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Ambra Collina: sogno le Olimpiadi

9 Nov , 2018  

di Serenella Mele

Prima base, esterno, all’occorrenza ricevitore. Ottima anche in battuta, vincitrice di tre Guantoni d’Oro ed una medaglia d’argento al valore atletico del CONI.

Una che non si risparmia dentro e fuori dal campo, di quelle che il cuore lo butta oltre l’ostacolo.

Incontriamo Ambra Collina, bolognese, attualmente in forze al Bussolengo campione d’Italia e d’Europa, una lunga militanza alla Nuoro Softball, e che in Sardegna vorrebbe mettere radici per sempre.

  • Ambra, da bambina ad atleta impegnata nella massima serie nazionale del softball italiano. Ci racconti un pò il tuo percorso sportivo?

Fino a 12 anni ho giocato a baseball, allenata da Oscar Maccaferri, solo dopo sono passata al softball”.

Determinante l’esperienza nel baseball, che fa emergere Collina grazie ad un’eccellente base di preparazione superiore rispetto alle ragazze della sua età. “A 13 anni decisero di farmi giocare in più categorie e iniziai ad allenarmi anche con la serie A2 -ricorda Collina- Tra gli allenatori sono molto riconoscente anche a Maurizio Termanini, che tutt’ora quando sono a Bologna mi dà la possibilità di allenarmi”. A 15 anni il suo primo fuori-campo che portó il Bologna in serie A1. A 16, nel suo primo anno da titolare in A1 a Bologna, vince il premio come miglior giovane dell’anno. Il suo arrivo a Nuoro è datato 2007, subito vincente : Guanto D’oro e All Star Softball come esterno centro, inoltre gioca da pick up player nel San Marino la Coppa dei Campioni poule B dove vince la medaglia d’argento.

Dal 2009 al 2016 titolare nella Nuoro softball come prima base, ma gioca anche esterno (vincendo il guanto d’oro) e ricevitore. A Nuoro contribuisce nel 2011 alla vittoria della Coppa Italia e nel 2012 alla conquista della medaglia d’argento nella Coppa della Coppe (realizzando un fuoricampo da 2 punti) e il guanto d’oro come prima base nell’ISL. Subito convocata nelle selezioni nazionali, tra le Cadette disputa due europei portando a casa nel 2002 un bronzo da Parma e nel 2003 un oro da Praga. Nella Juniores due europei, con medaglia di bronzo nel 2004 a Parigi e d’oro nel 2006 a Parma. Con la maglia azzurra seniores partecipa nel 2005 ad un torneo intercontinentale in Spagna vincendo l’argento e all’europeo a Praga portando a casa l’oro. “Ma il premio al quale forse tengo di più -ricorda Collina con orgoglio- è la medaglia d’argento al valore atletico, che mi è stata consegnata dal Presidente del CONI, Giovanni Petrucci”.

Parlaci di queste due stagioni al Bussolengo, possiamo definirle un grande salto di qualità tecnica rispetto al passato?

Sicuramente c’è un abisso a livello di impegno in generale. Quando ero in Sardegna mi dedicavo allo sport al 100%. Due anni fa sono andata via perché mi hanno assunta come dipendente in Croce Rossa, dando una svolta a quello che ho fatto per tanti anni come volontariato (autista e soccorritrice, ndr). Mi sono trovata davanti ad un ritmo diverso di vita: lavorare con turni di 13 ore (notti comprese) e poi fare 3-4 volte a settimana Bologna Bussolengo per allenamenti e partite, è pesante, soprattutto per il tipo di lavoro che faccio. Non posso mai rilassarmi, devo essere sempre pronta ed efficiente, sia alla guida dell’ambulanza sia come soccorritrice. Devo essere lucida, non si scherza con la vita delle persone. Avere sempre questa “prontezza” e poi allenarmi, giocare, non è stato facile. Ma le soddisfazioni sono arrivate anche dal campo: la vittoria della Coppa Campioni, la semifinale scudetto lo scorso anno, lo scudetto quest’anno. Purtroppo a causa del lavoro mi sono trovata nella condizione di sacrificare la presenza in Coppa Campioni quest’anno, quindi la società ha fatto delle scelte che mi hanno vista fuori roster. Ci sono rimasta male, capisco però che il Bussolengo è una squadra di altissimo livello, un roster di eccellenze anche nei ricambi. Devi lottare per conquistarti il posto in campo, tutto il contrario rispetto a quando giocavo in Sardegna. Qui a causa del notevole carico di stress per il lavoro che svolgo in Croce Rossa, non mi sono potuta allenare con regolarità insieme alla squadra, oltre ad aver avuto problemi familiari importanti.

Dividi la tua vita tra l’impegno sportivo ed un lavoro che ami molto: ne vuoi parlare?

