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Maestri del Baseball: Tonino De Sanctis

20 Lug , 2023  

di Enrico Pasini

Il baseball è uno sport particolare, un gioco lento, con ritmi scostanti, momenti fermi alternati ad altri che schizzano via come un fulmine in una notte di tempesta. La vita nel Baseball è inversamente proporzionale al suo gioco, scorre veloce e costante, con le sue fasi e i suoi metodi che non possono essere alternati e alternanti.

Tonino lo sa, è una vita che vive di baseball, vive non lavora, di lavoro ha fatto altro, ma appena finito quello che gli consentiva di sopravvivere, e mandare avanti la famiglia, il diamante diventava il suo porto, il porto dove trovare un rifugio sicuro.

Tonino De Sanctis, nato a Roma, da sempre di Latina, ma con DNA Nettunese .

La mamma nata e vissuta nella città del Baseball gli ha trasmesso nel sangue il richiamo della palla cucita, della mazza di legno e del guantone di cuoio.

Il richiamo del Baseball arrivava in ogni dove, appena il tempo lo concedeva, ogni spiazzo, ogni angolo, diventavano diamante, ogni bastone diventava mazza, ogni fazzoletto guantone.

Giocavano così Tonino e suo fratello Tittone, Tonino più grande di quattro anni trascinava Tittone dentro questi diamanti improvvisati e lo costringeva a giocare, finché il gioco non diventava allenamento e Tittone non voleva, ma Tonino continuava.

La passione dell’infanzia ha portato Tonino a giocare sul serio, in ogni serie, sempre a Latina, toccando per un anno i diamanti di serie A e facendo un’apparizione anche in Nazionale. Era lanciatore Tonino, fin dalla prima partita, nel 1972.

La sua attitudine però è sempre stata quella di allenare.

Il primo senza volerlo fu proprio suo fratello, che come detto non ne voleva sapere di giocare. Tonino lo trascinava sempre e alla fine lo allenava in modo così costante che il baseball diventò la sua ragione di vita, una ragione che gli diede tanta soddisfazione e tanti premi.

Maurizio De Sanctis, detto Tittone, fratello di Tonino, ha vinto tre Scudetti a Rimini, una Coppa Campioni, uno scudetto a Nettuno, ha 18 presenze in nazionale, due Mondiali disputati, una olimpiade e due campionati Europei di cui uno vinto proprio a Nettuno.

Il primo allievo di tanti altri che sono passati sotto gli insegnamenti di Tonino, gente del calibro di Alex Sambucci, Mattia Reginato ed i fratelli Cozzolino.

Una vita a giocare, un’altra ad allenare. Allena ancora Tonino, dopo tanti anni a Latina si è spostato a Nettuno, ai Lions. Più di cento chilometri andata e ritorno dalla sua Colleferro per formare futuri nuovi lanciatori. Ha più di quindici ragazzi oggi tra Under 12, Under 14/15. Chilometri che si sommano a quelli che percorre nel Lazio, in giro per le scuole a far conoscere il Baseball, il suo gioco e soprattutto la sua filosofia.

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Guarda già nel futuro Tonino, vede due giovani fratelli che allena ai Lions, i fratelli Mariani, che si allenano con passione e dedizione e hanno doti da futuri giocatori.

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Tonino sa guardare i ragazzi, non solo a livello tecnico, importantissimo, ma anche nell’animo, nella loro voglia di vivere, nella loro smania di fare, che è sempre meno e va sempre più trascinata fuori dalle loro giovani anime.

Il lavoro che ha consentito a Tonino di crescere famiglia non è stato un lavoro da tutti. Come uno sport particolare, come allenare è quasi un missione, il suo lavoro lo è stato ancor di più. Trentotto anni nella Polizia a Roma formano, crescono, ti aprono gli occhi sul mondo. Tonino ha visto i cambiamenti che la storia ci sta procurando, li ha vissuti sulla pelle e ora li vede, in pensione e con ancor più tempo da dedicare ai futuri lanciatori, nelle nuove generazioni che con pazienza sta crescendo.

