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Valeria Bortolomai, capitana del Bussolengo: “giochiamo per vincere e la nostra forza è il gruppo”

24 Set , 2018  

di Vanna Chessa

Giocare in una grande squadra è un traguardo non alla portata di tutti, diventarne la capitana è un sogno che pochissime riescono a trasformare in realtà.

Valeria Bortolomai, da cinque anni catcher dello Specchiasol Bussolengo, ha fatto le cose in grande ed è riuscita a diventare capitana di una formazione che scudetti e coppe ne ha vinti in abbondanza. Il ricordo dell’ultimo successo, la Champions conquistata a Forlì quasi un mese fa, è ancora vivo più che mai.

“La prima coppa europea vale tanto, ma riconfermarsi conta ancora di più. Vincere in Italia è stato bellissimo. Eravamo in casa del Forlì e il pubblico era a loro favore, ma nonostante ciò siamo riuscite a mantenere la concentrazione e tutto è andato per il meglio. Siamo persino riuscite a sfatare quella maledizione che impediva alle squadre italiane di vincere entro i confini nazionali”.

La stagione regolare è finita, nelle ultime giornate avete dovuto affrontare anche avversarie in lotta per la salvezza.

“È vero, ed erano sempre molto agguerrite perché la forza della disperazione le spingeva a dare il massimo. Adesso arrivano i playoff e non si potrà sbagliare nulla, durante la regular season c’è tempo per rimediare a eventuali errori, ma nella fase finale ogni minuto può essere decisivo”.

Cosa pensa delle avversarie che affronterete ai playoff?

“Se una squadra riesce ad arrivare ai playoff significa che è davvero forte. Non ci sono favorite, noi siamo ottimiste, sappiamo che non sarà una passeggiata  e che bisognerà lottare fino all’ultimo, ma siamo pronte”.

Quello del catcher è un ruolo molto delicato, uno dei più importanti, se così si può dire.

“Non sarà il più importante, ma il ricevitore deve avere sempre energia anche quando gli altri hanno dei cali. Il catcher è l’unico che vede il volto di tutti i suoi compagni di squadra e riesce a interpretarne umori e timori”.

Giocare in una società blasonata ha tanti pro.

“A Bussolengo c’è uno staff di prim’ordine, tanti tasselli che messi assieme permettono di ottenere grandi risultati. Il nostro presidente, per esempio, tiene molto al nostro stato fisico e mentale. Si preoccupa per noi prima come persone e poi come giocatrici,  questo non accade ovunque ed è uno dei segreti della nostra forza. Cura tutto nel dettaglio, anche le trasferte sono sempre organizzate al meglio per consentirci di scendere in campo al 100%. Lui è nel softball da tanto tempo, conosce benissimo l’ambiente e ha delle competenze che gli consentono di compiere sempre le scelte giuste”.

Un discorso che vale anche se si parla dello staff tecnico dello Specchiasol Bussolengo.

“Da quando ci sono io abbiamo cambiato quattro allenatori in cinque anni e sperimentato metodi di allenamento interessanti e nuovi che non ci hanno mai fatto perdere gli stimoli e l’entusiasmo. Col passaggio da Obletter a Montvidas siamo andate dall’oro all’oro, sono due professionisti di un livello fuori dal comune”.

Parliamo del vostro attuale manager. Come è riuscito a conquistare la vostra fiducia e a ottenere subito dei risultati così rilevanti?

“Il suo punto di forza è far sentire tutte a proprio agio, nessuna esclusa. Non si creano malumori, ognuna si sente importante perché ogni volta che disputiamo un doppio incontro a rotazione tutto il roster scende in campo, una cosa che non è frequente quando una squadra punta sempre a vincere. La fiducia che ripone in noi viene ricambiata, gli dimostriamo che tutte meritiamo di giocare e che può contare su di noi”.

È difficile creare un gruppo coeso se ogni anno arrivano giocatrici diverse e altre vanno via?

“Arrivano delle professioniste, sono abituate a  questa realtà e per loro è una situazione quasi naturale. Quando vengono qui sono ancor più fortunate perché il nostro gruppo ha una mentalità aperta, tutte si ambientano con facilità e si trovano subito a proprio agio. In questo siamo molto italiane, basta organizzare un’uscita tutte insieme e rompiamo il ghiaccio. La nostra forza è il gruppo, ci supportiamo in campo e fuori, parliamo di qualunque problema e lo risolviamo assieme. Non ci sono differenze tra giovani, esperte e straniere, ci sosteniamo a vicenda e questo ci rende molto affiatate. Si può essere delle giocatrici forti, ma se  non c’è il gruppo non si va da nessuna parte”.

Una società come la vostra permette di avere una certa visibilità che si ripercuote anche in chiave azzurra.

“In un top team generalmente il livello è molto alto e questo permette non solo di giocare meglio ma anche di essere in vetrina. Può essere un trampolino per la nazionale e per chi fa sport questo ha un’importanza notevole”.

Parliamo di esperienze all’estero e chiudiamo con la nazionale.

“Mi è capitato di giocare in Australia per quattro mesi e di disputare le coppe europee con delle squadre olandesi, ma ormai questi pensieri non li ho più. Ho il mio lavoro a Milano, guarda caso un negozio di attrezzatura da baseball e softball che gestisco con la mia famiglia, e viaggio per giocare a Bussolengo. Ho trovato i miei equilibri e non è poco, sono orgogliosa di quello che faccio.

Per quanto riguarda la nazionale, posso dire che è il sogno di ogni atleta e disputare un’Olimpiade è il massimo traguardo a cui si possa ambire. Io al 2020 ci penso, non faccio piani, ma chi non  sognerebbe un’Olimpiade?”.

Foto copertina: Dreamstime.com