Racconti

Genitori contro figli

12 Nov , 2018  

di Enrico Pasini

È arrivano l’autunno anche nel Baseball giovanile, si tirano le somme della stagione passata e si comincia a progettare quella futura, tristi abbandoni e graditi nuovi arrivi, i primi allenamenti al chiuso, le cene sociali ma soprattutto la partita genitori contro figli, quella dove i bimbi sono convinti di giocare gara sette delle World Series.

I genitori nel baseball, adulti che a parte qualche raro caso conoscevano questo sport solamente tramite i film americani, qualche cartone o grazie a Snoopy e Charlie Brown.

Gli allenatori li prendono in consegna appena entrati nel diamante, li dirigono verso il dugout fornendoli di guantone e palla, li ributtano in campo e cominciano ad allenarli prima con palle rasoterra, poi con palle alte.

Al contrario dei propri bimbi che sull’erba fanno stretching e allungamenti, per i genitori questo riscaldamento è stato subito scartato. C’è chi ci ha provato e al primo piegamento è stato portato fuori in barella con l’ambulanza a sirene spiegate pronta a partire.

Nel parcheggio nascosto dietro ad un camper, per non incutere timore, anche un carro funebre.

Bisognava essere pronti per ogni evenienza.

Per molti essere in campo su quella terra rossa, che spesso spazzano via dal bagno mentre il figlio fa la doccia, è più che emozionante. Essere dall’altra parte della rete, guardare le gradinate dal basso verso l’alto e non il contrario, fa entrare ancor di più nel meraviglioso mondo del Baseball facendo sperare che questi bimbi, ormai quasi ragazzi, se lo tengano stretto il più possibile.

Inizia la partita, trenta bimbi in campo e venti genitori a rotazione a battere. Gli esterni sono coperti, anche se tra fili d’erba da mangiare, foglie da calciare, posizioni da picnic domenicale, la voce degli allenatori è messa a dura prova. Non che serva molto tenere i bimbi concentrati, perché la palla difficilmente finisce più in là della seconda base, nonostante i genitori riescano ad andare a casa cinque volte, incutendo un filo di paura ai figli.

Per loro è la partita della vita, quella del sentirsi grandi, più grande di papà.

Sì, perché cosa strana, ogni volta che si presenta un papà a battere, le posizioni in base diventano perfette, lanciatore e catcher parlano come mai hanno fatto, neanche quando, rincretiniti davanti alla play o alla Switch, si uccidono a Fortnite.

Si buttano come professionisti su ogni battuta, andando anche a placcare il povero padre che claudicante, ma orgoglioso, prova a raggiungere una qualunque base.

Ma invece quando ci sono le mamme a battere, si fanno riempire le basi, e si spalancano le porte di casa, spazzando anche il piatto, robe che a casa normalmente sono urli continui.

Lo si sa, ma vederlo fa quasi impressione, la mamma è sempre la mamma.

La difesa dei genitori e tra il professione e il casalingo. Fino alle basi madri e padri si distinguono per l’aggressività nei confronti dei figli, ogni pallina colpita è più seguita di una trasmissione della Liotta o di un balletto di Bolle, mentre negli esterni le chiacchere volano più alte di un fuoricampo di Giancarlo Stanton, tra ricette segrete e formazioni del Fantacalcio, corsi di Salsa e le migliori auto sportive che ma ci si potrà permettere.

Il Carro funebre se ne torna in magazzino, fortunatamente vuoto, la partita finisce dopo tre tiratissimi inning e la vittoria per 12-10 dei bimbi. Non si è capito bene come abbiamo vinto, ma molti genitori non hanno capito ancora come si fa punto, quindi se qualcuno è stata inavvertitamente dimenticato, va comunque bene così.

Si lascia il diamante e ci sposta a tavola. La griglia cuoce salsicce e bistecche già da un po’ e le birre scorrono velocemente tra un brindisi, uno sfottò e una risata. I bimbi han talmente fame che aiutano anche a cucinare, ed è incredibile quello che si vede in questa giornata di vero Baseball.

Non un cellulare esce dalle tasche dei ragazzi che tra corse, una sosta a vedere la partita degli Under 15 e un nascondino, arrivano a tavola più sudati che dopo una sauna.

La carne finisce, le birre anche, si parla della stagione futura e della grande voglia di giocare e divertirsi dei bimbi. Si parla di uno sport che educa e forma e delle difficoltà a trovare volontari che allenino questi sempre più numerosi ragazzi.

C’è già chi riordina e si perde un Nocino fatto in casa da urlo.

Sarà vendetta, tremenda vendetta nel 2019!

Finisce un pomeriggio di allegria e gioco, un pomeriggio in cui i vecchi sono diventati bambini e dove i bambini sono diventati campioni.

Finisce in allegria e tanta speranza un pomeriggio di grande Baseball.