Racconti

Un anno dispari

19 Nov , 2018  

Di Giuseppe Carelli

Nessun’altra decade nella storia del baseball può offrire una
combinazione di ottimi lanciatori e battitori come quella degli
anni 60′. Raggruppare un così alto numero di talenti ha
permesso a questa decade di essere ricordata come la più
prolifica e spettacolare nella storia del baseball.
I lanciatori fecero registrare la media PGL più bassa di sempre
oltre alla percentuale più alta di strike-out per 9 inning. E i
battitori?, chissà le sofferenze. Tutt’altro. Gli anni 60′ hanno
prodotto i più forti sluggers della storia sottolineando
l’importanza di una decade senza precedenti.
The beautiful 60′, dramma e felicità di una generazione. La
guerra in Vietnam, l’assassinio di Kennedy, la contestazione e
la protesta nelle strade. “4 dead in Ohio”, cantava Neil Young, e
poi c’era Jimi e Janis, e i Beatles e i Rolling Stones, e Martin
Luter King, e l’atterraggio sulla luna, e il libero amore, e i diritti
per le minoranze. Sono tutte vicende storiche di grande impatto
sociale che hanno coinvolto il mondo intero ma non…il Vecchio
Gioco.
Esso è permeato da un alone di magìa e dalla capacità di erigere
un muro invalicabile alla sofferenza. Un’isola di pace nel mezzo
di un oceano rabbioso, un bosco incantato che rassicura e ci
avvolge protettivo. Negli anni 60′ i giocatori avevano in mente
due cose soltanto. La prima riguardava le loro statistiche,
perchè era l’unico modo per essere giudicati. Ogni battitore
sapeva che 1 battuta valida su 6 turni rappresentava il confine.
Il turno successivo l’avrebbe trasformato da un battitore scarso,
ad un buon battitore.
Infatti, 1 su 6 corrisponde ad una MB di .143, mentre due su
sette è .286, e lo sai dal momento che si corre in prima base
mentre la pallina passa in mezzo agli interni. La seconda cosa
che i players avevano in mente, e per la quale si sono
consumati, era quella di stendersi con una beautiful chick, una
ragazza dei sogni. Donne e giocatori, giocatori e donne, birra e
statistiche, numeri e marjiuana, ballparks e hotels.
Un viaggio senza fine e senza confini per battere, tirare, fare
belle giocate, rubare e scivolare in base e segnare punti. La
chiesa del baseball è una religione che non conosce l’inferno e
nemmeno il peccato, ed è legalmente concesso rubare. C’è solo il gioco, e attraverso gli occhi abbiamo potuto ammirare la
bellezza dell’Old Game negli anni 60′ e 70′.
I giocatori erano come noi, un pò più bravi. Non avevano corpi
artificiali. Aaron era magro, Mays era basso, McLain era un
cicciottello che suonava l’organo in chiesa, ed è l’ultimo
lanciatore ad aver vinto 30 partite in una stagione. Il gioco era
diverso, migliore, non più di 2 ore a partita con ottimi pitchers
and hitters, niente free-agents, steroidi e big money. Viviamo in
un periodo dove uno che batte 280, ha un contratto pluriennale
di 50 milioni di dollari. Willie Mays nel 66′ guadagnava
$100.000, se lui e Mantle giocherebbero oggi, sarebbero i
proprietari della squadra.
I forti pitchers degli anni 60′ avevano il sangue bollente. Non
potevi permetterti di scavare la buchetta nel box per trovare
maggiore comodità, perchè sicuramente avresti sentito come
fischia una fast-ball vicino alla testa: Intimidazione, regola non
scritta, ma legale. E come si difendevano i battitori?, semplice:
al lancio successivo piazzavano un bunt verso la prima base
costringendo il difensore a raccogliere la palla che poi doveva
assistere all’accorrente lanciatore per completare l’eliminazione
del battitore.
Mentre il lanciatore toccava il sacchetto di prima base, gli
veniva restituito il favore con una bella pestata da parte del
corridore. Un bell’esempio di “occhio per occhio, dente per
dente”. Nel baseball, se perdoni, non sarai perdonato. Se ti
affidi a Dio ti ritrovi col sedere appiattito grazie ad una lunga
permanenza in panchina.
Forse non basta dire beautiful, forse è meglio dire The
Wonderful 60′. Non nel nome del sentimento o della nostalgia,
ma nel più assoluto pragmatismo. Niente confini o soffocanti
