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UN DIAMANTE REALE: LONDON SERIES 2019 REPORT.

3 Lug , 2019  

di Ignazio Gori

LONDRA. Torno sempre volentieri nella città di Hitchcock. Non solo per rivisitare in rigoro

so pellegrinaggio i luoghi del set del film capolavoro Sabotaggio (1936) del succitato Hitch, ma anche e soprattutto, per la squisita breakfast alla “Maison Bertaux”, un cafè che si trova in Greek Street, nel cuore di Soho: i migliori almand croissant (cornetti in crosta di scaglie di mandorle calde) del mondo intero! E non scherzo.

Ma stavolta c’è un’altra attrattiva, le Major League Baseball sbarcano in Europa per la prima volta, in un doppio confronto storico; non erano mai state programmate infatti nel vecchio continente due partite valide per la regular season. Ma non è finita: sul campo del West Ham – la squadra stra-amata da Paolo Di Canio – il Queen Elizabeth Olympic Park di Stratford, si fronteggiano i New York Yankees e la mia squadra del cuore, i Boston Red Sox, campioni delle scorse World Series; praticamente la super classica del baseball e una tra le più grandi e sentite rivalità di tutto lo sport mondiale. Come amano ripetere gli inglesi, anche il baseball prima o poi doveva tornare a casa, visto che grazie alle recenti scoperte dello storico David Block, una rudimentale prima versione del batti-e-corri era stata codificata nel 1744 e una prima partita accertata fu giocata nel 1749 a Walton-on-Thames, non lontano, appena 25 miglia, dal Queen Elizabeth. Incredibile combinazione! Britannici erano inoltre Henry Chadwick, il codificatore del primo regolamento e Harry Wright, praticamente il pioniere del baseball professionistico in America, nonché manager dei Cincinnati Red Stockings, vincitori del primo campionato nel 1872; entrambi gli eroi sono ovviamente stati inseriti nella Hall of Fame di Cooperstown. Alla luce di questi cenni storici, quale miglior occasione, quella londinese, di festeggiare questo nostro meraviglioso sport? In Gara1, davanti a 60’000 fans urlanti di gioia, e con una temperatura tropicale (erano circa 60 anni che a Londra non si registravano 35 gradi) i New York Yankees si sono imposti per 17-13 in un match che ha fatto registrare il secondo punteggio più alto nella storia del confronto e per soli tre minuti non è stato infranto anche il record della durata di una partita tra le due squadre: ben 4 ore e 42 minuti di godurie e patimenti per le due tifoserie. Ci cono stati tre inning da almeno 6 punti e i pitcher partenti sono stati costretti a scendere entrambi alla prima ripresa, dopo un solo out, per la durata di quasi (sic!) un’ora: rispettivamente Rick Porcello per i Red Sox e il giapponese Masahiro Tanaka per gli Yankees. Poi Aaron Hicks, capitan Brett Gardner e il gigante con le lentiggini Aaron Judge, a suon di home run hanno fatto esultare i tifosi eterogenei giunti a Londra da tutta l’Inghilterra e l’Europa. Dando infatti uno sguardo agli spalti si potevano scorgere veri cultori del gioco che compilavano scrupolosamente gli scoreboard e altri invece che, sbirciando sugli smartphone i risultati della World Cup di Cricket – sport cugino alla lontana e amatissimo da queste parti – chiedevano di tanto in tanto cosa fosse accaduto. Ma poco importa, visto che in entrambe le partite lo spot di propaganda impacchettato dalle MLB ha funzionato alla grande, un percorso iniziato qualche anno fa con il gemellaggio strategico tra alcune squadre d’oltreoceano e compagini della Premier League – ricordiamo che i Red Sox sono gemellati con i campioni europei del Liverpool, mentre i “pigiami a righe” di New York con il Tottenham. Tornando alla partita, nel quinto inning sono usciti per leggeri infortuni gli interni DJ LeMahieu e Luke Voit degli Yankees, i quali, con un vantaggio di 11 punti, sono stati messi sotto pressione dai mai domi Red Sox, che con orgoglio hanno iniziato una pericolosa e scrosciante rimonta e a basi piene, nella parte bassa dell’ottavo, avrebbero potuto addirittura pareggiare, regalando agli spettatori una partita-maratona agli extra-innings. A questo punto stato il glaciale closer dei “gobbi del Bronx”, il cubano Aroldis Chapman nella parte bassa del nono, a regalare la vittoria a New York. Di questo strabordante show di hits e homerun è stato contento anche il principe Harry, che ha accompagnato la sua consorte americana Meghan Markle negli spogliatoi a salutare – altra magica combinazione di queste London Series – il suo lontano parente Mookie Betts, fuoriclasse esterno di Boston, MVP 2019 dell’American League, sorpreso e imbarazzato da questa visita. Tra birroni ghiacchiati dai prezzi folli, lunghe code agli stand del merchandising e nachos piccanti, il soldout è arrivato anche per Gara2, regalando un colpo d’occhio invidiabile persino ai giocatori, visto che sia il leggendario Fenway Park, con 37mila seggiole, sia lo Yankee Stadium con 52mila, ne contano molti di meno. Boston è partita alla grande con quattro punti nel primo inning frutto di 3 homerun, per poi farsi superare e staccare con un folle settimo inning da 9 corse. 12 a 8 dunque il finale per i lanciati Yankees – attualmente primi nella American League East con 54-29 e secondo miglior record di tutte le Major dopo gli strabilianti Dodgers (58-29) e “mini-sweep” centrato in questo esordio europeo. Da sottolineare la prestazione dell’acclamato interbase olandese Didi Gregorius degli Yankees – molti fans sono giunti dall’Olanda solo per lui – che ha messo a referto il 31esimo incontro consecutivo della sua squadra con almeno 1 homerun. Per Boston il partente venezuelano Eduardo Rodriguez ha fatto bene fino all’avvenuta – e a mio avviso affrettata – sostituzione all’inning 5.1 – anche se 115 lanci sono tantini – ma è evidente che i problemi di Boston sin dall’inizio della stagione sono sul monte, con un ruolo di closer che gira a ruota libera. Aspettando Nathan Eovaldi, che potrebbe essere prezioso, e sperando in un buon mercato di luglio, i Red Sox potrebbero ingranare nella seconda parte della regular season e aggiudicarsi un posto per le Wild Card: ovvero iniziare playoffs nel ruolo di “dirty Cinderella” (sporca Cenerentola) come dicono in USA. Altri highlights di Gara2 sono il primo back-to-back homerun della stagione, a firma dell’altro olandese della sfida, il fortissimo shortstop Xander Bogaerts e dal bombardiere JD Martinez. Poco da dire sul risultato finale, se la difesa di Boston avesse retto al settimo, subendo quattro o cinque punti, l’avrebbe portata a casa, senza lasciare speranza a Chapman di chiuderla da campione. Anche Gara2 dunque si conclude con le note di “New York New York” cantate da Frank Sinatra, mentre i numerosissimi tifosi dei Red Sox sfilano fuori a testa bassa. Ricapitolando, in Gara1 vincente Green, perdente Wright, in Gara2 vincente Ottavino, perdente Walden e tutti a casa. Le MLB salutano Londra e ringraziano dell’accoglienza, promettendo per il 2020 un altro match storico del baseball americano, quello tra i Chicago Cubs e i St. Louis Cardinals. Anche a me non resta che salutare tutti i miei amici: lo “yankee” Joe Mancini, Giampaolo “Cobra” Faccendini e last but not least, il mio caro amico Derek.

Swing low sweet chariot, comin’ for to carry me home … !