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IL BASEBALL ALLE OLIMPIADI: UN GRADITO RITORNO

23 Lug , 2021  

di Ignazio Gori

Come dichiarato dal Pres. WBSC Riccardo Fraccari, il baseball e il softball non sono mai stati così in sintonia con il comitato olimpico e il ritorno dei nostri amati sport ai giochi, dopo l’assenza dell’edizione londinese e carioca, non può che essere una straordinaria promozione per tutto il movimento. 

Appuntamento dunque al 28 Luglio, quando nello stadio “Fukushima Azuma” di Fukushima, alle 12 (ora locale), la Repubblica Dominicana affronterà i padroni di casa del Giappone, numero uno del ranking WBSC, un incontro valido per il Gruppo A, che comprende anche i diablos rojos del Messico.

Il Gruppo B aprirà le danze il giorno seguente, il 29 Luglio, alle 19 (ora locale), quando allo “Yokohama Stadium” di Yokohama, casa dei DeNA Baystars, si affronteranno la matricola olimpica Israele – da prendere con le molle – e la Korea, campione olimpica uscente, dopo l’oro conquistato a Pechino. Riposeranno gli Stati Uniti. La data da cerchiare in rosso è il 7 Luglio, quando alle ore 12 e 19 (ore locali) si giocheranno le finali per le medaglie. Dunque occhio al fuso, amici, rispetto al Giappone siamo 7 ore indietro!  

Ora diamo uno sguardo ravvicinato alle formazioni, iniziando con gli americani guidati da Mike Scioscia che hanno facilmente vinto il preolimpico disputato in Florida. Nel roster spiccano due campioni delle World Series, Edwin Jackson (ex LA Dodgers), veterano di 37 anni e 14 stagioni in Major Leagues e David Robertson, 36 anni, campione con gli Yankees nel 2009. Da tenere d’occhio Triston Casas, il prospetto 21enne dei Boston Red Sox. Da citare anche gli ex All-Stars Todd Frazier, Scott Kazmir e Eddy Alvarez (foto sotto), protagonista di un caso davvero particolare.

(immagine tratta da www.pinterest.it)

Nato in Florida, ma da genitori cubani, Alvarez ha già partecipato ai giochi olimpici, ma invernali (sic!), nell’edizione del 2014, disputata a Soči, in Russia, vincendo una medaglia d’argento nella specialità dello short track, il pattinaggio sul ghiaccio a velocità; ciò ha fatto sì che diventasse il primo medagliato olimpico a debuttare in Major Leagues dopo Jim Thorpe, nel 1912!

Chi è Jim Thorpe?

Semplicemente un “iron man”, un gigante che sembra catapultato dall’antica Sparta, probabilmente uno dei migliori atleti di sempre, capace di vincere due ori olimpici nel pentathlon e nel decathlon, di essere una stella del football americano collegiale e, perché no, di giocare persino nelle Major Leagues, vestendo dal 1913 al 1919 più che altro la casacca dei New York Giants.  

Ma amici, attenzione anche all’anno 1912, una data importante che tornerà più avanti.

Il Giappone invece, che avrà il caloroso supporto di un paese intero, ammaliato da ciò che sta facendo il gigante Shōhei Ōtani oltreoceano, schiererà sul monte l’ex Yankee Masahiro Tanaka, supportato dall’altra stella, Tomoyuki Sugano, asso dei Yomiuri Giants, con un bilancio in carriera di 103 vittorie e 59 sconfitte, una media ERA di 2.34 e più di 1200 K.

Basteranno questi due assi del monte per far vincere l’oro ai samurai? 

Non è detto, una sconfitta infatti contro la Korea o contro gli Stati Uniti sarebbe sanguinosa per la squadra di casa, che in materia di orgoglio, consapevolezza e passione non è seconda a nessuno. Il manager Atsunori Inaba, detto “la salamandra”, non ha voluto correre rischi e si giocherà tutto per tutto convocando un’autentica corazzata, composta dai migliori giocatori della Nippon Professional League: Koyo Aoyagi degli Hanshin Tigers, Tetsuto Yamada dei Tokyo Yakult Swallows, Hayato Sakamoto dei Yomiuri Giants, Masataka Yoshida degli Orix Buffaloes … e tanti altri, mantenendo quasi completamente intatto il gruppo dei 13 migliori che hanno trionfato all’ultimo Premier12 del 2019, incluso l’MVP Seiya Suzuki degli Hiroshima Toyo Carp. 

Se abbiamo parlato del Giappone, è impossibile non parlare degli eterni rivali della Korea, difensori dell’alloro olimpico, per i quali una riconferma in terra nipponica, sarebbe una goduria impareggiabile. Il manager Kim Kyung-moon, chiamato a un altro miracolo, ha farcito il suo roster dei migliori giocatori della KBO.

Metteremo in campo il nostro orgoglio nazionale. Dopo lo stress della pandemia, vogliamo dare al nostro popolo qualcosa per cui tifare ed essere fiero!” ha dichiarato quella vecchia volpe di Kim, buttandola sul commovente e sul nazional-popolare.  

Scherzi a parte, con la nazionale koreana c’è poco da bighellonare, nel roster infatti ci saranno ben 10 giocatori che hanno contribuito al secondo posto all’ultimo Premier12, compreso l’esterno Hyun-soo Kim, che gli appassionati ricorderanno come l’MVP del Premier12 del 2015 e ancora sugli scudi. Non ci sarà il primabase e DH “pacioccone” Ji-Man Choi, impegnato con i Tampa Bay Rays, una gran mazza, ma di sicuro il livello generale della formazione di Kim Kyung-moon non ne risentirà più di tanto. A Pechino sul monte c’era il grande Hyun Jin Ryu, ora in forza ai Toronto Blue Jays, ma i koreani sono assolutamente capaci di compiere un’altra impresa. 

