Racconti

Softball, la mia grande passione! 1^Parte

2 Lug , 2018  

di Ignazio Ladu

Iniziò tutto in quarta elementare: la mia amica andava al campo e agli allenamenti perché la sorella maggiore giocava a softball. Le ragazze a quel tempo erano in serie C. La squadra maschile non c’era e per fare baseball non c’era tanto spazio per poter far nascere un campo. Così la società mi dà la possibilità di rimanere vicino alla mia amica e di potermi allenare. Andavo a recuperare tutte le palline fuori dal campo, mi mettevo all’esterno vicino alla rete per recuperare tutte le altre palline, metterle nel secchio e portarle al mio allenatore. Ricordo le preparazioni di Totoni e i gradini che ci faceva fare vicino al campo scuola; ricordo le mille corse in pineta vicino al nostro campo chiamato, un tempo, “Monte Gurtei”. Poi, piano piano, la realizzazione di un vero campo. Ricordo quanti viaggi con la carriola,togliere le erbacce a mano, pulire la sede: quante domeniche passate lì dentro a lavorare tutti assieme e divertirci. Le ragazze grandi mi avevano preso come un fratellino,erano molto protettive con me e gli allenatori mi dicevano sempre: “se vieni seguito a dovere, potrai diventare un bravo atleta” .Ma i sogni non si potevano realizzare. Mio padre non amava che io facessi questo sport, mentre mia madre mi appoggiava sempre. Ero in quinta elementare vicino al giorno degli esami, le ragazze dovevano giocare a Iglesias quindi si partiva la domenica mattina in pullman. Il sabato mia madre viene ricoverata in ospedale perché non stava tanto bene. Io aspettavo la domenica con tutto il cuore per andare, pure io, in trasferta. Ricordo che il venerdì la società mi aveva dato una divisa che non si usava più. Ero al settimo cielo: la mia prima divisa, la mia prima trasferta anche sé non dà giocatore. Mio padre non voleva mandarmi, così faccio chiamare a casa la mamma della mia amica a convincere mio padre che, alla fine mi porta, la domenica mattina presto, al campo. In casa non avevamo nulla quindi mi prepara 2 panini con dentro il formaggio, ma io ero felice lo stesso perché andavo in trasferta! Ricordo l’arrivo al campo, le ragazze contentissime, si cantava. Quante risate, le barzellette, ma, prima di tutto, la società si interessava a ogni atleta, a come andavano gli studi, quindi in vista dell’esame il nostro allenatore Michele ci interrogava sul pullman. Si gioca la partita e poi tutti a pranzare nei gradini del campo di Iglesias. Io avevo il panino con il formaggio, ma le ragazze mi davano di tutto: il riso, pasta fredda, polpette, dolci, frutta….insomma i miei 2 panini con il formaggio non li ho mangiati!!! Dà lì cresceva sempre di più la voglia di giocare, di mettermi in gioco di far vedere che pure io potevo fare qualcosa, ma a Nuoro non c’era la squadra maschile, soldi in casa per fare attività sportiva ancora di meno e, quindi, rimango sempre a dare una mano al campo. Nel 1995, a ottobre, muore mio padre. Lo sport era fermo, ma aspettavo con ansia che venisse novembre/dicembre per  fare la preparazione. Mi innamorai subito del ruolo di lanciatore. Stavo attento a ogni allenamento, mi incantavo a vedere quel movimento. Così decisi di iniziare pure io a imparare quel ruolo. Rientravo a casa e, al muro, iniziavo a fare dei lanci, quelli che mi hanno seguito sino alla grande età. Legavo una busta di plastica alla rete e giravo il braccio, senza che nessuno mi potesse correggere, passavo ore e ore da solo, ma dentro di me ero felice perché facevo quello che desideravo. Sognavo di giocare e, un giorno, di diventare qualcuno di conosciuto, ma i sogni non possono tutti diventare realtà.

Poi inizio a lavorare, così decido di contattare una squadra di baseball; la più vicina era Sassari,quindi mi mettevo sul pullman, arrivavo lì, mi allenavo e poi rientravo a casa. Quanti sacrifici, ma quante risate. Il baseball non era per me: io volevo essere un lanciatore di softball ! Rimango per diversi anni a giocare a baseball. Iniziò il tutto con i Grifoni di Sassari, poi ho indossato pure la casacca della squadra Olbiese. Ho avuto l’onore di stare a guardare allenamenti e prendere, da ognuno di loro, un piccolo tesoro che rimarrà sempre con me. Atlete di fama internazionale, allenatori con un curriculum sportivo di alto livello, insomma ancora oggi ringrazio la Nuoro Softball per questa grande opportunità e senza la mia amica Loredana Spada tutto questo non poteva succedere! Ma prima di arrivare alla fine, inizia il mio piccolo sogno: un’atleta bolognese che giocava a Nuoro, Ambra Collina, mi dice un giorno: “Ignazio sai che ci sono dei tornei amatoriali in giro per l’Italia? ti vorrei invitare a un torneo, così stiamo in squadra assieme … Ragazzi!  La prima volta che lanciavo da sotto in una squadra, vedevo per la prima volta battitori che aspettavano i miei lanci! Ero al settimo cielo. Penso di non essere mai stato così gasato, ma …  aiutoooo! Ero scoordinato a mille: povero il ricevitore! Ero troppo emozionato che, se state leggendo non potete capire se non ci siete passati prima. Così ho avuto piacere di conoscere tante persone e seguire i loro consigli, molte erano ex atlete della Nazionale. Poi, sempre Ambra, mi mette in contatto con una squadra del Friuli. Così parto per fare il mio primo torneo. La disponibilità di questa squadra, del presidente e di sua moglie, con il loro figlio, è stata straordinaria: mi hanno aperto casa loro, facendomi sentire parte della famiglia. Così, dopo due anni, decido di trasferirmi in Friuli, visto che c’era pure la squadra maschile. Ero super felice perché mi avvicinavo a una realtà ben diversa. Dovevo allenarmi bene e farmi conoscere. Quindi inizio la preparazione in palestra, senza saltare mai  un allenamento. Premetto che, per arrivare in Friuli, ho investito tutti i miei risparmi. Andavo via dalla mia terra e dalle persone a me care, ma io ero felice perché il mio sogno poteva diventare realtà! Inizia così l’avventura nella squadra maschile. Le prime partite e le ore di allenamento per far battere tutta la squadra.