Paola Cavallo - Nuoro Softball

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Paola Cavallo: ho vissuto i playoff come un dono

30 Set , 2020  

di Sarenella Mele

È stata sicuramente la protagonista in campo con la maglia del Banco di Sardegna Nuoro Softball, Paola Cavallo, una promozione in serie A1 conquistata dopo cinque gare ad alta tensione. Sulla soglia dei 37 anni resta una delle migliori espressioni del softball italiano. Motivata, ambiziosa, multitasking per necessità, ma con la voglia di far le cose che ama e la fanno sentire bene.

Parlare con lei, è vivere le emozioni del campo, le ferite diventano più lievi perché in lei non esiste cattiveria.

Nella tua scacchiera di terra rossa, hai dominato da Regina. Cosa tispinge a fare ancora sacrifici per giocare?

In realtà ho pensato varie volte di smettere -racconta Paola Cavallo – anche dopo le due gravidanze. Ma poi mi sono detta “fino a che, prima della partita, lo stomaco si contorce, ho le farfalle, io continuo”. Logicamente fino a che il fisico me lo permetterà. Sono una persona competitiva, non mi basta giocare tanto per giocare, ma voglio fare il meglio possibile”.

Raccontaci questo ritorno in A1, come lo hai vissuto

Era una cosa che mi angosciava un poco, sarebbe stato uno dei saluti al Nuoro. Non so cosa farò la prossima stagione. Gioco ogni partita come se fosse l’ultima. Sicuramente questi playoff li ho “sentiti” molto. È stato il mio modo per ringraziare la società di Nuoro, tutte le persone che ci stanno intorno, per tutti gli anni che ho passato lì, per come sono stata trattata. Nonostante per qualche anno io non abbia giocato (ha due bambini piccoli,ndr), i contatti li ho sempre mantenuti. Ho vissuto i playoff come un dono, un regalo che ho sentito di voler fare alla società ed alla città”

Non ti ferma nemmeno il dolore fisico: cos’è successo a Parma?

Ad un certo punto durante un lancio in gara 1 ho sentito dolore alla spalla destra. Quando sono entrati quei quattro punti, era perché non sono riuscita a tenere a bada il dolore. Dopo impari a gestirlo, soprattutto domenica ho pensato ”se proprio la spalla mi cede, vuol dire che sarà l’ultima partita”. Ma doveva essere una bella ultima partita, ho pensato questo: stretto i denti e sono andata avanti. Ne vale la pena. Un po’ sorridendo ho anche pensato che l’ultima partita a 37 anni non era male in fondo”

Hai un segreto, una specie di elisir di longevità sportiva, che puoi raccontare?

Mi sono allenata tantissimo per tanti anni -ricorda Paola Cavallo – tutto quel lavoro ha creato la struttura fisica che ho, aiutata da madre natura, nel senso che sono comunque possente. Adesso …confesso…mi alleno poco. Forse è dovuto a questo il dolore alla spalla “non prendete esempio giovani lanciatrici”. Mi aiuta molto insegnare lancio alle ragazzine qui in Repubblica Ceca, come pitching coach. La memoria del gesto, mi rimane”.

I tuoi inizi nel softball, il tuo percorso agonistico nel tempo, il tuo arrivo a Nuoro la prima stagione

Ho iniziato a 11 anni. Tutti a scuola facevano pallavolo o calcio e a me non piaceva. Nella mia classe c’era Ilaria Pino (Legnano, ndr) che faceva baseball, ho voluto provare. Era solo un hobby, non pensavo all’agonismo. Davo la precedenza chiaramente allo studio, al weekend con la famiglia. Quando sono arrivata a Nuoro, nel febbraio 2007, lì è cambiato tutto. Mi sono trovata subito bene, ho cambiato proprio la mentalità di approccio al softball. Ero una professionista, non è solo un divertimento -ho pensato- voglio portare a casa risultati con questa squadra! La Nazionale non è arrivata subito, anche perché essendoci molte straniere a lanciare, non avevo occasione per farmi notare più di tanto. A volte mi sono sentita sottovalutata, ma talvolta davo la colpa a me stessa. Quando mi hanno notata, è arrivata anche la maglia azzurra con un europeo indimenticabile nel 2011. Poi la Coppa Italia col Nuoro. Il 2020 non è stato il mio anno più bello, dovendo conciliare lavoro, famiglia, viaggi, non sono riuscita a godermi lo spirito di Nuoro e della Sardegna come avrei voluto. Ma quei dieci giorni prima dei playoff sono rimasta a Nuoro, è stato davvero bello: mi è sembrato di tornare indietro di anni. Me lo sono goduto tutto”

Quanto ferisce, per chi ha un’esperienza agonistica come la tua, sentirsi insultare dal pubblico per un’azione di gioco ?