Ci vuole pazienza, ci vuole passione, ci vuole formazione. Lui l’ha avuta dalla vita e dal diamante ma Tonino è preoccupato perché la solitudine che sta provando nel suo sport la sente pericolosa e omicida. Andando avanti così il baseball in Italia morirà.

La Federazione è immobile e molti nuovi allenatori, ma anche altri con più esperienza, più che concentrarsi sui ragazzi si concentrano su loro stessi.

Tonino invece parte dal concetto contrario. Prima deve esserci il ragazzo, prima deve capire come muoversi, deve capire come il movimento lo aiuta a giocare e a non farsi male, deve capire cosa è il baseball, il suo spirito, la sua complicata, ma una volta percepita, inamovibile filosofia. Nei congressi a cui partecipa domina il vuoto, concetti triti e ritriti, passati, che vanno a cozzare sull’attuale statica quotidianità dei ragazzi. Bisogna andare a prendere questi giovani, e poi bisogna farli muovere, bisogna sapere cosa va fatto su di loro, sia a livello fisico che a livello mentale.

Nessuno ormai sa più insegnare il baseball.

I primi ad essere formati devono essere gli allenatori, ma la Federazione sembra non pensarci. Tonino sa benissimo quanto sia importante avere sudamericani, veri fini conoscitori del Baseball, al proprio fianco. Ha lasciato Latina per seguire un amico venezuelano a Nettuno, per fare in modo che potesse rimanere in Italia aiutandolo a portarci anche la sua famiglia. Ma contesta fortemente questa nuova politica di società e Federazione di andare a prendere oriundi, Italo americani, sudamericani, bravissimi tecnicamente ma che portano via gioco agli Italiani.

Oltre alla formazione servono anche le strutture. Dal centro Italia in giù sono sempre più fatiscenti, dove esistono, perché molto spesso non esistono e il baseball viene praticato in campi da calcio riadattati che trasmettono troppo poco di quello che è il gioco del batti e corri.

Servono gli allenatori, servono le strutture, serve la passione. Sta sparendo tutto e forse sarebbe già tutto sparito senza persone come Tonino.

Spesso nelle stesse città dove il baseball è molto praticato in tanti non sanno che questo sport è presente e attivo nelle loro vicinanze.

È successo proprio a Latina, quando Tonino è entrato per la prima volta in una scuola del capoluogo, né i professori, né tanto meno gli alunni, sapevano della presenza di una squadra di baseball in città.

Il trend, in tutta Italia non solo a Latina, è che a Baseball ci giocano gli scarti degli altri sport, dal calcio al Basket non sfondano e provano con l’ultima spiaggia, il baseball.

Spesso questa ultima spiaggia diventa la caletta più intima e romantica dei ragazzi che la scelgono. Tonino sa che non si deve arrivare a questa ultima spiaggia, che questa non deve essere l’ultima ma una della prime possibilità di scelta. Pubblicizzare, sponsorizzare, far conoscere il baseball è di fondamentale importanza.

Portare i ragazzi nei diamanti, portare i genitori, parlarci, è sempre stato importante, lo è ancor di più ora che tutto questo si sta perdendo. Il rapporto con i genitori è ancor più complicato di una volta, ma Tonino sa che se riesce a introdurre anche solo una piccola particella di baseball nel sangue del ragazzo, questo comunque continuerà. O tornerà, come gli è successo diverse volte.

Tonino De Sanctis è un poliziotto in pensione che ha sempre lavorato nella difficile città di Roma, che ha sempre allenato a Baseball, anche senza saperlo, anche quando giocava.

Sono passati diversi anni da quella prima partita del 1972 ma nonostante tutto il mondo che gli è girato intorno e gli è cambiato sotto gli occhi continua ad amare incondizionatamente il baseball.

Dove c’è bisogno va ad allenare, va a condividere la sua esperienza la sua passione.

Con un’umiltà da grande persona quale è si chiede il perché di questa intervista.

Semplicemente perché senza persone come Tonino, senza Maestri del Baseball come Tonino, dei Maurizio De Sanctis in Italia non ce ne sarebbe stati.

E sarebbe stata una grande perdita.

Tonino De Sanctis, Maestro del Baseball.

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(Fonte immagini: archivio privato di Tonino De Sanctis)

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