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VALERIA BORTOLOMAI: LASCIO IL SOFTBALL PERCHÉ …

17 Mar , 2020  

di Cristina Pivirotto

Vivere nel mondo del softball e del baseball quando in famiglia è una tradizione e anche un lavoro, porta a pensare che la permanenza, in quell’ambiente, sia di lunga durata. Se a soli trent’anni decidi di smettere, è una rinuncia importante. Se poi una giocatrice è, come Valeria, una delle migliori in Italia, la decisione lascia un segno. E’ un ciclo che si chiude, un periodo ricco di soddisfazioni e di risposte positive alle grandi prove. Una carriera appagante che, però, non lascia troppo tempo per la vita privata.

Una decisione importante la tua. Qual è la ragione?

Ci sono tante componenti, ma la più importante è che sono stanca dell’ambiente. Con il lavoro ce l’ho fatta fino ad adesso, potevo benissimo continuare. Dipende  anche dalla famiglia, dal lavoro, ma dipende anche tanto dal fatto di non ricevere più stimoli dall’ambiente. Quindi basta, ecco, basta.

Questa decisione è stata ponderata tanto? Non ci sono possibilità di un cambio d’idea?

No, no, sinceramente credo che dopo un po’ uno deve fare una scelta. Ho avuto la fortuna di giocare titolare in A1 da quando avevo 15 anni. Ne ho 30, è vero sono ancora giovane, ma ho fatto tanti anni ad alto livello. Quindi diciamo che non ho più stimoli ad andare avanti, di vincere qualcosa. Il sogno di tutti gli atleti e il mio sono le Olimpiadi. Ormai sono sicura che non succederà, che non avrò l’opportunità. Tra l’altro ci sono tanti ingaggi di giocatrici straniere… non c’è posto per me.

A livello di società, come lasci le tue compagne?

Mi dispiace di lasciare un po’ così la squadra. Questa decisione l’ho presa 20 giorni fa, perché fino a quando non ho avuto la certezza di lasciarle in una situazione tranquilla, non ho deciso. Ho detto “se vi sistemate non gioco più, se avete bisogno ci sono”.

Come vedi il campionato, in questa stagione 2020?

Quest’anno il campionato sarà strano, perché ci sono 2 squadre fortissime, c’è una grande differenza. Saronno rappresenta metà della Nazionale, Bollate l’altra metà e poi c’è tutto il resto delle squadre del campionato.

Lasci dopo 15 anni intensi, fatti di titoli importanti, grandi traguardi

Non ho nessun rimorso, nessun rimpianto.

Quali titoli sono stati più importanti, quelli che ti hanno dato di più, che ti hanno fatto capire che sei una giocatrice di softball di valore?

Sicuramente gli ultimi sono quelli più vicini, quindi sono quelli più vivi nei ricordi. Ho finito in bellezza, con un titolo.

Quanti scudetti?

Sei. Sei scudetti nella massima serie. Uno nel 2015, il primo, nel primo anno da titolare di A1. E’ stato un po’ un caso, perché avevamo giocato benissimo contro una squadra esagerata che era come adesso il Bollate o il Saronno, a quel tempo era il Macerata allenato da Obletter C’erano tutte le giocatrici della  Nazionale e giocavamo contro i miei idoli, la Francolini, la Marta Gambella, tutte quelle giocatrici che, quando ero piccola, guardavo con ammirazione. Sono stata fortunata, dai: in tutti i campionati che ho giocato ho sempre disputato i play off, sempre.

E poi c’è stato il titolo europeo nel 2015

Forse l’anno più intenso è stato il 2015 perché ho vinto il mio primo (e unico) Europeo con la Nazionale, la mia prima Coppa Campioni con il Bussolengo e il primo scudetto. E’ stato anche l’anno in cui ho capito cosa stavo facendo, ero consapevole di quello che ero, di dove ero, che potevo fare la differenza. Diciamo che è stato il più importante, ricco di emozioni, perché ho vinto tutto quello che ho giocato. Quell’anno lì è stato eccezionale.

La tua è stata una carriera eccellente, di successo. Cosa ti ha regalato oltre ai titoli?

Si, lo sto realizzando adesso che mi sto dedicando al 100% alla mia vita e al lavoro. Capisco che mi ha fatto diventare una persona veramente determinata, con la voglia di successo in qualsiasi ambito. Nel senso che se  voglio fare una cosa la voglio fare bene e arrivare dove dico io. Così come mi sacrificavo per gli allenamenti, adesso lo faccio per il lavoro e sogno in grande, anche lì.

In questi ultimi anni sei diventata anche ambasciatrice del softball in Africa

Si, ma al momento anche quell’incarico è fermo. Mi hanno chiesto la piena disponibilità e, quindi, non avrei dovuto giocare. Quando ho avuto quella richiesta, però, ancora non avevo deciso di smettere e ho dovuto rinunciare.

Ora ti prenderai un po’ di tempo per metabolizzare la situazione nuova?

Eh, si. Intanto le mie giornate saranno più libere. Sei anni a fare avanti e indietro per tre o quattro volte alla settimana; due ore ad andare, un’ora e mezza a tornare. Certe volte con il rischio anche di addormentarsi alla guida. La mattina al lavoro e poi la casa … se ci penso mi lodo da sola. Non avevo da pensare solo al softball e, malgrado facessi la metà degli altri, sono riuscita a stare allo stesso livello delle migliori.

Chi sarà la tua erede nel Bussolengo?

Questa è una bella domanda. C’è Elisa Princic, che ora è in America. So che è una persona molto umile e determinata, anche lei, nelle sue cose, quindi credo e spero che sarà lei a prendere le redini in mano, nel mio ruolo. So che ci sono anche altre “piccole” che hanno capacità e verranno sicuramente impiegate quest’anno, mandate in campo, come è successo a me all’esordio.

Nel tuo prossimo futuro non c’è la versione “Valeria allenatrice”?

Sinceramente al momento penso di andare avanti anno per anno. non voglio pensare ad un futuro troppo lontano. Cioè, si ci penso, ma al momento non ne ho proprio voglia. Ho voglia di staccare da tutto, non voglio proprio impegni. Sei anni così sono stati usuranti. Sei anni come se fossero stati 18 in realtà, col fatto di viaggiare, con l’intensità sempre ad alto livello. Quindi quest’anno no. Nel futuro perché no? Magari iniziare nel Senago, dove ho cominciato a giocare a baseball, magari partire con il softball oppure con i ragazzini del baseball. Comunque adesso no, anche se non escludo nessuna opzione.

Valeria, sei portatrice di un’esperienza enorme, come poche altre tue colleghe possono vantare di avere. E’ nella natura delle cose della vita trasferire la conoscenza a qualcun altro. Non sarebbe giusto buttare via tutta la tua competenza. Non sarebbe giusto per le giovani ragazze che si avvicinano al softball e non sarebbe giusto nei tuoi stessi confronti. Così sono sicura che questo sarà solo un arrivederci, non un addio.

A presto “Coach Valeria”.

(Fonte immagine: Alessandro Princic)