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Attenti ai Rangers! Parola di Alessandro Deotto

3 Mag , 2019  

di Ignazio Gori

Nonostante l’inaspettata assenza di una squadra storica e titolata, come quella dei Pirati di Rimini, la geografia del baseball italiano è in continuo movimento, riscoprendo alcuni “hot spot”, come li chiamano negli Stati Uniti. La IBL versione 2019 infatti, oltre a Godo, ha riaccolto un’altra vecchia conoscenza. Sto parlando dei Rangers di Redipuglia, un piccolo comune di poco più di tremila abitanti in provincia di Gorizia, in Friuli Venezia Giulia, noto tra l’altro per il Sacrario militare dedicato ai caduti della Grande Guerra.

Dopo le due ottime prestazioni della scorsa giornata contro i tricolori della Unipolsai Fortitudo Bologna, dove la squadra del manager Frank Pantoja ha ceduto rispettivamente per 3-2 e 8-5, Il Bar del Baseball ha pensato di scambiare due parole con il catcher classe 1995 Alessandro Deotto, uno dei migliori del roster della sorprendente squadra friulana.

Alessandro, dove e come ti sei avvicinato al baseball e come riassumeresti in definitiva il tuo amore, la tua passione per questo sport?

Mi sono avvicinato al baseball quando andavo all’asilo, perché mio fratello giocava e io andavo al campo con mia mamma ad assistere ai suoi allenamenti. Un giorno l’allenatore cubano Felix mi ha fatto fare qualche giro di mazza e da quel giorno il baseball è stato un crescendo di emozioni e passioni.

Tu giochi da catcher, e immagino che Mike Piazza sia tra i tuoi giocatori preferiti. Ma ne hai altri, magari inaspettati, che ammiri per motivi particolari?

Sicuramente Piazza è stato un giocatore che ammiravo sin da quando ero piccino, date le sue origini italiane, ma i miei occhi ricadevano in particolare su Mark McGwire, attuale allenatore dei San Diego Padres e grandissimo prima base vincitore di due World Series, da giocatore con gli Oakland Athletics nel 1989 e da manager con i St. Louis Cardinals nel 2011. 583 home run in carriera, 3 Silver Slugger Award e 1 Guanto d’oro, nonché argento olimpico con la nazionale Usa a Los Angeles 1984.

Quali sono a tuo avviso le caratteristiche basilari per essere un grande catcher?

Per stare dietro casa-base nel migliore dei modi, occorre avere personalità e, fondamentale, profonda conoscenza del gioco, il che implica un controllo dell’evoluzione dello stesso.

Nello scorso weekend avete disputato due ottime prestazioni contro i campioni d’Italia di Bologna; addirittura, con un pizzico di attenzione in più, potevate magari strapparne una. Ve lo aspettavate?

All’interno del gruppo c’era la volontà di andare a Bologna e portare via almeno una partita, anche perché volevamo sin da subito fare una buona impressione a tutti e dimostrare che non reciteremo il ruolo della squadra-materasso, anzi, vogliamo dire la nostra e giocarcela con tutti!

In cosa secondo te dovete migliorare?

Sicuramente un aspetto su cui dobbiamo lavorare è la difesa. Abbiamo fatto troppi errori nei momenti importanti della partita contro la Fortitudo, che alla fine ci sono costati cari. Anche in attacco dobbiamo cercare di andare più lunghi nel conto e fare più turni di qualità, scegliere buoni lanci e lasciare che gli avversari vengano nella nostra zona.

Nelle prossime due gare affrontate il Castenaso, che nella prima giornata ha messo a tratti in difficoltà i “bombers” del Nettuno Baseball City. A chi e a cosa dovete prestare attenzione?

Il Castenaso è una squadra molto solida e hanno diversi giocatori di qualità. Sicuramente nel loro lineup, uno su tutti a cui prestare attenzione è Paolino Ambrosino, che oltre ad essere un buon battitore, è anche un ottimo corridore sulle basi. Inoltre hanno mazze importanti, come Peraza, Molina, Infante, Sabbatani … Sul monte hanno due giovani italiani come Fabiani e Andretta, che possono mettere in difficoltà qualsiasi lineup.

Come ti trovi a Redipuglia, con il “coaching staff” e quali sono gli obiettivi della vostra squadra?

Con i coach mi trovo alla grande, perché sono gli stessi coach con cui lavoravo quando ero più giovane. Frank Pantoja (il manager) mi è stato vicino sin da quando ero bambino, da quando allenava mio fratello a Cervignano, e oltre ad essere uno di famiglia, è un grandissimo motivatore e un manager favoloso. Poi ci sono Ivan (Mederos) e Andrea (Bazzarini), che anche loro mi conoscono da quando ero “piccolino” e con cui mi trovo benissimo. Praticamente sono come in “famiglia”.

E i tuoi obiettivi personali invece?

Sicuramente i miei obiettivi sono rivolti alla Nazionale e a cercare di strappare una convocazione per i prossimi eventi.

Sbilanciati e dicci la tua candidata al tricolore e perché …

La mia candidata al tricolore è Bologna. Anche se è una squadra totalmente diversa rispetto all’anno scorso, sono convinto che possa arrivare fino in fondo. Poi, ovviamente, da qui ad agosto possono cambiare molte cose e non sai mai come si evolve il campionato.

Qual è il tuo più sincero augurio al baseball italiano?

Il baseball italiano da qualche tempo non sta vivendo i suoi anni migliori. Dal mio umile punto di vista credo che il baseball italiano abbia bisogno di una “rinfrescata” in tutti i suoi aspetti, lontana dalle ruggini e dai mezzucci, che contraddistinguono purtroppo molte realtà. Ovviamente tutto parte da noi stessi in primis, che siamo parte attiva di questo movimento. Auguro tutto il meglio al baseball italiano!

Unendomi al tuo augurio, ti ringrazio a nome di tutto Il Bar del Baseball.

(Fonte immagine: archivio personale di Alessandro Deotto)