Ustica e il baseball di Mimmo Arnò

Altro

Ustica e il baseball di Mimmo Arnò

7 Feb , 2023  

Di Enrico Pasini

Un puntino di terra in mezzo al mediterraneo. Terra antica migliaia di anni emersa grazie ad un vulcano che concluso il suo lavoro ha lasciato che sole, vento e mare la colorassero e la rendessero una delle isola più particolari del mondo.

Ustica dall’alto mostra le antiche origini. Ustica vulcano spento, provincia di Palermo, tre ore di traghetto dal capoluogo Siciliano, è Sicilia, non è Eolie, è semplicemente Ustica.

Ustica, sole, mare, ricciole, lenticchie, fichi, capperi, tonni, e fino a pochi anni fa Baseball.

Ustica era l’isola del Baseball, le squadre di Softball e baseball militavano in serie A, una storia che a meno di 20 anni dalla sua fine, ora sembra una favola. Una favola racconta benissimo nel docufilm su YouTube, “Ustica gli Anni del Diamante”, di Stefano e Mathia Coco.

Ustica isola del Baseball e isola di Domenico Arnò nato e vissuto per 43 anni sull’isola, bambino, ragazzo, uomo, che la storia del Baseball ad Ustica l’ha vissuta in prima persona, da giocatore prima e da allenatore poi.

Le giornate di Domenico, per tutti Mimmo, prima dell’arrivo del Baseball ad Ustica erano fatte di bagni, lunghi e divertenti bagni, compiti, fatti velocemente e con poca voglia, corse e birichinate nei vicoli dell’isola e lungo le sue spiagge.

Poi un giorno arrivò il baseball. Bruno Beneck, giornalista e fondatore della Federazione italiana del Baseball, amava l’isola, la frequentava da turista, e guardando i bambini come Domenico che giocavano nella piazza per paese, mandò al titolare dell’albergo che lo ospitava, Vito Aialra, guanti, palline e mazze.

Inizia così la storia del Baseball ad Ustica, cambia così la storia dei bambini, bambine, ragazzi e ragazze di Ustica.

Era un giorno normale, Mimmo scorrazzava per le strade del paese quando vide dei ragazzi più grandi di lui che si lanciavano della strane palline afferrandole in grandi guantoni. L’emozione fu grandissima, nell’isola non si erano mai viste novità di quel tipo. Mimmo non aveva la minima idea di cosa fosse il baseball fino a quel momento, ma proprio in quell’istante gli entrò nelle vene, gli invase il sangue e diventò parte di lui.

Cominciò subito a giocare, i bagni si fecero sempre più rari, i compiti meno che prima, le birichinate sparirono, esisteva solo il baseball, gli allenamenti, i lanci, i tuffi, le prese, le battute.

Dai campionati regionali, ai Giochi della gioventù vinti a livello nazionale, la generazione di Mimmo fa entrare il baseball nella cultura e nelle abitudini degli isolani.

Era solo l’inizio di una storia che arriva quasi ai giorni nostri, ai primi anni 2000. Mimmo non poteva saperlo ma già in quei momenti stava scrivendo un pezzo di storia di sport italiano. Da giocatore ad allenatore il passo per Mimmo Arnò è brevissimo, le ragazze di Ustica hanno bisogno di una guida e Domenico è perfetto in quel ruolo.

Da quel puntino di terra in mezzo al Mediterraneo, che a lui sembrava grande quanto il mondo intero, Mimmo comincia a viaggiare l’Italia intera, e non solo. Lui e tanti dei suoi abitanti seguono il baseball della squadra isolana, in Sicilia prima e nello stivale italico poi. La squadra di Softball, con Presidente Franco Lauricella, da lui guidata in pochi anni raggiunge la Serie B, con grandi aspettative di promozione nella massima serie. La prima occasione arriva nella finale con il Silvi Marina. Ustica vince le prime due gare in casa e gli isolani invadono l’Abruzzo. Basta solo una vittoria, che però non arriva. Le abruzzesi vincono tutte e tre le partite, l’Ustica softball rimane in B e torna con grande delusione sull’isola. Delusione che si tramuta in una carica inarrestabile che proprio l’anno dopo porta le ragazze di Ustica in serie A. È la forza straordinaria di chi porta nel cuore la propria terra come la propria casa, una forza che permette alle ragazze di Ustica di rimanere in serie A, giocando tutti gli anni ai Playoff.

Sono anni incredibili per tutta l’isola di Ustica, tanto da volare su un’altra isola, adagiata non in un mare ma in un oceano, ben più famosa, ben più complicata della piccola perla del mediterraneo. Gli usticesi volano a Cuba, dove il baseball non è uno sport, è vita.

Ustica vive una favola, vera, e gli Usticesi come Mimmo si ritrovano senza accorgersene la vita cambiata.

Cosa sarebbe stata la vita di bambini, ragazzi, uomini, come Mimmo senza il baseball? Come sarebbe evoluta? Sarebbe evoluta?

Neanche Mimmo sa rispondere, ma sa benissimo che le porte, soprattutto mentali, che gli ha aperto il baseball difficilmente si sarebbero aperte senza la pazza idea di Beneck e Ailara di portare il baseball sull’isola siciliana.

