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Softball, la mia grande passione! 2^parte

4 Lug , 2018  

di Ignazio Ladu

Poi arriva una cosa che mai mi sarei aspettato: ero in Sardegna per la stagione estiva, lavorando come cameriere e ricevo una e-mail con una convocazione per far parte della Nazionale italiana maschile di softball.

Ragazzi, piangevo come un bambino: un sogno che diventava realtà. Solo indossare quella maglia con scritto Italia e sentire l’inno di Mameli penso che risulti il sogno di ogni atleta. Ma dovevo gestire la situazione lavorativa. Il mio capo, molto gentile, decide di darmi i giorni di ferie necessari e, quindi, via alla partenza!

Il mio fisico era malato: avevo perso in un mese e mezzo 14 chili, avevo sempre la febbre e il vomito. Andavo avanti a medicine per poter stare in piedi, ma non volevo rinunciare per niente al mondo a questa opportunità.

Che dirvi dell’esperienza della Nazionale? Direi: fantastica!

In campo non ho dato di certo il meglio, ma non mi sono mai dato arie di essere un grande professionista. Io volevo coronare il mio sogno: ero felice pure di stare in panchina, l’importante era stare con la mia squadra. Ma non tutti abbiamo lo stesso concetto.

Al rientro dall’appuntamento con la nazionale la mia salute peggiorava,quindi decisi di andare a fare subito gli esami del sangue: tutti sballati e, dopo quattro giorni, subito il ricovero immediato. Così rimango per 15 di giorni nel reparto di medicina. Risultato: un angioma al fegato, “positivo”. Si pensava a “qualcosa di brutto” al colon, quindi si taglia un pezzo per poter fare la biopsia. L’ansia dell’attesa risultava snervante: io che ero imbottito di medicine e il mio corpo doveva riprendere forza; i miei colleghi del bar dell’Esagono, con la moglie del titolare, sono stati molto carini e mi hanno dato la possibilità di portare a termine la stagione estiva.

Torniamo allo sport.

La squadra maschile, in Friuli, si preparava, intanto, alla Coppa delle Coppe.  Cosa ti aspetti dopo che hai fatto una preparazione e dopo che hai investito tempo e denaro?Almeno una convocazione. Invece no! Hanno preso atleti che, nell’arco della stagione, non hanno fatto nessun allenamento. Mi sono sentito dire:t u non puoi coprire altri ruoli, tu non sei forte in battuta ecc., ecc. Insomma ragazzi, sarò sbagliato io, ma abbiamo un concetto diverso di squadra: io mi sarei accontentato di stare in panchina, di battere il cinque al mio compagno di squadra, quando torna nel dugout  dopo una bella azione … insomma, ma dove cavolo sono questi professionisti o questi atleti di alto livello?

Così decisi di non tornare più in squadra,di farmi le valigie e tornare vicino alle persone a me care.

Prima mi cercavano per ogni torneo, pagandomi pure la trasferta, ora sono diventato un’ombra: così pure per la Nazionale.

Si ho deciso di non far parte di nessuna società, ho deciso di dire basta di essere preso e usato come un oggetto. Finché ti fa comodo bene e poi … al diavolo! Mi sono stufato  di investire i miei pochi risparmi per fare numero e non crescere mai. Ti fai un mazzo allenandoti e, quando ci sono eventi importanti, vengono chiamati  atleti di da altre squadre. Allora chiedo a voi tutti:quando cresce un ragazzo del posto? Le cose si imparano giocando, mettendoti in gioco nella vita, guardando e apprendendo da chi ne sa più di te. Sono pure io un tecnico, mi metto nei panni dell’atleta che fa una grande fatica e io che non gli do la possibilità di fare neanche un semplice turno in battuta, di metterlo in campo anche come sostituto corridore, insomma nessuno

è nato “imparato”, come si dice. Diamo a tutti la possibilità di giocare, diamo a tutti le stesse opportunità senza escludere nessuno. Ho allenato bambini autistici, bambini down,bambini che si escludevano,non ho mai fatto sentire nessuno diverso. Con loro mi dovevo impegnare di più, ma pure loro facevano parte della mia squadra. Forse non abbiamo lo stesso concetto sul “far parte di una squadra”, allora non lamentiamoci quando il nostro sport muore,quando non facciamo nascere atleti professionisti;non lamentiamoci quando qualcuno ci fa capire dove stiamo sbagliando. Tutti abbiamo sempre da apprendere da tutti, altrimenti non si arriva mai da nessuna parte, c’è sempre bisogno di crescere e confrontarsi con altre realtà!

Adesso pongo una domanda a voi, allenatori e Presidente della Federazione:come mai non sono stato preso in considerazione come atleta, visto che non penso che in 2 anni siano nati tanti atleti che lancino da sotto?

Ho visto, nella lista dei convocati, nomi di persone che non erano presenti al raduno per le selezioni dell’Europeo, convocati per far parte della rosa e io, che non mi sono potuto presentare perché ero fuori per impegni di lavoro, senza neppure un’opportunità?

Si ricordi bene caro Presidente che anche se non farò parte di una società, perchè tengo i miei giusti motivi,non farò parte della sua rosa come atleta,non sarà lei nè nessun altro a farmi allontanare dallo sport che amo di più al mondo. Tornerò vincente è starò sempre a testa alta, terrò sempre il mio sorriso e tutti quanti sapranno che in Sardegna, anche se non più residente, ci sarà un ragazzo che cresce con sani principi e valori! Forza softball!!