Da quando giocavo a Nuoro, mi è sempre piaciuto fare volontariato in ambulanza, farne un lavoro è sempre stato il mio sogno, era quello che volevo fare “da grande”. Ad un certo punto della mia vita mi sono trovata a dover scegliere se rimanere in Sardegna, terra dove vorrei vivere in futuro…e la prospettiva di un lavoro a tempo indeterminato. Non è stata una scelta facile: sapevo di aver la possibilità di giocare in una squadra con obiettivi importanti, però avevo notato già in passato che conciliare lavoro e attività agonistica era molto difficile se non quasi impossibile con un lavoro come quello attuale. Attualmente oltre all’attività in Croce Rossa sono istruttore nazionale IRC, tengo corsi BLSD (rianimazione cardio polmonare con uso del defibrillatore), sono abilitata alla formazione del personale laico.

La Nazionale. Dopo un’assenza immeritata, una meritata convocazione. Raccontaci quel ritorno ed i risultati.

Al cambio dello staff sono stata riconvocata in Nazionale, non ci speravo quasi più, per tanti anni sono stata lasciata fuori nonostante mi sia sempre distinta sul campo (vinti 3 guantoni d’oro nell’arco di 5 stagioni a Nuoro, in due ruoli diversi, ndr). Il rammarico è che, adesso che sono stata reinserita nella rosa non sia riuscita a rendere come quando giocavo soltanto. L’impegno del lavoro, ripeto, è notevole. Se anche non riesco ad essere con la squadra, prima o dopo il lavoro mi organizzo per allenarmi a Bologna, mi sono sempre allenata per poter arrivare pronta agli appuntamenti di gioco. A novembre ci sarà un raduno della nazionale, se sarò convocata o meno, io in ogni caso mi sto allenando in modo da essere pronta e rispondere nella forma migliore all’eventuale convocazione. Il rendimento tecnico si vedrà durante la stagione, dal punto di vista atletico voglio essere sempre sul pezzo e mi sto impegnando in questa direzione. Il manager Enrico Obletter mi ha convocata dandomi la possibilità di disputare l’Europeo lo scorso anno, perso in finale con una grande Olanda. Stiamo lavorando molto bene, il livello dell’Italia si è alzato. Possiamo fare sempre meglio, il potenziale è ottimo e secondo me ci possiamo davvero qualificare per le Olimpiadi di Tokyo 2020.

Secondo la tua esperienza, quali potrebbero essere i margini di crescita per il softball italiano? Di cosa avrebbe bisogno per una svolta in positivo? Anche in previsione di Tokyo 2020

Sicuramente col contributo del manager Obletter, che ha anni di esperienza con quel tipo di lavoro, la nazionale italiana ha dimostrato un notevole salto di qualità. Io sono dell’idea che giocare come abbiamo fatto all’Europeo o nel tour in Australia, con nazioni di livello tecnico superiore al nostro, aiuta moltissimo a crescere di livello. Chi ha il talento deve poterlo coltivare giocando contro formazioni più forti, oppure trascorrendo lunghi periodi all’estero se è possibile.

Non puoi sfuggire ad una domanda sulla tua lunga permanenza in Sardegna, alla Nuoro Softball: possiamo parlare di luci ed ombre? Ci sono tecnici ed atlete che ti sono rimasti impressi?

Ricordo delle grandi compagne di squadra come Loredana Spada, anche lei avrebbe meritato la Nazionale; ho giocato anche con Kate Gentile, Shanel Garofalo, Shelley Gwynne, Melanie Roche, Katie Burkhart, Sandra Gouverneur, tutte grandi atlete. Ho avuto l’onore e il piacere di fare il ricevitore (nonostante non fosse il mio ruolo) nel 2016 col Nuoro a Jolene Henderson, professionista negli Usa ed in Giappone (lanciatrice titolare nella nazionale Usa, oro ai mondiali 2014, ndr). Tanti i tecnici: Peppe Cardet, Kleyvert Rodriguez, quelli dai quali ho imparato di più.

A Nuoro coprivo più ruoli per necessità di roster. Mi dispiace moltissimo non aver ottenuto risultati importanti. Sono cresciuta a Nuoro, la sento come casa, mi sento legata a questa terra! Rispetto a Bussolengo, ti rendi conto della differenza: diverso è avere una squadra titolare in campo ed una altrettanto forte pronta a subentrare se necessario. Capisco che la Nuoro Softball, per avere un squadra competitiva non ha le stesse possibilità per esempio di un Bussolengo o altre società che non devono sostenere i costi delle tante trasferte necessarie per affrontare un campionato nazionale. Le stesse atlete di livello nazionale hanno problemi a spostarsi per almeno sei mesi in Sardegna, se non sono pagate molto bene. Dispiace dover affrontare tanta differenza, è come non giocare ad armi pari. Se poi ci si mette il lavoro a farti scegliere…sappiamo bene che questo sport, per quanto lo amiamo tanto, non ci da la sicurezza economica di altre realtà nazionali.

Sogni sportivi e, se vuoi parlarne, personali.

Sogno da sempre, da quando ho iniziato a giocare, le Olimpiadi. Un domani mi piacerebbe allenare, lo sto già valutando perché gli anni passano ed il futuro va programmato per quanto possibile. Ho 31 anni e fino alle qualificazioni olimpiche voglio giocare meglio che posso, darò il massimo senza risparmiare energie ed impegno. Se dovessi o meno raggiungere il mio obiettivo olimpico, resterò in ogni caso nel softball per allenare o dare una mano a qualche società”.