VIBRAF: RESISTERE PER PASSIONE DA 50 ANNI

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VIBRAF: RESISTERE PER PASSIONE DA 50 ANNI

20 Mag , 2022  

di Serenella Mele

Un nome nato dalle iniziali dei componenti il direttivo nel 1972: Vincenzo – Ines – Beppe – Rita – Antonello – don Frongia (il parroco). Da 50 anni portano avanti l’attività, sono cambiati col tempo i personaggi, i protagonisti -sia pure tra numerose difficoltà – restano baseball e softball.

Nel 1972, a Domusnovas (52 km da Cagliari) nasceva uno strano sport chiamato baseball, per praticarlo avevano giusto tre palline, una in gomma e due in vinile, una mazza e una maschera. Era l’attrezzatura con la quale la VIBRAF iniziò l’avventura.

L’allora Commissario Regionale della FIBS per la Sardegna, Antonio “Lello” Agus, riesce a convincere il suo amico Beppe Manca a formare una squadra. Chiesto e ottenuto l’appoggio di suo cugino Vincenzo Manca, i due cercano giocatori nelle rispettive famiglie e nella cerchia di amici. Con Marco e Michelangelo Manca, Giuseppe Scano, Luigetto Serra, Franco Porcu, Ignazio Soru, Brunello Saiu, Camillo Pietrinferni, Gigi Podda e Giampaolo Cherchi il gruppo base fu formato: “Dopo 50 ANNI -racconta il presidente Emilio Gessa -si continua ad andare avanti e a far brillare il nostro piccolo diamante. Si dice che le cose belle durano poco, ma non è vero, perché la VIBRAF c’è sempre”.

Un post sui social che grida emozione e soddisfazione per l’importante traguardo raggiunto. Non siamo in qualche college americano, ma nella soleggiata piana del sud Sardegna. Una lunga e sempre gradevole telefonata con Emilio Gessa, 65 anni, presidente dalla Vibraf, per raccontare a chi segue il Bar del Baseball, i loro primi 50 anni di storia. Allenatore che 4 volte alla settimana va ad insegnare baseball nelle scuole primarie di Domusnovas con suo figlio Ivano, Emilio Gessa allena anche la formazione U13 di softball con Daniela Cadau e Gabriella Deidda. Instancabile, ha coinvolto negli anni tutta la sua famiglia nella Vibraf.

Che ricordi hai di quei tempi?

Quando abbiamo costituito la Vibraf, il baseball si stava riprendendo in Sardegna, c’erano squadre anche a Cagliari, Iglesias, Selargius, Calasetta, Gonnesa, Alghero, Nuoro, La Maddalena, Olbia. Io sono arrivato alla Vibraf nel 1974, avevo 18 anni. Eravamo ancora molto approssimativi anche con l’attrezzatura: ricordo che non avendo guantoni, abbiamo usato i coperchi dei vecchi fustini del detersivo, piegati in due. Non avevamo nemmeno il campo, si giocava in un boschetto o in un terreno adibito al pascolo: dovunque si trovava uno spazio, ci si fermava a giocare. Poteva essere la piazza del paese, il bosco, o lo spazio davanti al cimitero.

A quei tempi, avevamo una Louisville, sicuramente la mazza più pesante che possa esistere, con la quale i professionisti americani potevano fare i fuori campo. A Domusnovas nella migliore delle ipotesi riuscivano a sprizzare la pallina che colpiva il ricevitore protetto solamente da un guanto a cinque dita e da una maschera da softball”.

Da dove siete partiti per insegnare il gioco? Chi sono stati i primi coach?

Il mio primo istruttore è stato Cicci Demarchi, poi ci sono stati Giorgio Medros e Giuseppe Scanu. Qualche anno dopo hanno iniziato a venire al campo alcuni americani, quando a La Maddalena c’era la base Nato venivano a vedere le nostre partite. Fuori classifica partecipavano anche loro”.

Parlando della dovuta celebrazione, cosa avete in programma?

Stiamo organizzando una mostra fotografica, con immagini dal bianco/nero a colori che racconteranno per immagini i primi 50 anni della Vibraf: si terrà al Monte Granatico, nella piazza principale di Domusnovas.

Abbiamo intenzione di proiettare, attraverso uno schermo esterno, anche filmati che raccontino i primi 50 anni della Vibraf. Grazie all’aiuto del Comune, sarà organizzata una conferenza stampa. Il tutto dal 12 al 14 agosto 2022. Naturalmente ci sarà il Torneo Fedeltà, arrivato alla sua 48ma edizione: il grande lavoro che abbiamo intenzione di fare, sarà quello di reclutare tutte le persone che hanno giocato in questi primi 50 anni: il paese intero, praticamente. Sia baseball che softball, far giocare almeno un inning a chi ha piacere, o più. È prevista anche una serata musicale, dove si esibirà un gruppo di ragazzi che ha giocato nella Vibraf, ma anche il gruppo dei Turpos (giocatori di baseball non vedenti ma anche musicisti)”.

