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Trombini: “All’inizio meno certezze rispetto allo scudetto 2017, ora valuteremo per la nuova serie A1”

28 Set , 2018  

di Emanuele Tinari

Per chi come me vedeva l’Imola da fuori era difficile non pronosticarla tra le favoritissime per l’accesso in A1 anche se rispetto allo scudetto 2017 aveva cambiato molto. Per il manager imolese Moreno Trombini c’erano molte incognite.

“Sinceramente in un anno avevamo cambiato molto, non avevamo certezze ed in più siamo capitati in un girone molto forte che ha visto il ritiro del Paternò ma c’erano squadre come Modena, Collecchio che avevano raggiunto i playoff 2017, il Godo come si è visto ben quotata ed il Sala Baganza. Noi tenevamo più allo scudetto 2017, se la promozione fosse arrivata o meno sarebbe cambiato poco, nel 2019 saremmo ripartiti sempre con le stesse motivazioni”.

Nonostante molti addii la squadra ha fatto bene crescendo di settimana in settimana sostenuta dalla strepitosa coppia di pitcher stranieri Salas-Sosa.

“Avere partente e rilievo straniero ci ha dato una grossa mano. In alcune partite in cui gli avversari intorno al settimo-ottavo inning accusavano il calo del loro partente, noi avevamo sempre un rilievo pronto. Nonostante questo abbiamo perso un catcher del livello di Angrisano intelligente, esperto, sostituto da Alemann che avevamo visto essere un ottimo ricevitore a Bollate ma era sempre un’incognita. Non c’era più il nostro partente Bortolotti, rimpiazzato dal giovane Di Raffaele, un altro che è andato molto bene. Anche il ruolo di interbase è stato preso da Velazquez, uno spagnolo con buoni numeri ma bisogna  sempre se il campo conferma i numeri. Sapevamo di aver operato bene sul mercato in più si sono rivelati tutti bravissimi ragazzi, ottimi professionisti creando un ottimo gruppo e quando lo spogliatoio ha armonia si lavora sempre bene”.

Playoff da favoriti per l’Imola in cui i campioni d’Italia 2017 hanno perso entrambe le volte gara 3 in casa dopo essere andati in vantaggio per 2-0 in trasferta.

“L’accoppiamento in semifinale con gli A’s di Bologna l’ho affrontato in maniera più tranquilla perchè loro erano senza Montieth, il loro partente straniero e nonostante ciò abbiamo perso gara 3 ma sapevamo di avere un vantaggio. Con Senago le prime due gare in Lombardia sono state equilibratissime, abbiamo perso gara 3 in casa dopo essere stati in vantaggio e mollato solo negli ultimi inning, anche l’ultima sfida nonostante il punteggio largo è stata tirata. Loro avevano tutti lanciatori italiani e avevano un’ottima squadra. Si è rivelata una gran finale contro una formazione che ha giocato un buon baseball senza lamentarsi con l’arbitro o fare polemiche in campo, giocare così senza esagerazione è ciò che piace a me dovrebbe essere così su ogni campo di baseball tutti i weekend”.

Inevitabile parlare della serie A1 che verrà. Campionato a cui non è sicuro di partecipare l’Imola. Bisognerà aspettare le notizie ufficiali dalla federazione per prendere delle decisioni ufficiali.

“Sono ad Imola da 18 anni, per noi è la prima volta in massima serie. Ci sfuggì quindici anni fa in finale contro il Rho e quella la accusai tanto perchè io ero il lanciatore di quella squadra. Già l’anno scorso avevamo accesso di diritto per la vittoria, abbiamo rifiutato ma quest’anno ci siamo. Le emozioni dell’anno scorso per me sono state abissali, l’intensità dei miei giocatori, della società erano maggiori. Lo giocare con lo scudetto sul petto, nonostante noi fossimo i campioni della A Federale mentre quello d’Italia era il Rimini, è stato più forte della promozione. Non sapremo se tanti giocatori la potranno fare per motivi lavorativi e di scelta di vita, quindi per noi sarà una specie di salto nel buio. Non abbiamo l’illuminazione, neanche i teli di protezione intorno al campo, ma il presidente mi ha sempre detto di andare in campo solo per vincere senza nessun tipo di calcoli, per molti giocatori può essere un trampolino di lancio per mettersi in mostra. La A1 a 12 squadre la possiamo fare, te la giochi con le ultime 4-5 tenendo la base di quest’anno e aggiungendo solamente qualche innesto. Restando in otto i giocatori delle società rinunciatarie andranno a rinforzare le big e tutto si complicherebbe”.

Trombini come gli altri manager e presidenti sentiti nei giorni scorsi ci dice la sua sulla formula che vorrebbe.

“Da amante del baseball, da oltre 42 anni sui campi, vorrei un campionato a due partite, tre andrebbero bene solamente per 6 squadre. A 12 iscritte punterei su una divisione di due gironi tra le più deboli e più forti. Andata e ritorno con intergirone andata e ritorno anche quello. Poi alla fine si potrebbero prendere le prime due del secondo raggruppamento per fare i playoff ad otto con quarti, semifinali e finali. Si avrebbe un numero maggior di partite, riservando una partita al lanciatore italiano com’era fino al 2017 e facendo giocare un numero preciso di italiani ogni partita. Questa sarebbe la mia ricetta, poi vedremo cosa deciderà la Fibs e in base a quello cosa valuterà il nostro presidente. Per noi c’è anche il problema del campo, si dovrebbe continuare a giocare su due giorni e per noi è impossibile, noi siamo senza luci e si dovrebbe giocare sabato e domenica pomeriggio o decidere di andare in un altro campo con i giusti accordi con la società ospitante”.

Foto: Lauro Bassani