restrizioni, ma un nuovo e costante nutrimento e partecipazione
tra il gioco e i suoi seguaci. Non l’occhio della cinepresa ma la
totale visione del tempo passato e del tempo a venire. Mentre
l’estate del 68′ si allontanava dai campi, la temperatura e il
fresco autunno si presentarono puntuali per sussurrare a tutti
The Last Waltz, l’ultimo mese prima del Post Season.
“No!, no fuckin’ way!”. Non esiste il fresco o l’autunno nel
baseball. Più la stagione avanza e più la linea di mercurio segna
alte temperature. I bracci dei lanciatori sono ancora caldi e
pronti a congelare le mazze dei battitori.
Erano i migliori della decade, in quella che fu considerata la
decade dei lanciatori. Si procedeva tra una shutout e un’altra.
Dominavano letteralmente sui battitori al punto che a metà
stagione nell’American League non ci fu un battitore di ruolo
con la media di .300. Gli equilibri dell’OLD GAME sono forse
saltati?. Il divario tra il lancio e la battuta sono stati gravemente
compromessi?. Critiche, polemiche e tante discussioni si sono
mescolate nella ricerca di trovare una soluzione.
È già successo nel corso degli anni di assistere a cambiamenti
strutturali del gioco. Palline più leggere, distanza “monte-casa-
base” spesso rivalutata in termini di misura. Per non parlare
dell’altezza del monte di lancio, anch’essa soggetta a
cambiamenti. Qualche anno fa, per soddisfare l’esigenza di
accorciare i tempi della partita venne incrementata la parte
verticale della zona di strike. Un’ulteriore condanna per i
battitori le cui probabilità di ottenere una valida si riducevano
drasticamente. Ma non tutti la pensavano in questo modo.
Harry Walker, il miglior hitting-coach del tempo, diceva che
nelle Minor Leagues non facevano sufficienti allenamenti di
battuta.
Sam Byrd, esterno degli Yankees, affermava che gli swings
venivano eseguiti soltanto con i polsi. “I battitori usano poco il
corpo!”, diceva Sam. Frank Lane dei Baltimore era convinto
che l’innalzamento del monte (15 inches) ha dato un grosso
vantaggio ai lanciatori.
Walter Alston, Dodger manager, invece pensava che il
problema risiedeva nell’aspetto scouting. “E’ più facile
giudicare un lanciatore piuttosto che un battitore”. Leo
Durocher, che ha sempre detestato gli arbitri, trova in questo
dibattito una buona occasione per colpevolizzare i direttori di
gara, affermando che è loro la colpa. I lanci vicino alla zona
erano giudicati strikes e i battitori per forza di cose giravano
parecchi lanci fuori da quella zona.
Negli anni 60′, la ricerca della battuta lunga piuttosto che fare
un buon contatto con la pallina, ha ulteriormente degradato
l’immagine e le prestazioni dei battitori che dovettero affrontare
anche le difese, più attrezzate sia in termini di materiale
(guanti) sia in termini di giocatori, decisamente migliori
rispetto agli anni passati. Infine, fu proprio in quella decade che
i lanciatori mostrarono una varietà di lanci maggiore e buon
controllo. I pitchers sono super osservati dalle Minors fino alle
Majors. I battitori sono lasciati a loro stessi e trovano eventuali
suggerimenti parlando fra di loro. Hank Aaron una volta
telefonò a Stan Musial per avere un consiglio sulla battuta.
“Keep swinging”, disse Musial al telefono. Le cose andavano
così.
Il primo hitting coach fu Wally Moses nel 1958. E’ forse la
battuta un’arte che non si può insegnare?. O forse il tecnico
deve avere un approccio Maieutico e Socratico come avveniva
nell’antica Grecia, quando l’insegnamento era basato sulle
domande e non sull’apprendimento nozionistico?. L’aiuto e la
conseguente crescita si nascondeva nelle risposte a quelle
domande. Probabilmente è necessario essere talenti e quindi
non aver bisogno di lezioni.
Yastrzemski ebbe un’ottima stagione nel 1967 dopo i consigli di
T.Williams. Matty Alou riconobbe l’importanza del suo coach
per essere migliorato in battuta. Joe di Maggio ebbe un impatto
notevole sui battitori di Oakland. Ralph Kiner uno dei più forti
della storia, è convinto che i battitori devono prendersela

