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Lisa Boero: una partita di softball è come un film

18 Lug , 2019  

di Serenella Mele

Quando, sia pur ancora giovane devi fare i conti con le priorità, al punto da lasciare lo sport che ami, la passione diventa un nemico che tormenta i tuoi pensieri. Naturalmente auguriamo a Lisa Boero sogni meravigliosi, ma decidere ad appena 29 anni di lasciare il softball agonistico, fa nascere una smorfia di tristezza. Ha disputato la sua ultima partita col suo La Loggia qualche giorno fa, poi la decisione di smettere.

Lisa, è uno scherzo?

La decisione è un po’ forzata. Nel senso che diventando grande, subentra il lavoro, la convivenza, fare tanti chilometri per lavoro e allenamenti, combinare il tutto stava diventando pesante. Insostenibile sia a livello fisico che economico. Vivo a Torino, da casa sono circa trenta minuti da La Loggia, dal lavoro un po’ di più. Non mi va di cambiare squadra”.

Raccontaci i tuoi inizi sportivi…

Da piccola ho sempre e solo giocato a baseball, dai 6 anni fino a quando non sono dovuta passare alla categoria cadette. Ricordo che tutto ha avuto inizio vedendo una scena nel film “Hook. Capitan Uncino”(film del 1991, diretto da Steven Spielberg, ndr), in una scena si giocava a baseball, ho detto “mamma voglio giocare a baseball”. Lei un po’ stupita, ma mi ha comunque subito portata alla società più vicina, da allora non ho mai smesso. La squadra era la “Juventus baseball”, quindi al Torino junior. Sono rimasta a Torino fino al 2013, quando sono salita in A2. La stagione successiva col La Loggia la ricordo con amarezza. Le note vicende sulla rinuncia forzata per motivi economici della società, è stato un momento molto triste per tutti noi. Sono stata contattata da Novara, che era salito con noi in A2. La Loggia mi ha contattata, in quel momento era al top, con le straniere, ho avuto un po’ paura e non sono andata. Ho deciso di restare a Novara, comunque in A2, per due anni. Quando ho iniziato a lavorare, diventava problematico riuscire a conciliare il tutto. Ho un contratto a tempo indeterminato nel settore informatico, questo fa decidere, anche se la passione per il softball resta grande. Più avanti sono tornata a giocare al La Loggia”.

e i risultati che ricordi con maggiore soddisfazione

A Torino non ho ottenuto molti risultati, forse perché ero fresca di serie A2 e molto spaventata. Ricordo di aver rotto una no hit alla Nicolini, quando giocava in A2 col Saronno; poi un walk off contro il Bollate quando giocavo nel La Loggia, dopo che avevo preso un sacco di K da Irene Costa (la mancina, che soffrivo); poi contro il Nuoro la scorsa settimana, sono riuscita a battere lungo contro la straniera; sempre insieme al Nuoro ricordo un bel torneo disputato lo scorso anno a Legnano (Memorial “Vittorio Pino”, ndr) anche lì avevo fatto un walk off, quasi senza accorgermene”.

Hai detto tempo fa: “rivedere l’ABC, con delle buone basi si potrà costruire un grattacielo”, in Italia si riesce ad insegnare delle buone basi, dovunque?

Ovviamente ci sono varie scuole, da quello che ho potuto vedere. Le basi, bene o male, si possono costruire ovunque –dichiara Lisa Boero- poi ovviamente se una vuole arrivare alla punta del grattacielo deve andare dove c’è il meglio. Secondo me. Non ho mai lavorato con tecnici stranieri, tranne una breve parentesi con Armando Aguiar, molto bravo. Ma uscire dall’Italia, anche solo per veder giocare, poi riportare in Italia quanto appreso, sicuramente aiuta. Trascorrere lunghi periodi all’estero, sicuramente serve a migliorarsi nel softball”.

