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“In piedi signori, davanti a una Donna”

13 Ago , 2018  

di Cristina Pivirotto

La foto di copertina l’ho scelta senza avere dubbi. Lì ho visto i due volti della partita di finale di questi Campionati Mondiali.

Le vincitrici che festeggiano e la sconfitta che si lascia andare all’amarezza di quello che poteva essere, che è anche stato, per lunghi momenti della partita e che poi è sfuggito letteralmente dalle mani.

Le vincitrici sono tante, una squadra intera, quella statunitense. La sconfitta è una sola, lei l’immensa Yukiko Ueno. Anche lei fa parte di una squadra, ma oggi ha offuscato tutti i presenti in quel campo: le compagne, le avversarie, le undicimila persone sedute in tribuna e anche la Coppa del Mondo. Lei oggi era il softball, il migliore che si potesse vedere. Uno spettacolo nello spettacolo.

Il suo turno di gioco era cominciato alle 14 precise del primo pomeriggio giapponese, in campo con il Canada con l’obbligo di vincere per andare in finale. Attenzione, la finale si giocherà cinque ore più tardi.

La Ueno prende sulle sue spalle la partita: per sette riprese protegge le sue compagne dall’attacco delle canadesi. Il resto della squadra deve solo pensare a produrre punti. In quelle sette riprese Ueno concede 4 valide e mette a segno 7 strikeouts. 87 lanci totali, di cui 63 sono strikes.

Il Giappone vince e si qualifica per la finalissima con gli Stati Uniti.

Alle 19 della sera è ancora lei che si presenta in pedana. Sicuramente stanca, avranno pensato tutti, anche le avversarie. Invece la Ueno comincia la sua prestazione come se la partita con il Canada non l’avesse giocata.

E’ una partita durissima, fatta di costruzione attenta e di distruzione violenta.

Dieci riprese lanciate, solo lei in pedana. Alla fine di questa giornata avrà lanciato per 17 inning in partite con il peso di semifinale e finale. 200 lanci in totale, di cui 147 strike; nel corso della giornata ha concesso 10 valide, 4 basi su ball, e ha lasciato al piatto 17 battitori.

Ma non è riuscita a vincere il Mondiale. E’ un’ingiustizia? No. Le altre hanno fatto un punto in più e questa è la legge di ogni sport. Onore al Giappone che ha fatto di tutto per guadagnarsi il primato.

E ora torniamo alla partita di finale. Osservavo la differenza di aspetto fra le giocatrici in campo. Le americane con i loro capelli intrecciati, in tanti modi diversi, sorridenti, “caciarone”. Le giapponesi con i loro capelli corti (tutte), apparentemente non interessate all’aspetto esteriore, concentratissime, compìte anche nel tifo.

E ho realizzato in maniera tangibile che la forza interiore, la potenza di una personalità non trova argine, quando c’è veramente.

Oggi la Ueno era la Volontà fatta persona.

Alla fine chi ha vinto perde persino importanza. Si ha la sensazione di una battaglia finita, che lascia stremati, ma non insoddisfatti.

Alla fine non importa chi ha vinto, perché si è entrati talmente tanto dentro il gioco che il risultato ha valore solo per gli altri.

Alla fine hai respirato con lei, hai soffiato, ansimato, sudato con lei, perché lei ti ha trascinato nel suo mondo e tu te ne sei accorta solo a fine partita.

Alla fine hai sussurrato un “no!”, perché a tanto sacrificio forse era bello abbinare un lieto fine.

L’abbiamo vista alzare il viso al cielo, quando ha fallito, ritirarsi nel dugout tra un tempo e l’altro, mai un sorriso, poche parole con le compagne. Forte come la roccia più forte.

Si concede un umano sbadiglio solo durante la cerimonia di premiazione, nascosta in seconda fila. Le telecamere puntano il loro occhio solo su di lei, i flash dei fotografi la illuminano, ma lei è riservata e per nulla disposta a concedersi alle luci della ribalta. E’ tornata ad essere una tra tante.

Ken Eriksen, capo allenatore degli Stati Uniti, l’ha definita “uno dei migliori lanciatori di tutti i tempi”, aggiungendo “Dobbiamo mostrare rispetto per ciò che ha fatto questa donna.”

Reika Utsugi, allenatore del Giappone, ha detto: “Ho molta fiducia in Ueno, lei è sempre il nostro asso.”

Lei stessa ha dichiarato: “Sono mentalmente esausta. Per le Olimpiadi 2020 proverò a fare del mio meglio. Nei prossimi due anni invecchierò un po ‘di più, ma voglio assolutamente giocare”.

Bene, che tutti gli avversari siano avvisati!

Contro ogni consuetudine che vuole che si parli e si omaggi il vincitore io voglio ossequiare, oggi, Yukiko Ueno che ha rappresentato degnamente tutte le donne, anche quelle che non giocano a softball.

Non provate ad allungare la vostra mano per aiutarla

quando Lei crolla sotto il peso del mondo.

Non ha bisogno della vostra compassione.

Ha bisogno che voi

vi sediate in terra vicino a Lei

e che aspettiate che il cuore calmi il battito

che la paura scompaia

che tutto il mondo riprenda a girare tranquillo

e sarà sempre Lei ad alzarsi per prima

e a darvi la mano per tirarvi su

in modo da avvicinarvi al cielo

in quel cielo alto dove la sua anima vive

e da dove, Signori, non la strapperete mai.

(Fonte immagine: WBSC web site)