Non mi ha ferita, mi è dispiaciuto. Quel colpito assolutamente non è stato volontario. L’unica cosa che faccio volontariamente sono gli strike out, non regalo basi di solito. Quella risata che è venuta fuori, non era assolutamente per aver colpito l’avversaria ma per quello che mi è arrivato dal pubblico (“non sei un cavallo sei un asino”, ndr). Quello mi ha fatto ridere. Ricordo quando ero piccola, c’era un papà che mi urlava continuamente che avevo le gambe storte. Non è bello, sentirsi insultare, mai. Puoi arrabbiarti, fare il tifo, è un tuo diritto. Sarei anche andata dalla ragazza a scusarmi, normalmente non sono una che si scusa. Ma davvero non l’ho fatto apposta, quindi sono tornata al mio posto. Se colpissero me, non mi aspetto le scuse, sono azioni di gioco, capita”.

È difficile giocare avendo intorno un ambiente ostile?

Mi dispiace che stia facendo il giro un video dove una compagna di squadra è a terra colpita dal coach avversario, certo involontariamente. Si parla delle contestazioni e non del gioco, del risultato, dell’impegno che entrambe le squadre hanno messo in campo. Sono cose che ti lasciano l’amaro in bocca, non riesci a goderti appieno la vittoria. Mai passato per la testa d’insultare, deridere le avversarie. Mi hanno detto “non sembri neanche felice per la promozione”. In molti posti purtroppo si scambia lo spirito sportivo con lo spirito combattivo”.

Tra qualche giorno sarà il tuo compleanno

Ma sto pensando sempre a giocare, anche qui in Repubblica Ceca, ho i miei play off anche qui. Poi prima di tutto c’è la famiglia, il lavoro. Lunedì ho dovuto dare forfait a causa della spalla dolorante, ma in settimana spero di stare meglio”.

Resterai a fare l’A1 a Nuoro?

Vorrei tanto…non sono sicura di essere in grado di aiutare la squadra come vorrei in una categoria come l’A1. Non so se sarò in grado di essere presente a tutte le partite ed a concentrarmi abbastanza, considerato che devo sempre conciliare famiglia, lavoro e softball. In questa stagione tutto è stato reso ancora più complicato dalla pandemia, impiegavo un giorno per arrivare in Sardegna ed uno per tornare in Repubblica Ceca. La stanchezza è tanta. Sicuramente la voglia c’è, però sono anche consapevole dei miei limiti. Vedremo”.

Un pensiero su chi ti ha maggiormente impressionata in campo

Mi hanno impressionato le sarde, mi hanno colpita…quando le guardi non riesci ad intravedere il loro pensiero. Non ti fidi subito di loro. Però in campo ho visto che tirano fuori una grinta, che non m’aspettavo. Mi piace il giocatore che gioca col cuore, più che con il talento: quello te lo regala madre natura, il cuore lo devi sentire. Loro hanno giocato davvero col cuore, sempre. Sono tutte giovani, nei playoff erano molto emozionate, credo che abbiano giocato le partite della vita. Anche a livello di numeri hanno fatto davvero del bel gioco. Le ceche le conosco da qui e mi trovo benissimo. Mi sono trovata molto bene anche con Manoa Weijgertse, olandese, molto empatica, devo davvero ringraziarla per il sostegno morale nei momenti in cui ero in difficoltà. Non è facile aiutarmi, o dominare i miei momenti di difficoltà”.

Un appello, al mondo sportivo ma non solo, perché rispetti le regole di prevenzione del covid19…in particolare ai giovani

Tiro le orecchie a tanta gente, si. Nemmeno a me piacevano le regole imposte soprattutto in campo. Qui in Rep. Ceca non c’erano imposizioni, ma adesso i contagi sono aumentati, quindi sono assolutamente convinta che dobbiamo stare attenti, usare tutte le precauzioni consigliate per evitare il virus. Meglio stare lontani adesso, ma vicini dopo”.

L’umanità di una persona adulta e responsabile, il cuore di una mamma, di una compagna di squadra. Un gesto sportivo non ha necessariamente un risvolto negativo, ma è frutto del gioco. Vedere il bene, il buono, in tutto quello che si fa e in chi si incontra. Vivere di passioni e riuscire a tenerle dentro, lavorando su se stessa per viverle al meglio. Paola Cavallo ha incontrato lo sport che Nuoro è riuscita a far diventare uno dei cardini della sua esistenza. Meritava di più in azzurro? Certo, ma sono le variabili della vita e dello sport.

Il futuro è fatto di vita e opportunità, da cogliere.