Altra perla di saggezza, “Il baseball è al 90% una questione mentale, per l’altra metà fisica” (Yogi Berra, ndr)

Rispetto ad altri sport, dove serve solo metterci il corpo, il fisico, la forza, il softball (ed il baseball) sono tanto tanto mentali. Il gioco sta tutto in testa, in determinate occasioni, sul campo, se non usi la testa sbagli. Se non mantieni la concentrazione abbastanza alta, se non sei mentalmente stabile, ovviamente sei portato a sbagliare”

Hai detto:“Io considero una partita di softball come un film, i nostri punti forti siamo noi giocatrici “, nel bene e nel male?

L’ho detto quando giocavo da ricevitore. Intendevo dire, nel bene. Mi sentivo un po’ la regista, perché avendo la visuale completa del gioco ero io a decidere cosa fare, cerchi di guidare le azioni. Cerchi di guidare le tue compagne verso il risultato migliore possibile.

Da piccolina ho giocato esterno destro, ma non ero tanto brava, diciamo che mi trovavo a raccogliere le margherite. Poi un giorno mi sono allungata tanto per raccogliere una palla, così il mio allenatore mi ha spostata in prima base, anche perché ho il limite di essere mancina. Da lì sono rimasta sempre in prima. Gli ultimi anni di baseball ho giocato anche da ricevitore, ma ero penalizzata dal fatto di essere mancina. A softball invece ho avuto più occasioni per ricevere, ho giocato tanti anni in quel ruolo, nonostante fossi mancina mi sono presa tante belle soddisfazioni. Poi purtroppo il fisico ha iniziato a mollare, infortuni vari, un po’ complice anche la mia voglia di strafare, sono tornata a giocare in prima base. Gli infortuni sono una delle ragioni che mi hanno spinta a smettere”.

Da alcune cose che ho letto su di te, sembri una molto determinata

Si, proprio questa determinazione mi ha portata in questa stagione a voler provare a conciliare diverse situazioni. Conciliare lo sport agonistico col lavoro, soprattutto, diventa sempre più difficile. Mi pesa dover saltare partite, allenamenti, oppure arrivare dopo una corsa dal lavoro, magari stressata e stanca, la sera tardi. È diventato pesante, mi dà molto fastidio a livello personale, arrivare a metà allenamento, o addirittura alla fine, far le cose di corsa e male. Poi per fare mezz’ora di allenamento, poi via di nuovo in strada, nel traffico fino a casa e pensare alle cose che ho da fare in casa. Questo “correre” influisce negativamente sulla cosa più bella, il gioco, fino a non riuscire a godermi il giocare, lo stare in campo. Fino a farmi pensare “cavolo, forse è meglio fermarsi, fare delle scelte. Anche se difficili”.

Cosa pensi di quanto successo al Liburnia Livorno, e sulle conseguenze in classifica?

Purtroppo in Italia non è la prima società alla quale succedono certe cose –prosegue Lisa Boero – ricordo in passato quanto successo al La Loggia. Per noi atlete è una cosa orribile. Quando l’ho vissuta in prima persona mi sono sentita quasi tradita. È il rischio che corrono tante società con pochi mezzi economici, rispetto ad altre che invece hanno sponsor forti alle spalle. Le tasse gara, le luci, sono cose che costano e si mettono in preventivo all’inizio. Poi purtroppo succede che ti rendi conto di non potercela fare, l’unica soluzione è chiudere”.

Una squadra è sempre un po’ casa, sei d’accordo?

Si, assolutamente. È una seconda famiglia, l’ho sempre detto. Soprattutto al La Loggia, siamo state insieme tanto tempo, con tre allenamenti a settimana più partite, trasferte, si vive e si cresce insieme. Sai che ti puoi fidare di qualsiasi tua compagna, per qualsiasi problema, sai di avere un appoggio, sempre”.

Il softball è stato tantissimo per te fino a qualche giorno fa, cosa sarà adesso? 

Ho rinunciato a tanto di me stessa fino adesso, per giocare. Certe scelte iniziano a pesare anche alle persone che ti stanno intorno, alla mia famiglia. Devo ancora metabolizzare, non mi rendo conto del tutto, la nostra stagione è terminata. Non sarà uno stacco totale il mio, andrò a vedere le partite quando possibile, sarò disponibile per qualche allenamento. È stato tutto, resterà molto importante. Vediamo all’inizio della prossima stagione, come starò”.

(Fonte immagine: archivio privato di Lisa Boero)