Al momento in quali categorie siete impegnati?

Solo U13 softball e mini baseball. A causa della pandemia purtroppo molti ragazzini che giocavano a baseball si sono allontanati. Speriamo di recuperare anche il baseball”.

È stato difficile imparare le regole del baseball?

I fondamentali non erano difficili, poi il baseball secondo me è uno sport che cambia di continuo. Ti deve animare la passione per questo sport, per non lasciarlo più. I ragazzini sono distratti da mille cose, si condizionano tra di loro, spesso dobbiamo combattere con i genitori loro stessi presi da mille cose. I ragazzi di oggi fanno poca attività fisica: non sanno correre. In passato ricordo insegnavo più che altro il movimento del braccio, della battuta, o della presa. Adesso perdi molto tempo a correggere la postura del corpo nella corsa, per esempio”.

Tra i ricordi che “toccano il cuore”, la prima quota sociale pagata nella Vibraf: 100 lire. Cosa riuscivate a fare con quei soldi?

Servivano per le trasferte. Raramente potevamo comprare guantoni e mazze, ricordo di aver fatto una trasferta a Gonnesa seduto nel cofano della macchina. Non ce n’erano tante, le poche si riempivano dovunque. Quando facevamo le trasferte da Nuoro in su, in pullman non c’era l’aria condizionata: ci si fermava qualche minuto e poi via di nuovo. Arrivavi ad Alghero dopo 5 ore”.

Nella prima finale nazionale, siete arrivati quarti e senza nemmeno la divisa per giocare…

Ai Giochi della Gioventù, si. La prima divisa indossata dai nostri giocatori più grandi, era stata prestata dal presidente di una squadra di calcio, Antonello Steri. Poi Bruno Beneck dalla Fibs ci aveva dato una serie di divise, parliamo del 1974”.

Avete espresso, negli anni, atleti ed atlete che stanno calcando i campi della serie A1. Li ricordiamo?

Abbiamo Mattia Sireus in serie A col Grosseto, Giulia Cocco in A1 col Banco di Sardegna Nuoro Softball. Nonostante si giochi da 50 anni, fatichiamo a formare le squadre, trovare ragazzi di ogni età in numero sufficiente da formare una squadra. Vero è che viviamo in un paese di appena seimila abitanti.

Il calcio è anche da noi lo sport principale, ha sempre avuto le strutture ed i praticanti. Ma subito dopo c’è sempre stato il baseball, certo facciamo più fatica a mantenere i praticanti nel tempo”.

Ricordiamo i risultati più importanti, presidente Gessa.

1977: a Napoli le fasi Nazionali dei Giochi della Gioventù, 3° posto;

1981: Fasi interregionali di baseball, a Viterbo, 2° posto dopo il Lazio;

1985: con la serie C vinti i play-off a Castiglione della Pescaia contro i Libertas Romans di Roma e promozione in Serie B;

1987: vittoria del campionato di serie C softball, fasi finali contro il Livorno sul campo neutro di Nettuno: promosse in Serie B. Purtroppo per motivi finanziari la società non ha potuto effettuare l’iscrizione al Campionato.

1997: arriva nella Società Gerardo Leroux Batte, tecnico cubano. La formazione della serie C vince il campionato e accede nuovamente ai play-off.

2002: la squadra maggiore si classifica al 2° posto.

L’attività non agonistica prevede ogni anno l’organizzazione di tornei amatoriali, il più prestigioso dei quali è il Torneo Fedeltà, giunto alla 48ma edizione”.

Possiamo dire che il divertimento alimenta l’agonismo?

Si può dire sempre, prima di tutto i ragazzi si divertono. Ma anche quando abbiamo iniziato a giocare negli anni ‘70: non pensavi alla stanchezza, nemmeno durante le trasferte a Nuoro o Alghero. Era una festa, un grande divertimento, prima di tutto. Questo dava la spinta per giocare, faceva passare in secondo piano la stanchezza”.

Cosa vorrebbe la Vibraf, per i prossimi 50 anni?

Vorremo avere un nostro campo, sia col baseball per normodotati che quello per non vedenti (abbiamo una convenzione con i Turpos). Avere il campo adeguato anche al softball: si potrebbero fare altre cose, invitare altre squadre ed organizzare i tornei internazionali”.

Un gruppo di appassionati che affronta le difficoltà con determinazione, difende baseball e softball in un territorio dove i ragazzini e le ragazzine sono come in qualsiasi parte del mondo: animati dalle nuove tecnologie e presi da tanti impegni, come i loro genitori. Lo sport, così come gli scambi interculturali, dovrebbero essere degnati di maggiore attenzione rispetto ad altre attività. Avere la precedenza, se non altro per il valore educativo che rivestono, per l’indotto economico che sono capaci di portare. Soprattutto per i valori di inclusione, pacifica convivenza, che riescono storicamente a garantire.


(Fonte immagini: archivio società Vibraf )

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