. Priorità all’essere consistenti, fare le cose che si sanno sempre bene durante la partita, non una tantum”.

In chiusura i progetti futuri che non vedono Saccardi sicuro di rimanere a Collecchio.

“Chiunque arrivi a capo della Fibs deve esporre un’idea e portarla avanti negli anni. Non si può fare un campionato diverso dall’altro per numero di squadre, una volta i lanciatori italiani no, un’altra sì,  playoff sì o solo finale. Ci vuole progettualità. A parer mio l’unica strada possibile è quella di allargare la base a formazione di A2 con strutture, tradizioni e società all’altezza, una regular season lunga da inizio aprile a fine agosto e per le prime quattro un round robin con la possibilità di aumentare il numero degli incontri settimanali. Ovviamente 9 inning con due match a weekend. Per quanto riguarda il mio futuro non ho ancora deciso cosa fare. Sono 4 anni che sono a Collecchio, tanti per un manager, sia dal mio punto di vista che quello dei giocatori. Dobbiamo riflettere insieme, fare un’analisi con la società e prendere la decisione migliore per il bene del Collecchio”.