Parlare della selezione “israeliana” mi fa un pochino male, avendo quest’ultima contribuito meritatamente a eliminare l’Italia di Gibo Gerali nel preolimpico 2019, disputato a Parma e Bologna. Citerò dunque l’ottima e compatta squadra di Eric Holtz (mia intervista per il Bar del Baseball: https://www.ilbardelbaseball.com/intervista-a-eric-holtz-luomo-del-bronx-che-ha-portato-israele-alle-olimpiadi/) per via di Ian Kinsler, ottimo secondabase, campione delle World Series 2018 con i miei Boston Red Sox. 4 volte All-Star in 14 stagioni di Major Leagues, Kinsler – .269 al box, 1999 valide, 999 RBI, 257 HR e 243 rubate (mica male!) – ha vinto l’oro con la maglia degli Stati Uniti al World Baseball Classic del 2017, ma si era dichiarato entusiasta del gioco espresso dalla selezione di Israele, tanto da istigare il coaching staff israeliano a proporgli, nonostante il ritiro dai diamanti, di rappresentare Israele a Tokyo. 

Kinsler ha dichiarato, dando un colpo al cerchio e una alla botte, che rappresentare gli Stati Uniti, il paese in cui è cresciuto, è stato un grande onore, ma rappresentare il paese d’origine, è qualcosa di diverso, di più profondo. La squadra israeliana infatti è composta quasi interamente da giocatori americani, di religione ebraica con doppio passaporto. Ma è grazie a questa nuova spinta identitaria che il baseball in Israele sta avendo una netta espansione e un buon credito mediatico, tanto che si sta costruendo il primo stadio di baseball nella città di Tel Aviv, dove per tanti motivi vivono moltissimi cittadini statunitensi.     

Quello di convocare Kinsler è comunque un gran colpo per Israele, attualmente al 24° posto del ranking WBSC ma destinato a salire. 

Infine Messico e Repubblica Dominicana sono le cosiddette “chasing teams”, due formazioni scaltre, che possono fare lo scherzetto a chiunque, soprattutto il Messico il quale non è da escludere che possa “scippare” un bronzo che varrebbe oro. Basterebbe scorrere i 24 peloteros a disposizione del manager Benjamín Gil per crederci fino in fondo; su tutti il “Titano”, Adrián González. Ma la qualità è tanta, come tanta è la qualità e la potenza delle mazze “picantedella Dominicana, galvanizzati dall’aver superato i venezuelani all’ultimo step preolimpico.

Saranno queste dunque le sei nazionali del torneo, che avranno il compito di rappresentare il mondo del baseball dopo due assenze consecutive. Il baseball, come molti sapranno, nonostante sia uno degli sport più antichi, è divenuto sport olimpico solo a Barcellona 1992, ma molti magari non sanno che la prima dimostrazione olimpica risale al lontano 1912, a Stoccolma, quando il baseball in Europa non era ancora organizzato; il primo campionato nazionale infatti è stato quello olandese, nel 1922. Era il 15 Luglio quando fu disputata questa partita amichevole tra una selezione degli Stati Uniti e una squadra svedese composta dai giocatori del Vesterås Baseball Club, il primo club di baseball fondato in tutta la Scandinavia. Il livello dei poveri svedesi era talmente basso rispetto agli avversari, tutti veri atleti, che gli Stati Uniti dovettero “prestare” un lanciatore e un ricevitore per assicurarsi almeno una partita decente. Dopo sei inning, il risultato finale fu comunque di 13 a 3 per gli americani, con ben 5 errori dei padroni di casa. Un bel da fare per l’arbitro della gara, George Wright (foto sotto) un ex-giocatore della National League, un vero pioniere. 

immagine tratta da www.arslongaartcards.com

Wright (1847 – 1937) giocava shortstop e nel 1869 era stato il miglior giocatore dei leggendari Cincinnati Red Stockings, considerati la prima squadra professionistica di baseball del mondo. Poi avrebbe aiutato i Boston Red Stockings (da non confondere con i Red Sox) a vincere ben sei campionati di lega dal 1871 al 1878.

Ma per i maestri del gioco le olimpiadi non sono state molto fortunate. L’unico oro è quello conquistato a Sydney nel 2000, quando allenati dal grande Tommy Lasorda, gli americani sono riusciti ad avere la meglio su Cuba grazie allo shutout inflitto da Ben Sheets ai battitori cubani. Una vera piccola tragedia sportiva quella vissuta dalla Isla del Beisbol, l’unica nazionale capace di conquistare tutte e cinque le finali e di vincere tre ori e ora costretta a guardare il torneo in televisione.

Per l’Italia, che dopo il torneo amichevole di Los Angeles 1984, ha partecipato nel 1992, nel 1996 e nel 2000, il prossimo appuntamento sarà l’Europeo programmato dal 12 al 19 Settembre in Piemonte, a Torino, Avigliana e Settimo Torinese. Un impegno importante per gli azzurri di Mike Piazza, il quale si servirà presumibilmente di molti italoamericani, per cercare di strappare il titolo continentali agli olandesi, anch’essi delusi dalla mancata partecipazione olimpica.  

E poi il sogno continuerà lungo il cammino per il World Baseball Classic del 2023!

E lì sarà tutta un’altra storia. 

Forza Azzurri!    


 

 

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