Per un isolano il mondo è solo la propria isola, dove finisce il mare finisce il mondo e se le giornate limpide fanno vedere altra terra è solo uno sfondo, un quadro appeso in casa che dà armonia e calore. Ma le trasferte questo mondo lo stravolgono, lo aprono, i confini si cancellano, i muri mentali crollano e l’isola seppur così piccola cresce con i suoi abitanti.

Niente avviene per caso, e come il baseball arrivò a Ustica, improvvisamente, agli inizi degli anni 70, sparisce nei primi anni del nuovo millennio. Ed è proprio il softball l’ultimo a resistere ad un futuro che rende piccolo il Mondo globalizzandolo, che avvicina i continenti, ma allontana, o cancella, chi per obblighi logistici appare scomodo.

Il baseball e il softball spariscono da Ustica, e restano un ricordo che appare una favola ma che è vita vera e vissuta intensamente.

Domenico Mimmo Arnò ha vissuto tutto di quella favola, tranne la fine. La vita è imprevedibile e come mai da bambino Mimmo avrebbe previsto di diventare giocatore e allenatore di Baseball, mai avrebbe previsto di lasciare la sua casa, la sua Isola, Ustica.

Varie scelte portano Mimmo e la sua famiglia a Bologna, a San Lazzaro. Passati i 40 anni Mimmo deve ricominciare da capo, quasi da zero, ma ci mette pochissimo a ripartire, in sei mesi, Mimmo fa della grassa, dotta, rossa Bologna la sua nuova casa.

Quanto può essere dura sradicarsi dalla propria casa, soprattutto quando la propria casa è la propria terra, il proprio mondo?

È durissima, non lo nega Mimmo ma è anche sicuro di una cosa, l’attaccamento è un limite, un grosso limite, per tutto.

Mimmo a Bologna si ricostruisce, per un attimo accantona il baseball, conosce le arti marziali, la comincia a praticare e allarga ancor di più i suoi confini, apre la sua mente, fa entrare aria nuova, fresca, pura, gentile dentro di sé, nel suo sangue ora scorre Ustica, il Baseball e le arti marziali, conosce un Maestro che diventa per lui un riferimento di vita. Se gli chiedessero cosa è, chi è, un maestro non saprebbe descriverlo se non nel suo nome.

Tutt’ora Mimmo, in pensione da poco, in questo nuovo 2023 si allena 3 ore al giorno, Kung Fu e altre discipline di Arti Marziali.

Il tutto mentre allena i ragazzi del San Lazzaro Baseball.

Sí perché è durata veramente poco l’assenza del Baseball dalla vita di Mimmo Arnò, perché un guantone e una pallina c’erano sempre nello zaino e due lanci con le figlie non si negavano mai.

Così un giorno, al Parco della Resistenza, proprio lì dove ora c’è un vero e proprio diamante, (la storia l’abbiamo già raccontata qui: https://www.ilbardelbaseball.com/il-diamante-di-san-lazzaro/),

il presidente del San Lazzaro, Renato Di Martino lo notò, lo conobbe e lo convinse, (penso che non gli servì molto sforzo), cominciando una nuova era che portò la società del Bolognese dagli allora soli 10 iscritti, ai quasi 80 del 2022 e che la vede rivaleggiare ad armi pari, spesso vincendo, con la padrona di casa di Bologna della Fortitudo.

Mimmo in questi anni ne ha conosciuti di bambini e ragazzi che sono passati sul prato del Parco della Resistenza e hanno ascoltato le sue parole e i suoi consigli, ed è sempre un piacere quando ormai uomini lo fermano per il centro di Bologna mentre passeggia con la sua famiglia, con le sue figlie o con le meravigliose nipotine che lo portano verso il futuro.

E sono proprio questi legami nati sul diamante del Parco della Resistenza che, nonostante ora il San Lazzaro abbia categorie superiori, e questo anche per merito suo, Mimmo ha deciso di continuare ad allenare i giovani ragazzi a cui si è appena aperta la porta dell’adolescenza. Perché è da loro che si comincia a costruire il futuro, un futuro che in questi ultimi due anni ha visto vacillare, un futuro che ha sofferto una pandemia che ha fermato e spento questi ragazzi e che ora Mimmo vuole riaccendere, portandoli verso gli anni a venire.

In Mimmo scorre sangue isolano, Ustica gli scorre nelle vene. Quanto l’isola e soprattutto l’isola del Baseball Italiano gli abbiano dato è nella sua storia, la ama alla follia ma difficilmente vede un suo ritorno prima o poi da abitante. Troppe le passioni nate in questi 20 anni di vivere sul continente, troppi i legami.

La favola, reale, dell’isola nel Baseball è nella storia della nostra nazione, una storia irripetibile.

Quei tempi sono stati troppo grandi, sicuramente i più belli della loro vita e se qualche anno fa sono terminati, dopo più di 30 anni di attività, è perché le condizioni per proseguire quella storia non c’erano più e ora ricrearle sarebbe impossibile.

Mimmo in realtà non usa mai la parola “impossibile”, usa improbabile, perché quei tempi non possono tornare, sono passati, rimangono nei ricordi, ma chissà che il futuro non possa portare qualcosa di diverso, non per questo necessariamente più piccolo.

Il tempo passa, e non torna più, invece certe domande rimangono, se ne vanno forse un attimo ma poi tornano.

Cosa è un Maestro? Chi è un Maestro?

Domenico Mimmo Arnò, maestro di Baseball, di Kung fu, di vita.


(Fonte immagine di copertina: archivio privato di Domenico Arnò)

, , , , , ,