venne colpito in pieno volto dasolo
con se stessi. Dice che sono pigri e non hanno voglia di fare
extra BP. “Ho passato ore ed ore con Paul Waner a fare tanto
BP extra. Se i lanciatori migliorano, e sono ben supportati dai
tecnici, i battitori devono fare lo stesso”.
Hank Greenberg sottolinea l’aspetto importante dell’extra
battuta, “Di più è meglio. Come facevano Williams, Foxx, e
tutti i grandi battitori dell’epoca”. L’unico battitore che non
faceva mai extra BP è J.DI Maggio. Ma per lui è diverso,
considerando ciò che ha fatto in campo. La battuta è arte e
come tale, va sempre migliorata. La battuta è ritmo, il lancio è
contro il ritmo. Così succedeva nel 1958, dimenticando che
l’anno precedente era il 1957, un anno dispari. Vi fu l’annuncio
ufficiale del trasferimento di 2 franchige newyorkesi verso la
California. I Giants a San Francisco e i Dodgers a Los Angeles.
Jackie Robinson, nel Gennaio del 1957 ufficializzò il suo ritiro
dal baseball. Nello stesso anno Ted Williams vinse la media
battuta con .388, Hank Aaron vinse la classifica degli homers
realizzandone 44. Stan Musial per la 15esima volta terminò la
stagione sopra .300 di media battuta, il migliore della National
League con .351.
Nel 1957 i Phillies utilizzarono il primo giocatore di colore
(John Irvin Kennedy). Il pitcher Herb Score di Cleveland,
una battuta tesa di Mc Dougald
che gli procurò diverse fratture oltre al rischio di rimanere
cieco. Mc Dougald dichiarò di voler smettere di giocare.
Il 1957 fu un anno dispari.
Di sicuro non si è mai visto che un giocatore, arrivato salvo
sulla base, inizia a discutere animatamente con l’arbitro e viene
cacciato fuori. E’ successo a Milwaukee, quando Gran Hamner
in scivolata venne giudicato salvo dal direttore di gara. Il
giocatore si rialzò e si diresse verso l’abitro protestando e dalla
chiamata “Salvo!” ottenne una chiamata “Per gli spogliatoi!”.
Nel Settembre del 1957 a Kansas City, il seconda base Bill
Graves “sparò” la pallina oltre la recinzione all’esterno sinistro.
Invece di compiere l’usuale giro delle basi, Graves fece una
scivolata ad ogni base concludendo con un tuffo a casa base.
“L’avevo promesso alla mia ragazza!”, così disse il giocatore.
Nel 1957, una partita White Sox-Yankees venne sospesa per
un’ora a causa della pioggia. Un tifoso dei Sox fu portato in
commissariato per aver causato una rissa sugli spalti. Dopo aver
pagato la multa ritornò allo stadio, ricomprò il biglietto proprio
nel momento della ripresa dell’ incontro. Il tifoso non perse
nemmeno un lancio della partita. “Eh, si, il 1957 fu un anno
dispari”.
Quando Tom Brewer, lanciatore dei Boston, raccolse un bunt di
sacrificio di Bob Lemon dei Cleveland, sentì urlare:
“Seconda!..Seconda!”. Si girò e tirò la pallina in seconda base
eliminando il corridore che stava arrivando in scivolata. La
voce era di Eddie Stanky, suggeritore di prima base dei
Cleveland.
Successe nella trasmissione televisiva di Frankie Frisch.
Terminata l’intervista con Johnny Logan, interbase dei Braves,
Frisch fece il classico annuncio pubblicitario: “Questa
confezione di Realcreme è per te Johnny”, “Grazie”, rispose
l’interbase dei Braves, “Adesso sono pronto per farmi la barba”.
La Realcreme non era sapone da barba ma bensì brillantina.
A Buffalo un commerciante decise di farsi pubblicità offrendo
$500 a chi avesse fatto un fuoricampo colpendo la sua insegna
posizionata all’esterno destro. Joe Caffie fece un patto con il
suo compagno di squadra Luke Easter. “Se uno di noi due lo
colpisce, dividiamo a metà”. Easter rifiutò, “No, non puoi farlo,
non hai la forza. Io posso farlo e non voglio dividere a metà con
te”. Indovinate un pò?. Qualche giorno più tardi Caffie colpì
l’insegna e intascò il premio.
Frank Malzone, terza base, esordì con i Boston nel Settembre
del 1955 e ricevette il Gold Glove nel 1957, ed era ancora un
Rookie. Fu l’ultimo nell’American League ad ottenere l’Award
prima dei 16 consecutivi di un certo Brook Robinson.
Nel 1957 il libro “On the Road”, di Jack Kerouac fece il giro
del mondo.
La bibbia della Beat Generation, un viaggio mistico e
psichedelico in macchina attraverso gli Stati Uniti d’America.
Venne scritto in 21 giorni sul tavolo della cucina di casa su un
unico foglio arrotolato.
“Eh già, il 1957 fu proprio un anno dispari”.