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“SOGNO DI FAR CRESCERE IL BASEBALL IN ROMANIA!”. Intervista a Eduard Pirvu

20 Ago , 2020  

di Ignazio Gori

Eduard Pirvu, lanciatore rumeno ventiseienne, nativo di Botoșani, è un ragazzo diretto, concreto, deciso, appassionato. Basta entrare nel suo profilo di Facebook per leggere il motto a cui si relaziona, per sintetizzare al meglio il suo animo: God, Family, Baseball. Il Bar del Baseball ha colto l’occasione di sentire il lanciatore, desideroso di farsi conoscere, soprattutto ai tanti compatrioti rumeni che vivono e lavorano in Italia.

Ciao Eduard, come ti sei avvicinato al meraviglioso mondo del baseball?  

Forse molti non sanno che c’è uno sport in Romania molto simile al baseball, chiamato “Oină”[1]. Questo potrebbe interessare gli storici del baseball che studiano le varie forme arcaiche di questo sport. Mio padre lo ha praticato e conosceva anche un bravo allenatore, il quale negli anni è diventato anche un allenatore di baseball. Così, all’età di circa sei anni e mezzo, lui ha deciso di farmi provare con il baseball, coinvolgendo anche mio fratello Bogdan. Fu proprio Bogdan a iniziare per primo. Dopo il primo allenamento, mio fratello tornò a casa dicendomi che questo baseball era una vera figata e che ne era rimasto profondamente affascinato. Nel sentire queste parole mi venne subito voglia di giocare ed è forse in quello stesso momento che iniziai ad amare così tanto questo sport.

(cartolina postale con immagine di una gara di “Oina”)

La Romania è dunque un paese abbastanza vergine per questa disciplina. Si sta muovendo qualcosa?

Sì, qualcosa si muove, ma molto, troppo lentamente … e rischia di fermarsi. Abbiamo avuto in passato anche squadre di softball, ma ora non ci sono più. Anche il baseball andrà nella stessa direzione se qualcuno non si prende l’impegno di fare qualcosa di concreto. In Romania si gioca a baseball da oltre trent’anni, abbiamo avuto squadre, belle realtà locali, ma ora le società rischiano di essere abbandonate a se stesse, facendo naufragare un movimento già piccolo. Bisogna fare qualcosa …

Dalle tue parole si evince che nutri il sogno di promuovere maggiormente il baseball nel tuo paese d’origine. Non è così?

Sì, mi hai scoperto … (ride). Sogno di aprire un centro sportivo per lo sviluppo del baseball e softball a Botoșani, la mia città.  È un progetto che mi sta particolarmente a cuore, perché non voglio vedere morire nel mio paese lo sport che amo.

Come sei arrivato a giocare nel campionato italiano?

La prima volta che ho giocato in Italia è stato in un torneo. Non ricordo il nome della città, ma ricordo che avevo dodici anni e che fu eccitante partecipare in un torneo internazionale. Ricordo che giocammo contro una fortissima formazione del Giappone e perdemmo 18-1, ma per me fu bellissimo lo stesso segnare l’unico punto della mia squadra. Si giocava nel nord Italia e mi feci anche diversi amici, soprattutto quando viaggiavamo in bus, mentre tornavamo ai nostri alloggi. Andammo anche a Nettuno per vedere una partita di IBL e restai impressionato dai giocatori, fino ad allora non ne avevo mai visti di così forti. Mi impressionarono soprattutto i lanciatori, lanciavano ad una velocità per me supersonica. A quei tempi non immaginavo nemmeno che un giorno anche io avrei giocato nel massimo campionato italiano. Fu nel 2017 che Andrea D’Auria mi contattò, dicendomi che la squadra dell’Oltretorrente aveva bisogno di un lanciatore. Avevo appena finito il college, era estate e ci misi un attimo per accettare l’offerta. L’anno successivo, nel 2018, giocai nel Parma e nel 2019 con i Rangers Redipuglia. Posso dire di aver vissuto momenti bellissimi, ho incontrato molte persone straordinarie che mi hanno fatto amare l’Italia e il baseball italiano più di quanto potessi immaginare.

Qual è la cosa più poetica che riusciresti a dire sul baseball, per esprimere al meglio la tua passione?

Potrei dire che il baseball sa darti emozioni che puoi avvertire in ogni parte del tuo corpo. Potrei dirti inoltre che non c’è niente di comparabile con la sensazione che si prova quando elimini al piatto un battitore, in un momento decisivo della partita, sotto pressione. Ma forse la cosa più poetica che potrei associare al baseball è questa: “Il Baseball è come un fuoco che ti porti dentro, e non puoi impedire che esso bruci, che continui a bruciare sin dal primo momento in cui tocchi una palla”.

C’è un momento nella tua giovane carriera sportiva che ricorderai in futuro?

Il momento più bello della mia carriera è stato in Taiwan. Ero con la selezione dell’Europa per disputare la Asian Winter League 2016. Fui impiegato come rilievo per tutto il torneo e all’improvviso mi dissero che dovevo partire titolare contro la temibile selezione della KBO, la lega professionistica coreana. Lanciai 7 inning, vinsi la partita e fui nominato MVP. Fu straordinario! Per un ragazzo come me, che viene dalla Romania, dove non abbiamo neanche dei campi di baseball regolamentari su cui allenarci … Fu glorioso, epico! Una favola sportiva!

Cosa ti piacerebbe fare una volta terminata la tua carriera da giocatore?

Mi piacerebbe tanto allenare, un altro dei miei sogni, insegnare i fondamentali ai giovanissimi talenti del mio paese … Ma più di tutto mi piacerebbe trasmettere loro la passione che io nutro per questo sport, affinché non muoia mai. Non vorrei mai che loro siano costretti a vivere i momenti difficili che io ho vissuto, vorrei invece che vivessero e crescessero, umanamente e tecnicamente, in un contesto più organizzato, tra gente competente e appassionata, che ama e difende questa disciplina, che la coltivi e sviluppi.

Il Bar del Baseball si unisce al bellissimo augurio di Eduard Pirvu e spera che, anche grazie al suo aiuto e mediazione, il baseball rumeno possa fare dei decisi passi avanti, come meriterebbe.

 

(foto di due ragazzi che giocano a “Oina” nella Romania rurale)

 

(la foto di copertina è stata gentilmente fornita dal sig. Eduard Pirvu; la foto di coda è tratta da www.dordeneamt.ro)

[1] La “Oină” è uno sport di squadra tradizionale della Romania. Questa disciplina risale fino al 1300 ed era giocata prevalentemente da pastori della Valacchia. Il regolamento ha subìto varie modifiche nel corso dei secoli, ma ha conservato le regole originali principali che si possono paragonare a quelle del baseball moderno (con sfumature di “palla avvelenata” che tutti noi da ragazzini abbiamo praticato alle scuole elementari e medie). Lo scopo del gioco è quello di conquistare basi correndo, dopo che un battitore della propria squadra colpisce la palla con una mazza, palla lanciata da un compagno (e non dall’avversario), affinché gli avversari prendano la palla nel maggior lasso di tempo possibile, arrestando l’azione dell’attacco tramite l’eliminazione, che avviene colpendo il corpo del corridore. Ogni squadra schiera 11 giocatori in campo, oltre alle riserve in panchina. Ogni partita dura mezz’ora e vince chi conquista più basi. Campionati nazionali si disputano sia in Romania che in Moldavia.