G_Ebau Massimiliano Lenaz

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ONORARE IL TALENTO, LA SQUADRA, IL BASEBALL

19 Mag , 2023  

di Serenella Mele

Sostenuto da una sconfinata passione per il baseball e per la sua squadra, Capitano/Campione fin da giovanissimo di quel Cagliari Baseball senza fissa dimora, ancora senza una casa dove giocare le gare casalinghe, al buon cuore di amici ed estimatori per allenamenti e partite. Sfrattati, capitano e suoi prodi, anche dalle spine, dai cardi e vari tipi di infestanti del campo CEP di Cagliari, ma orgogliosamente in serie A: con un capitano orgoglioso di essere il condottiero sul diamante di ragazzi poco più giovani di lui (ma anche di un discreto numero di ragazzini che lo seguono con rispetto).

Quel Cagliari che è sempre molto Sardegna, con autorevoli presenze caraibiche di ottimo livello tecnico ad impreziosirlo ulteriormente. A chi osa mettere in dubbio la sardità del Cagliari Baseball, Gabriele Ebau risponde col garbo e l’educazione che fanno parte del suo carattere e l’orgoglio che fa parte del DNA al profumo di elicriso di chiunque abbia avuto i natali nell’isola sarda: “Sono nato a Pirri, circa 30mila abitanti, nella città metropolitana di Cagliari e a meno di 6 km dal suo centro storico. Non avevo compiuto ancora 6 anni quando ho iniziato a giocare a baseball -mi racconta- non mi ha mai sfiorato il pensiero di cambiare squadra. Ho passato la mia infanzia su quel campo di erbacce varie e spine, continuo come tutti i miei compagni di squadra ad allenarmi e giocare dove la generosità di tante persone ci accoglie”.

Nel “suo” Cagliari, con quella maglia alla quale resta legato fin da ragazzino, Gabriele Ebau anche in questo inizio di stagione ha numeri decisamente di tutto rispetto: media battuta 441, punti battuti a casa 10, valide realizzate 15, percentuale arrivi in base 523, media bombardiere 618.

Ribadendo il discorso, sempre valido, che fare tante trasferte dalla Sardegna condiziona la squadra.

Se hai talento lo dimostri, le statistiche lo confermano: com’è stato questo inizio di campionato per te e per il Cagliari?

La stagione non è iniziata benissimo per la squadra, abbiamo avuto qualche difficoltà ad ingranare ma poi è stato un continuo migliorarsi. Personalmente invece sono rimasto piacevolmente sorpreso. Non ho potuto fare una buona preparazione pre-campionato a causa dei tanti impegni specialmente lavorativi, ma appena ho potuto ho cercato di mettermi in riga sfruttando al meglio ogni allenamento. Se oggi guardando le statistiche, sto riuscendo a fare qualcosa di buono, sicuramente il merito in primis va al manager Walter Angioi che si mette sempre a disposizione per farmi stare al passo con gli altri. Ma anche alla squadra ed ai ragazzi un po’ più esperti come Gabriele Angioi, Pablo Cuesta, che sono sempre pronti a dare consigli. Sono le parole di grandi atleti, grandi talenti, li seguo perché so che mi rendono un atleta migliore e di conseguenza ne beneficia tutta la squadra ”.

Indubbiamente questa condizione di instabilità causata dalla mancanza di un campo, vi penalizza. Quanto?

Ci penalizza veramente tanto. Penso sia anche per questo motivo che il campionato non sia iniziato nel migliore dei modi.

Senza un campo e quindi una struttura adeguata non si possono organizzare amichevoli, allenamenti un po’ più complessi o anche semplici tornei amatoriali. Forse la cosa più importante è che risulta molto difficile trasmettere la passione per questo sport ai più giovani che sono il futuro del nostro baseball”.

A 9 anni Gabriele Ebau è entrato nel progetto verde-azzurro, quindi la convocazione per i Mondiali juniores in Canada nel 2010, primo sardo a partecipare ad un mondiale juniores.

Che ricordo hai di quel mondiale?

Ricordi veramente stupendi. Io ero stato convocato come esterno sinistro titolare, ho anche ricevuto (che all’epoca in realtà era il mio primo ruolo), ma solo qualche inning.

Ricordo che mi sentivo veramente orgoglioso di poter essere lì a rappresentare nel mio piccolo la mia squadra e la nostra realtà di baseball. Sicuramente il mio ricordo più bello è stata una presa in tuffo all’indietro durante gli extra inning contro il Venezuela.

Poi è stato bellissimo poter vedere e vivere quanto possa essere intrecciato il baseball all’interno di un paese, un’emozione unica”.

L’esordio in serie A molto presto, ad appena 15 anni: che ricordo hai di quella partita?

Quando il presidente Aldo Pisano mi consegnò per la prima volta la maglia con il #18 per quel campionato, ho esordito in notturna, tremavo dall’eccitazione: non vedevo l’ora che iniziasse la partita. In quel campionato c’era una regola che non era molto chiara in realtà e ci diedero perse due partite perché la società avversaria fece ricorso: contestarono il fatto che io fossi troppo piccolo per poter ricevere tutti quegli inning. Poi la federazione rese il regolamento più comprensibile inserendo una regola ad hoc proprio per questi casi specifici. Non ti nego che la cosa mi fece un po’ ridere, forse per non piangere: in assoluta buona fede mia e della società, pur avendo giocato benino (avevo solo 15 anni!) per “colpa” mia ci hanno dato due partite perse”.

Velocissimo sulle basi e potente nel box di battuta, è sempre un trascinatore, un uomo squadra. Maturo per la serie A già a 15 anni, paladino orgoglioso del suo sport e del suo gruppo di compagni in campo. Un atteggiamento “mentale” che non intende -giustamente- lasciare.

Quanto è cambiata la mentalità da giocatore negli anni, come vedi l’atteggiamento dei ragazzini?

La mia mentalità da giocatore non so quanto sia cambiata, quando scendo in campo cerco sempre di dare il massimo per la squadra: non voglio cambiare.

Sicuramente è cambiato il fatto che prima non consideravo in alcun modo di poter risentire della stanchezza, mentre adesso inizio a farci i conti. Negli atleti più giovani, più che le distrazioni penso che oggi sia cambiato l’approccio: credo sia diventato più facile trovare delle scusanti e delle giustificazioni quando si sbaglia, prima magari non esisteva il diritto di replica, bisognava semplicemente allenarsi di più”.

Poi ovviamente non è sempre così: abbiamo dei ragazzi che stanno crescendo ad ogni allenamento e partita dopo partita, sono pronti ad assorbire tutto quello che possono, è un piacere vederli giocare”.

C’è ancora chi fa fatica volentieri per allenarsi e giocare al meglio?

Si, decisamente. Come dicevo prima ci sono dei ragazzi, anche molto giovani, che stanno diventando degli atleti incredibili, un esempio è sicuramente Simone Cambarau che già dall’anno scorso ha iniziato a dare il suo contributo in campo e continua sempre a migliorarsi. Nei prossimi campionati si faranno conoscere anche altri ragazzi, ci sono diversi talenti che spero di poter vedere giocare presto”.

Padre, marito, atleta, lavoratore: quanto è difficile conciliare tutto?

E’ molto difficile. Il lavoro spesso mi porta a stare lontano dalla famiglia in settimana e quindi il weekend del baseball risulta un po’ in salita, sia quando siamo ad Iglesias che in trasferta.

Per me è stato molto importante crescere con lo sport e mi piacerebbe poter condividere questa passione con la famiglia, fino a quando il Comandante ed il Vice (Cristina mia moglie e la nostra bambina Anastasia, che adesso ha 3 anni) me lo permettono. A parte gli scherzi, devo molto a mia moglie: ancora “sopporta” la mia voglia di baseball che è rimasta quella di un ragazzino”.

GabriEbau archivio privato

Quali squadre hai visto in questa stagione, che possono fare la differenza nel finale?

Ho apprezzato molto a livello tecnico il Modena, mi è sembrata una squadra davvero equilibrata anche se c’è da dire che in sole due partite è difficile valutare un avversario. Potresti trovarlo in una giornata no e credere che tutto sommato non sia niente di che, oppure il contrario”.

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(Fonte immagine di copertina: Massimiliano Lenaz)

(Fonte immagine articolo: archivio privato di Gabriele Ebau)

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